Pubblicato il 28/06/2014 21:51:19
Vito Gulli è un nome che al grande pubblico non dice nulla. Non partecipa ad incontri politici o mondani, non appare settimanalmente nei talk show, non ricopre cariche pubbliche. Ma per chi lo conosce, specialmente in Sardegna, è un nome che dice molto e bene.
Vito Gulli è l’imprenditore che ha acquistato dalla multinazionale Bolton il marchio Palmera rilevando uno stabilimento decotto per l’inscatolamento del tonno ad Olbia e l’ha rilanciato a livello nazionale con il marchio As do mar salvando oltre duecento posti di lavoro in un territorio tra i più difficili dal punto di vista lavorativo qual’ è la Sardegna.
Ebbene ieri sera Vito Gulli, ospite in via eccezionale del programma di Lilli Gruber, Otto e Mezzo, ( http://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/otto-e-mezzo-27-06-2014-133978 ) ha dichiarato che un imprenditore si deve porre l’obiettivo del profitto nel tempo, perché se l’obiettivo è fare profitto subito, quella non è attività imprenditoriale, bensì speculazione. Ed ha continuato affermando che prima l’imprenditore compie l’investimento e poi ne trae benefici per sé e per i propri dipendenti. Perché, ha continuato Gulli, l’imprenditore deve preoccuparsi che il proprio dipendente abbia il denaro per acquistare i prodotti che la propria azienda produce, altrimenti quella persona non è un imprenditore. Molti hanno pensato che delocalizzare la produzione in Paesi con la mano d’opera meno cara permettesse di ottenere profitti più velocemente e aumentare le vendite, ma il risultato è che adesso in Italia le aziende non ci sono più e le persone non hanno più potere d’acquisto anche per quei beni prodotti all’estero con costi più competitivi.
E questo, aggiungiamo noi, ha prodotto un altro risultato: che le aziende rimaste a produrre in Italia hanno puntato sulla contrazione, a loro volta, del salario dei lavoratori italiani per rimanere competitive a livello interno e internazionale, visto che in Italia su altri costi, come energia e tasse, non vi sono molte possibilità di ottenere sconti.
Siamo convinti che Gulli abbia toccato un punto fondamentale che caratterizza i tempi che stiamo vivendo. Non è possibile uscire dalla crisi economica, creare occupazione e quindi crescita se non si riparte da qui. Il semestre europeo a guida italiana che Renzi si appresta a dirigere dovrebbe servire per mettere a tema, a livello delle politiche europee, queste tematiche.
La situazione descritta da Gulli non riguarda solo l’Italia, ma trasversalmente tutte le principali economie europee ed anzi, all’interno dei partner dell’Unione europea, stupisce ancora e colpisce sempre di più il trasferimento della produzione e del lavoro verso Paesi a più basso costo di mano d’opera, che creano situazioni assurde di concorrenza, a nostro avviso sleale, tra i medesimi membri dell’Unione europea.
Senza questo cambio di mentalità, non solo da parte imprenditoriale, tutto quello che Renzi si è impegnato a fare in Italia, nei prossimi mille giorni, rischia di non sortire gli effetti sperati.
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