Pubblicato il 07/05/2014 23:20:03
Giunti al termine del "cammino europeo" che abbiamo percorso insieme, proviamo ad esporre alcune riflessioni conclusive.
Prima considerazione: le elezioni del 25 maggio costituiscono un appuntamento importante, da non perdere se vogliamo modificare l'attuale stagnazione politica che l'Unione sta attraversando. Quindi, è necessario recarsi alle urne e votare: solo così manderemo ai politici il giusto segnale, vale a dire che i cittadini europei desiderano più Europa e non meno Europa. Se vincesse l'astensionismo, vincerebbe lo status quo e in ultima analisi vincerebbero i paladini di questa Europa, fondata solo sull'economia e sulla finanza e non sulla persona e sul lavoro.
Secondo: è proprio dal binomio "persona lavoro" che dobbiamo ripartire per portare avanti la costruzione dell'Unione europea. Il desiderio più profondo dell'uomo, quella sete di verità e giustizia che lo contraddistingue, deve trovare la giusta possibilità di realizzazione in ambito europeo. Se non serve a questo, a cosa serve l'Europa unita? A far circolare le merci più velocemente perché sono stati aboliti i controlli alle frontiere? A pagare con la stessa moneta una brioches a Roma e a Berlino? Un po’ pochino, non vi pare? Noi all'Europa chiediamo di più.
Terzo: ci permettiamo di suggerire ai nuovi parlamentari europei che forse, per ripartire, l’Europa ha bisogno di un nuovo patto, un accordo nel quale vengono declinati i principi costitutivi e irrinunciabili sui quali si vuole fondare l’Unione dei prossimi decenni. Una Carta costituzionale insomma, come quella che era stata approvata e sottoscritta a Roma il 29 ottobre 2004 dai 25 Capi di Stato e di Governo dell’epoca.
Purtroppo quella scelta, a nostro giudizio fondamentale per il futuro dell’Unione, non ebbe il seguito che meritava e fu accantonata negli anni successivi dalla mancata ratifica da parte di alcuni Stati. In particolare la bocciatura tramite referendum popolare di Francia e Paesi Bassi affossò definitivamente l’idea di avere una Costituzione europea. Quello fu un grave errore di cui adesso stiamo pagando le conseguenze.
La nostra intenzione, con questa serie di articoli, è stata quella di aiutare a comprendere meglio la posta in gioco in queste elezioni europee. Soprattutto, con uno sguardo alle nuove generazioni, che forse danno per scontato che l'Unione europea esista oggi ed esisterà anche domani. Ma non è così. Senza un impegno costante nelle Istituzioni politiche, l'Europa resterà in mano ai burocrati, ai professionisti dell'amministrazione ed ai finanzieri che ne controllano le scelte economiche, ma non diventerà quell'Europa dei popoli che avevano in mente i Padri fondatori.
Perciò il nostro impegno nei confronti dell'Europa, in questi ultimi giorni prima del voto, sarà quello di informarci sulle posizioni che le forze politiche italiane porteranno nel nuovo Parlamento. Che idea di Unione hanno in mente, a quali Gruppi parlamentari europei fanno riferimento e quali iniziative propongono per uscire dallo stallo attuale. In attesa che l’Unione organizzi delle tribune elettorali europee, dove i gruppi presenti al Parlamento europeo possano condividere con gli elettori i loro programmi, una buona fonte d’informazione si rivela il sito internet ufficiale del Parlamento europeo:
http://www.europarl.europa.eu/portal/it
Vi si possono trovare tutte le indicazioni riguardanti le funzioni e i compiti dell’Istituzione e i riferimenti ai siti internet dei gruppi politici presenti. Sarà così possibile conoscere nei dettagli i programmi politici dei singoli movimenti e trovare la forza politica con la quale siamo più in sintonia.
Nel 1978 Vaclav Havel scrive ne "Il potere dei senza potere": “Oggi più che mai, la nascita di un modello economico e politico migliore deve prendere le mosse da un più profondo cambiamento esistenziale e morale della società: non è qualcosa che basta concepire e lanciare come il modello di una nuova automobile; se non si tratta solo di una nuova variante del vecchio marasma, è qualcosa che si può configurare solo come espressione di una vita che cambia. Non è detto quindi che con l’introduzione di un sistema migliore sia garantita automaticamente una vita migliore, al contrario solo con una vita migliore si può costruire anche un sistema migliore”.
E noi che Europa vogliamo?
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