Pubblicato il 10/04/2014 23:19:25
Gioiscono gli avvocati che hanno vinto la loro battaglia e le coppie di sposi da loro difesi che potranno essere assistite nel nostro Paese.
Gioiscono i medici italiani che finalmente saranno liberi di dimostrare le loro capacità e competenze.
Gioiscono le associazioni liberal che hanno sostenuto la campagna di stampa a favore della fecondazione eterologa come segno di civiltà.
Gioisce l'intellighenzia europea e internazionale, quella dei diritti civili e delle libertà tout court che vede gli esseri umani titolari del diritto di progettare e realizzare i propri desideri senza limitazioni.
Ma il punto centrale è proprio questo: non sono in gioco i diritti dell'umanità, ma il giusto desiderio dell'uomo di vivere con pienezza la propria esperienza umana.
Da un punto di vista tecnico, ormai lo sappiamo, siamo in grado di manipolare qualsiasi tipo di cellula, anzi abbiamo acquisito la capacita di modificare addirittura la struttura costitutiva delle singole cellule.
Ma ci deve essere un limite a questa capacità di manipolare la realtà oppure per il fatto stesso che si possa realizzare, una “tecnica di fecondazione” diventa lecita? Questo è il tema centrale sul quale riflettere.
Può il desiderio legittimo di un uomo e di una donna di pensare e cercare di realizzare il progetto di generare un figlio andare contro l'evidenza di una realtà negativa, contraria ai loro desideri?
Non sempre, anzi quasi mai, la vita corrisponde al cento per cento a quello che il nostro cuore desidera.
Noi pensiamo e viviamo come se fossimo immortali, eppure moriamo. Ci comportiamo come fossimo onnipotenti, eppure non riusciamo ad andare d'accordo per un giorno intero neanche con la nostra donna o i nostri figli, se ne abbiamo.
Si vive per imparare ad amare e per prepararsi a morire, ma mentre viviamo ci dimentichiamo perché siamo al mondo. E allora desideriamo realizzare a tutti i costi, come fossimo bambini, quello che abbiamo in mente, anche se la realtà ci dice no, tu questo non lo puoi fare, non lo puoi ottenere, per te c'è un'altra strada.
Perché il bello della vita è proprio questo: esiste sempre una strada nuova e diversa per ciascuno di noi. Pensavamo di svoltare a destra e invece inaspettatamente si apre una via nuova a sinistra. Questo è un dato fattuale del quale ognuno di noi fa esperienza ogni giorno. E così si va avanti, passo dopo passo. Per fortuna non siamo tutti uguali anche se il Potere tende all'omologazione per mantenere sotto controllo il nostro desiderio e renderlo il più possibile conforme ai suoi progetti.
Ma a questo punto perché non desiderare e ottenere un figlio biondo con gli occhi azzurri, oppure no: io lo voglio nero, ma con gli occhi chiari: lo voglio, lo voglio! Purché sia sano, altrimenti l'embrione appena installato verrà prelevato dall'utero e distrutto.
La sentenza della Corte Costituzionale non ci equipara agli altri Paesi europei sul piano della civiltà giuridica e su quello dei diritti civili, tutt'altro.
Quando si abbandona il riferimento ad una legge morale, quello che rimane è il desiderio dell'uomo che assurge a legge universale.
Ed allora ecco che in Europa, ogni Stato ha una propria legge sulla procreazione assistita e quello che è lecito in Francia non lo è in Germania e così via. Non esiste più un limite riconosciuto al desiderio dell'uomo. L'unico limite è quello posto dalla tecnica, medica in questo caso.
La conseguenza che ne deriva è il caos. Il ministro della Sanità si è subito espresso sulla necessità, a questo punto, di un nuovo quadro normativo. Bene, va benissimo il quadro normativo.
Ma quando diventa legge di uno Stato il volere a tutti i costi diventare padre e madre, ecco che si legifera a favore di un proprio desiderio, lecito e nobile quanto si vuole, ma pur sempre desiderio e non diritto che deve per forza essere garantito.
Proseguendo su questa strada, tutto quello che passa per la mente di un uomo al potere, potrebbe un domani diventare norma cogente per l’intera società. Se ciò avvenisse, le conseguenze aprirebbero scenari imprevedibili per la vita di ciascuno di noi.
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