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La normalità del male

Argomento: Fede

di Lorenzo Roberto Quaglia
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Pubblicato il 18/06/2014 22:26:38

E' la normalità del male che non ci aspettiamo, che ci sconvolge.

Siamo abituati a quello che vediamo in televisione, al male che colpisce civili innocenti morti sotto un bombardamento o ai corpi dei soldati divisi in due da una raffica di mitra.

Siamo assuefatti alle pene e ai tormenti dei parenti delle vittime degli incidenti stradali, delle vittime degli incidenti sul lavoro, delle vittime della criminalità organizzata. Ormai siamo diventati insensibili al male che si sviluppa in queste circostanze.

Eppure sono dolori forti per chi li subisce, che lasciano disegnato sul volto delle persone l’urlo senza voce di Munch. Sono vicende che possono arrivare a spezzare a loro volta altre vite, sicuramente le cambiano per il resto dei loro giorni.

Ma è il male che prende la forma di un padre che sgozza i suoi due bambini di cinque e due anni, addormentati nei loro lettini, dopo aver pugnalato la madre di quei piccoli, la sua sposa, e poi si reca ad un pub e insieme agli amici esulta vedendo la partita di calcio dell'Italia, che ci lascia senza fiato.

E' ancora lo stesso male che prende la forma di un padre di tre ragazzi che un giorno di quattro anni fa tenta di violentare e poi lascia in fin di vita, in un campo abbandonato, una ragazzina della stessa età dei suoi figli e dopo, ogni giorno che passa da quel bestiale episodio, si comporta come se nulla fosse successo, come se il mostro non fosse mai esistito. La ragazzina muore per le sevizie e lo shock subito e lui, il padre di famiglia, come se nulla fosse successo, ogni Natale confeziona sotto l'albero i regali per i suoi cari.

Non siamo abituati a questo tipo di male, ci sembra impossibile che il mostro esista così vicino a noi. In televisione, al cinema, nei romanzi va bene, lo accettiamo, lo cerchiamo anche, ma non vicino a noi, non dentro di noi.

Eppure questa malattia esiste in ogni uomo. Chi crede ha una spiegazione a tutto ciò: la malattia è il peccato originale, la grande presunzione dell'uomo di essere capace di soddisfare se stesso senza dover dipendere da altri, da un Altro.

E' il super ego che porta ad uccidere una moglie e due figli perché ci si è invaghiti di un'altra donna e si decide di cambiare vita. I demoni che agitano il nostro io stuzzicano il desiderio e lo portano a volere qualsiasi cosa passi nella mente. Non ci sono più limiti al desiderio, non ci sono più barriere alla malattia.

L'episodio di Motta Visconti ci fa tornare alla memoria una vicenda di 69 anni fa, altrettanto drammatica, altrettanto legata al demone del super ego. In un bunker ormai distrutto nel centro di Berlino, una giovane mamma ariana, per non veder crescere i suoi quattro figli in un mondo senza Fuhrer, in un mondo senza Dio, li accarezza per l’ultima volta e li avvelena prima di togliersi la vita insieme al marito.

Da solo l'uomo non riesce a sconfiggere questi demoni, ha bisogno del soccorso di un Altro, di ricevere uno sguardo nuovo, lo sguardo di un Dio creatore e rigeneratore che, ripartendo dal male originale, lo ricopra con la Sua Grazia e lo trasformi in amore universale. Pensiamo a San Francesco e capiremo questo cammino di Fede.

Solo se riceve questo sguardo l'uomo, qualsiasi uomo, può guardare il suo male e ripartire da esso, vincitore e non vittima. Come diceva il grande poeta Paul Claudel: “Quando l’uomo prova ad immaginare il Paradiso in terra, il risultato è un molto rispettabile Inferno”.

E credo che la realtà di oggi ce lo stia ampiamente testimoniando…

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