Premessa: non sto giudicando nessuna delle persone coinvolte nella vicenda da cui traggo spunto, prima che tutto sia stato accertato; le mie riflessioni scavalcheranno la cronaca perché il pensiero va oltre il fatto e lo elabora sino a cambiarlo per passare dal piano della realtà circoscritta di un singolo evento a quello dello stato delle cose.
Il fatto. Roma - Quartiere Don Bosco - Cinecittà: una donna, madre single, ruba abiti in un negozio. Arrestata, viene condotta presso la caserma dei Carabinieri Quadraro, in attesa della convalida dell'arresto e data l'indisponibilità della camera di sicurezza. Dopo l'udienza di convalida, denuncia di essere stata violentata da tre militari ed un vigile urbano. Non si sa se sia vero che tutti gli accusati abbiano abusato di lei, ma ciò che è certo, è che tutti sapevano ed affermano, unanimemente, che fosse consenziente.
Pensieri dell’8 marzo 2011. E' possibile, a mio avviso, che la donna abbia fatto intendere che avrebbe concesso favori sessuali. Mi metto un attimo nei suoi panni. Sono una donna sola, ho una figlia, non ho fonti di reddito. Sono una disperata, per di più, ormai avvezza a dovermela cavare da sola ed in qualunque modo. Sono stata sfortunata: all'Oviesse mi hanno beccata mentre fregavo qualche vestito. Forse, per una volta, la fortuna (se così vogliamo chiamare una gran sfiga che si oppone ad un'immensa sfiga) mi offre un'opportunità di tornare libera. Alla stazione dei Carabinieri dove mi hanno portata, la camera di sicurezza è già occupata. Così mi ritrovo a trascorrere la notte nella caserma del Quadraro. Ci sono solo quattro uomini, la cella è aperta (ma non ero in arresto?) ed io penso che se "gliela do" converrà loro lasciarmi andare. Non è che mi vada ma il fine giustifica i mezzi. Ed uno (o due o quattro... poco importa il numero!) ci sta. Ma non cambia nulla. Resto dentro e arrivo all'udienza dove convalidano l'arresto. Allora parlo: li denuncio. Forse saranno più clementi nell'infliggere la pena, altrimenti, "quelli" me li porto dietro con me.
Adesso, al di là della pubblica riprovazione delle Autorità competenti, parte il linciaggio morale. Non lo troverete sui giornali ma sulla bocca della gente.
"E che doveveno da fa? Si me la sbattono in faccia devo dì de no? Mica che l'hanno violentata, 'sta mignotta".
"Eh, caro mio, lo disceva mi' nonna: tira più 'n pelo de fica che 'n carro de buoi!".
"Ahò, vanno 'n giro co' tutto de fori: cosce, sise, culi. L'omo è omo! Mica semo de marmo. Che gliel'ha detto er dottore de annà a rubà e de tojesse le mutanne?"
No, decisamente non gliel’ha detto il medico. Forse, gliel’ha detto un carabiniere. Di sicuro, gliel’ha detto l’Italia.
Questa Italia del bunga bunga insegna a tutti, non solo ai ricchi (che già lo sapevano), che se hai il potere, anche un piccolo potere, puoi ottenere tutto. Così, i quattro uomini dell’ordine, hanno avuto ciò che volevano: un’orgetta da poveri, in una villa recintata, con il filo spinato sui muri, incuneata in un quartiere periferico fatto di casette e palazzoni. Solo che alla fine non hanno “offerto” proprio nulla, convinti che la divisa basti a garantire l’impunità. E perché non dovrebbe? Quanti di “Quelli” colti in fragrante reato di favoreggiamento della prostituzione, per giunta di minorenni, è stato tradotto in una camera di sicurezza? Rubare vestiti è reato, rubare l’anima e comprare un corpo? Peccato veniale, perché la lei di turno è sempre consenziente! Per inciso, l’ipotesi che un uomo possa dire “NO!” non è contemplata, neppure immaginata. Al sesso forte nessuno ha insegnato ad usare questa parolina. Solo un fesso, un impotente od un omosessuale rifiuterebbero una scopata. Persino molte donne la pensano in questo modo. Grazie a Dio, non tutti gli uomini!
Ma torniamo alla violenza. Quando si parla di violenza sessuale conclamata? Al di là di ciò che recita il codice, passiamo attraverso il pensiero comune. Esaminiamo qualche caso.
La violentano…
Caso uno. Fa la puttana (la ladra, la barbona, la tossica) … un rischio del mestiere.
Caso due. Era vestita in maniera provocante e succinta… è connivente perché ha provocato.
Caso tre. Usciva in strada da sola alle due del mattino… è inammissibilmente imprudente: se l’è cercata.
Caso quattro. Non si è opposta… in fondo, in fondo gli piaceva. Tutte le donne fantasticano sull’essere prese con la forza.
Caso cinque. È stato il marito… era il marito, mica uno sconosciuto: lo sposa e, poi, non gliela dà?
Insomma, se ti massacrano di botte, riporti lesioni interne, hai tracce di pelle sotto le unghie (preferibilmente spezzatesi nel tentativo di difenderti), indossavi jeans anti stupro e maglione ampio a collo alto e camminavi a mezzogiorno in una strada affollata, potrebbe darsi che abbiano abusato di te.
Sempre che non ti sia inventata tutto affinché la sinistra possa cavalcare lo scandalo per turpi fini propagandistici, dando evidente testimonianza di come strumentalizzi le donne per vituperare la maggioranza!
Oggi è l’8 marzo: non festeggiate, non regalate mimose, non uscite a cena fuori, non fatevi una serata da single stile “Sex and the City”.
Parlate, leggete, scrivete. Accendete una candela e mettetela ben in vista, che la sua luce traballante si veda da fuori. Oggi non è un giorno di festa ma un giorno di memoria. Insieme, donne e uomini, facciamo in modo che la memoria buona diventi mappa sicura, disegnata con mano ferma e si possa, finalmente, uscire fuori da questo lurido pantano.
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