Di Gabriella Maleti
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Leandro Piantini
- 03/04/2012 01:52:00
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L’ebook delle poesie di Gabriella Maleti è da salutare come uno dei migliori usciti di recente. Sono poesie molto belle e significative. La poetessa si abbandona al sentimento con convinzione e costruisce delle situazioni lirico-narrative con mano esperta e soprattutto con la capacità di dar vita ad un discorso complesso ma coerente, ripartito su due motivi di fondo: memorie giovanili e familiari il primo, occasioni di vita trasformate in acuti di poesia il secondo. La Maleti ha acquisito oggi una notevole maturità sia nella scrittura poetica che in quella narrativa, come dimostrarono anche i suoi racconti di SPIAGGE usciti qualche anno fa. La cosa più notevole in queste sue ultime poesie è l’intensità metaforica e di pensiero che ne risalta e ci porta direttamente nel cuore dei sentimenti (e dei risentimenti) dell’autrice. La giovinezza, l’origine in un mondo popolare e proletario, un ambiente di lavoro e di sacrifici: questo il quadro antropologico che ne possiamo ricavare. Ma quel che conta sul piano della realtà letteraria è il pathos intenso delle occasioni liriche, che si muovono in maniera equilibrata tra l’interiorità e la vita sociale, tra il peso d’ “anima” e i fatti e –come indicato dal titolo- l’“ esperienza” di vita. Non è –va detto chiaramente- una poesia facile, di immediata decodificazione. Questi testi mettono a fuoco una articolata e varia realtà semantica –ricca di effetti di straniamento e di spaesamento che dimostrano la lucidità creativa di una scrittrice impegnata a sviluppare una scrittura lirica risentita e originale, che rifiuta le soluzioni facili e persegue un progetto di interpretazione della realtà, del vissuto, del proprio stare al mondo, dei valori e delle pulsioni che la sorreggono, e delle sorprendenti invenzioni poetiche che ne risultano. Sarebbero a questo proposito da indicare degli esempi. Tra le poesie più significative vorrei ricordare”Cuori”, “1950. Milano”, “Mi induce, bimba- per Alice Sturiale”, “Legge piano, l’amico” ecc. Si procede per illuminazioni, lampi, lacerti di vita esemplari, carichi di effetti di allarme/denuncia ma anche espressivi di convincimenti e di idee. La scrittrice dimostra di possedere e tenere ben stretto un suo personale mondo di valori etici e spirituali. Capacità d’amore di passione, privata ma anche civile, rivolte alle persone amate e che hanno contato e contano nel suo cammino esistenziale. Persone ma anche luoghi, ambienti umano-geografici, i ricordi, gli ammonimenti, e le sventure. E su tutto aleggia uno spirito mai domo e ripiegato in se stesso, non rassegnato o elegiaco, non sconfitto e disarmato. Segno di un dono che la poesia ha dato ad una persona ricca di umanità e di fantasia, e la cui vocazione alla poesia riposa su basi solide e sicure. E’ una poesia da gustare momento per momento, frase per frase, in cui tutto si tiene, priva di preziosismi e giocata abilmente con toni di “sprezzatura” ed effetti di straniamento, e dunque dotata di un’acuta espressività stilistica, in cui si passa dal registro colloquiale a quello meditativo, dal parlato al discorso morale Ecco una piccola antologia di alcuni momenti esemplari: “Ma di quale esistenza parlo? / Dell’unica, viva morfologia che,/ pastrano dopo pastrano, ci ha fatto salire/ sulla scala appoggiata al fienile, dove/ paglia, fieno, topi, gatti, ci hanno indicato/ cosa avveniva giù…..Oh gloria del cielo, tutto camminava,/ tutto aveva senso,/tranne il senso./ Le cose erano lì. Non rispondevano,/ ma di mano in mano si passavano il filo…Impurità della nostra vita, della nascita”. (pp. 11-12). “Il proseguire su un filo da funambolo,/ e guai a mettere un piede in fallo,/ questo assillo di migliorare e sempre buoni,/ questa croce di belle e buone cose/ a volte pesa”. (p. 14). “Dice Mirco che vita è legata alla morte:/ inscindibili, ognuna ha diritto di vita… Vita dev’essere proprio questa: /risolutamente legata alla morte/ da non scomporre./ Guardare all’una come all’altra./ Un po’ di pane all’una, un po’ all’altra./ Come degenerazione l’altra –la cinerina-/ per l’una –la luminosa-.” (pp. 25-26). “Vivi, che vuol dire? Correre, piantare alberi, fare, disfare?/ho sempre pensato di essere inadatta al mondo,/ inesatta, spuria, virtualmente percettibile solo/ nei boschi…Definire qualcosa di me: nuvole, lai, cardo e nervosa./ Quello che ormai mi attende è una consorteria di/ tremiti alle ossa che si preparano male all’emulsione/ dell’ultima, infinita fotografia”. (p. 27)
Daniela Monreale
- 10/11/2011 14:55:00
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Carissima Gabriella, ho letto con piacere questo tuo nuovo libro di poesie. Vi ho trovato tanta malinconica "leggerezza", tanto "dolo leggero", segno felice della tua sapiente ironia di scrittura. E vero: siamo "intelligibili padroni del niente", però questo tuo "pane cotto male" lo sai raccontare con un linguaggio lieve, stanco, ma dolcemente spettatore, senza picchi e senza strappi. Mi piace questa "stipsi di vita" (metafora sublime!!) che nel ricordo diventa scena, foto istantanea di un paesaggio sempre crepuscolare, ma sempre autentico. La tua poesia finale è me-ra-vi-glio-sa, Gabriella! Le tue "briciole" sono polvere di pepite doro, sappilo...
lidia riviello
- 22/10/2011 19:38:00
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LEsperienza di Gabriella Maleti è una iniziazione alla memoria. Non è quello che crediamo, lesperienza di questo libro, una somma di elementi che tornano da un altrove smemorato, e che noi subiamo come "la vita che abbiamo passato", ma è una continua, incessante, avventurosa esplorazione di variabili sul tema del ri-vissuto che mi ha commossa. Voglio tornare a leggerlo più volte, l"Esperienza" come si fa con i giorni e le ore e spero di poter scrivere molto di più. Sono nellestasi della lingua "maletiana" completa e naturale in questi tempi parziali artificiali.
carmen grattacaso
- 18/10/2011 14:55:00
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Gabriella Maleti è la donna vera dei suoi versi. Leggerla è stringerle la mano, guardarla negli occhi e farsi piccola piccola perché possa portarti con sé. Quando si descrive " come la mia balbuzie rossa rossa,/ innegabile sorte emotiva e timida" , tu la vedi e sai quanto le è costato mettersi su quei fogli a provare a lasciarsi andare, ma in fondo a soffrire e a indebolirsi pur di scrivere, pur di fare poesia. E Gabriella ce li offre questi versi come offre se stessa quando la incontri e ti scatta una foto e te ne fa dono. Il libro "Esperienza" ha "muri umidi e ombre" come la Milano degli anni 50, una delle poesie di questo importante libro. Carmen Grattacaso Grazie Gabriella.
Annalisa Macchia
- 09/10/2011 10:09:00
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Cara Gabriella, questi versi hanno la stessa intensità dei tuoi splendidi racconti e il nitore e la forza delle tue fotografie, "occhi e cuore" capaci di tradurre, rendere visibili in parole e immagini quanto altri occhi e cuori generalmente non vedono. La tua poesia è insieme ruvida e dolcissima, delicata e irridente, spaventata e coraggiosa, sognante e aggrappata al reale, incredibilmente vicina al grande ossimoro dellesistenza di tutti noi, non meno di te, troppo spesso, inadatti al mondo, inesatti, "pane cotto male" (ma Alice, forse, di sé non lo pensava). Grazie per la tua autenticità. Annalisa
Alida Airaghi
- 07/10/2011 10:51:00
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Cara Gabriella: ogni fotografia è infinita, nel senso che non ha confini, può raggiungere nel suo crearsi e nel suo diffondersi qualsiasi spazio o persona. Comunica, cerca riscontri, amicizia, rapporto. E così succede alla tua poesia, alla tua "innegabile sorte emotiva e timida". Quante volte nei tuoi versi appare la parola "cuore", o al plurale "cuori": intendendo anima, senso, volto. Tutto ciò che è attento alla vita, alla natura silenziosa e consolante, alle cose minute e innocenti ( la neve, la soffitta,il prato). Perché "lerba non è solo erba,/ il fiore non solo fiore". Cè infatti dellaltro. Il mare, il dolore innocente e inspiegabile, lorecchio sensibile e tenero di un amico: le cose, "miracoli ai nostri occhi". Questo bisogna raccontare, con i versi, con la fotografia, con larte. E tu lo stai facendo, e le risposte di chi ti legge te ne danno conferma. Davvero, solo la bellezza ci potrà salvare. E i "scior del second pian" perderanno. Sempre. Con affetto, Alida Airaghi
Lucia Gaddo Zanovello
- 04/10/2011 19:24:00
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La lettura dell’e-book poetico di Gabriella Maleti è stata un godimento sincero dell’anima. Il diletto proviene dalla verità e dalla schiettezza con cui la si dichiara insita in questi versi e dalla profondità di un dire qualcosa che immediatamente ci accorgiamo appartenere anche a tutti noi. Subito dopo ho desiderato visitare pure l’e-book intitolato ‘Cosmo vegetale’ ed ho amato quelle foto alla follia, in particolare le rose e la perfezione della foglia-trina che esibisce le insuperabili geometrie delle nervature purificate dalla morte. Così è stato per i versi di ‘Esperienza’ vigorosi e acutamente materni ad un tempo (ripenso alla figurina coraggiosa e risoluta, pur nella sua fragilità, di Alice). Si tratta di un’esperienza forte e autentica, anche per il lettore. Ecco alcuni fra i passaggi poetici che ritengo davvero folgoranti: ‘Dopo tanto la pioggia s’impluma’, ‘niente è più insepolto del sepolto’, ‘… bua da tutte le parti’ Concordo con la poetessa nel ritenere che la soffitta sia il luogo ‘dove niente appare più com’era, ma come è’. Vividissima, quasi iperrealista quella natura morta fatta di uno splendido grappolo d’uva, di una pesca polposa e di una gioiosa fetta d’anguria, accostati all’idea della decadenza dell’esistere, anche di quello più magnifico. Lancinante l’immagine tanto impietosa quanto reale in cui le impurità della vita sono accolte alla nascita, come fringuelli nella trappola mortale della tagliola sulla neve. Ringrazio davvero Mariella per avermi segnalato questo libro così fedele alla bellezza, alla vita, al dolore, insomma, alla verità.
Gabriella Maleti
- 04/10/2011 16:24:00
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Carissime amiche ed amici, scusate se vi ringrazio tutti coralmente, mentre i vostri commenti meriterebbero singoli messaggi. Mi scuserete se non posso fare di più. Sono davvero commossa e felice della vostra adesione alla mia "esperienza", e, tutte/tutti, vi ringrazio e vi abbraccio con profonda amicizia. La vostra Gabriella
Gabriella Maleti
- 04/10/2011 16:19:00
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Caro Leandro, ti ringrazio davvero per la tua proposta. Ti risponderò tramite e-mail. A presto, un caro saluto da Gabriella
Leandro Piantini
- 04/10/2011 14:07:00
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Cara Gabriella ho letto tutto dun fiato il tuo nuovo e book e mi piace moltissimo. Ora non sento il bisogno di entrare nei particolari per fare una critica adeguata perché mi è sorta una subitanea esigenza. Vorrei poterne parlare subito in pubblico cioè presentarlo. Questa è la mia proposta. Non so quali sono i tuoi progetti riguardo ad esso. Certo vuoi che sia letto, questo è ovvio. A me pacerebbe parlarne subito davanti a te e ad altre persone. Perché tanta uegenza? le tue sono vere poesie, di fronte a tanta pseudo poesia da cui siamo invasi. Io stamperei le pagine di ESPERIENZA e e le commenterei comme si fa con un libro di carta.Per finire mi complimento per la tua capacità di raccontare la vita e i ricordi, le emozioni e i significati che la tua esperienza ti ha lasciato, con il tuo stile pacato, misurato, acceso, saggio, angosciato,vibrante,ironico e mai "sopra le righe". Ciao
Claudia Manuela Turco
- 03/10/2011 17:05:00
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Nell’ultimo anno ho avuto occasione di leggere molto di quanto scritto da Gabriella Maleti. È una delle poche voci capaci di colpirmi con uguale intensità sia in prosa che in poesia. "Amari asili" (con la prefazione “Mal di vita” di Idolina Landolfi) e "Nursia" (coautrice Mariella Bettarini) sono libri che lasciano il segno. Ma anche l’opera fotografica di Gabriella Maleti è tutta intrisa di poesia. Di recente, ho dedicato anche a lei una sezione del mio breve saggio "Giardini di carta", essendo state usate sue fotografie come base per le "Poesie vegetali" di Mariella Bettarini. Entrambe mi hanno subito colpito per la coerenza tra arte e vita, per l’impegno e la costante attenzione che rivolgono a coloro che non hanno voce. Gabriella Maleti e Mariella Bettarini continuano a mettersi al servizio di autori più o meno noti, pronte a trasmettere tutta la loro "Esperienza", letteraria ed editoriale. Insieme hanno scritto molto, dimostrando come sia possibile stimolare la creatività collaborando, anziché isolandosi in malsane competizioni. Il successo de “L’area di Broca” lo conferma. Queste poesie scritte da Gabriella nel biennio 2009-2010 mi sembrano stilisticamente ben diverse da altre sue raccolte, ma rimane l’attenzione e il rispetto per ogni forma di vita, l’adesione viscerale della parola al dato reale. Il cerchio vita-morte ricuce gli strappi, come il cerchio vita-poesia. L’emorragia persiste (talvolta “ciò che si contempla/ è peggio del nero”), ma “Vita non è solo vita,/ come l’erba non è solo erba,/ il fiore non solo fiore”. A volte non giunge l’"Esperienza" a soccorrerci, bensì il caso.
Narda Fattori
- 02/10/2011 18:14:00
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Esperienza è la vita nel suo farsi, essersi fatta, aggrappato a poco e Gabriella , scarna e scabra, dice di sè poco adatta al modello dominante, lei creatura selvatica e timida. Cè un grande nitore in questi versi che divisi per tematiche , in realtà trattano momenti, espressioni del profondo; tuttavia lo sguardo non si ritrae dallesterno che noi siamo uno, nessuno e centomila, così la bimba violata, Alice Sturiale, gli animali della soffitta, quasi sola innocenza nel loro disomogeneo incontrasi e mantenersi in pace. Questo poemetto si muove più sul filo della narrazione e/o del dialogo che su quello della visione; è un dialogo che lascia molto inespresso ma che traluce dai versi con grande forza.
Maria Grazia Cabras
- 02/10/2011 17:13:00
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Entrare con passo fermo/malfermo nella profondità della "Esperienza" dove tutto si rivela con la sua propria voce: la natura la bimba il mare il dubbio la catarsi la redenzione. Un percorso nella immanente trascendenza della morte/vita o vita/morte alla ricerca di una ricomposta unità di affetti: i cari scomparsi sono "cuori" nel cuore, densi di vita, vivi insieme a coloro che amiamo e partecipano della nostra quotidiana esistenza. Niente si perde per sempre, di niente siamo padroni, niente viene sepolto nelle soffitte del nulla; ogni creatura testimonia un piccolo immenso mistero che appartiene a tutti, consola, può redimere.
Ti ringrazio, cara Gabriella, di questa raccolta davvero intensa, coinvolgente. Un saluto e un abbraccio da Maria Grazia
salvatore violante
- 02/10/2011 11:39:00
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Poesia di grande nitore questa di Gabriella Maleti, essenziale, scarna che gioca col metro e col suono dando fondo ad echi di struggente malinconia. Poesia schierata, di civile impegno che utilizza la metafora come passepartout e gli opposti come sponde per carambole che imbuchino il pallino. Questa raccolta mi ricorda la struggente doglianza di un suo romanzo giocato quasi tutto sulla capacità evocativa di una lingua, come, dire selvatica. Complimenti Gabriella a te per questa bella raccolta ed a Roberto che, sempre, è di grande ospitalità e di bocca buona.Colgo loccasione per salutare tutta la redazione con unattenzione particolare per Maria Musik e Loredana Savelli.
Mariagrazia Carraroli
- 02/10/2011 11:08:00
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Poesia percorsa da voci, da voli, da cuori. Poesia che si nasconde tra i boschi e là fa sentire colma la sua voce demozione. Parole che seguono lo sguardo abbandonato al fluire degli anni consci del valore della vita, della sostanza della morte, vitamorte, ununica realtà cui dare equamente distribuito un po di pane. Vivere raccogliendo ricordi, sentimenti, forse qualche rammarico per una mano non data (Alice...), ma sempre gioendo e impallidendo per l < esperienza> dei giorni. Sarà emozionante e luminosa lultima <fotografia> per questa sensibile < emulsione> densa dinteriorità. Questo e altro mi ha suggerito la lettura delle alte parole di poesia del poemetto <Esperienza> che ho letto con godimento e viva partecipazione. Di ciò sono grata a Gabriella Maleti
rosaria di donato
- 02/10/2011 09:44:00
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Ad una prima lettura mi sembra che "Esperienza" sia una bellissima opera di poesia dalla versificazione piana ed immediata che giunge repentina al lettore in un susseguirsi di immagini, ricordi, riflessioni. Prevale il "rammemorare", il "dedicare", il "suggerire". Nitido il contorno dei significati: la vita e la morte come "briciole" di uno stesso pane. Luminosa e particolare la foto di Roberto Maggiani che suggerisce lidea di fondo di "Esperienze": il nostro guardare il mondo, luniverso, il nostro cercare un senso dalla "finestra sul tetto" che noi siamo. Insomma, dallalto di uno spiraglio di chiaro!
Rosaria Di Donato
nadia agustoni
- 02/10/2011 08:21:00
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Un atteso ritorno di Gabriella Maleti, con queste poesie forti, di unintensità che sorprende. Grazie e un caro saluto. Nadia
Stelvio Di Spigno
- 01/10/2011 08:56:00
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Molto interessante questa poesia che sfronda lo spazio dell’endecasillabo, va verso il necessario, ha una pronuncia diretta, lascia spazio al lavorio interno e alla meditazione sulle cose. Complimenti all’autrice e un ringraziamento agli amici della Recherche e a Mariella Bettarini per avermelo segnalato. Un caro saluto.
Cristina Annino
- 30/09/2011 23:13:00
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Di Gabriella Maleti ho ricordi radi ma molto cari, durante il periodo fiorentino. Già da allora però ho avuto molte occasioni di conoscere la solida qualità dei suoi scritti. Ho ammirato da subito quel suo linguaggio forte, quella pienezza despressione, e la bella persona che è. Ricordo "Salvo imprevisti", è naturale, rivista cui si lega, con quello di Mariella, anche il suo nome, pagine che significarono parte della cultura fiorentina di quegli anni. Sono felice di mandarle un carissimo saluto e leggerò ovviamente il suo libro, sicura, come raramente succede, della qualità e cuore e intelligenza che vi troverò dentro. Ciao, Gabriella! Cristina.
Gabriella Maleti
- 30/09/2011 19:13:00
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Un ringraziamento anche a Roberto e a Giuliano, di cuore. Gabriella
Gabriella Maleti
- 30/09/2011 19:10:00
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Cari Loredana (Savelli), Maria Pia (Ciancio), Alfonso (Lentini), Maria Teresa (Savino), Liliana (Ugolini), Luigi (Fontanella), Leipoldo (Attolico), Marzia (Alunni), Franca (Alaimo), Gabriella (Gianfelici), Guglielmo (Peralta), che dire? Che dirvi di quanto avete scritto sulle mie poesie? Sono onorata della vostra generosità, onorata e commossa. Grazie di cuore. Scrivo tenendo conto di quanto mi circonda, dal filo derba in poi, poiché siamo un tuttuno insieme a noi tutti. Tento di scrivere con onestà intellettuale, come mi avete detto, e questo consola grandemente nei tempi bui quali viviamo, questo è il lenimento maggiore. Vi sono debitrice. Con gratitudine, Gabriella
leopoldo attolico
- 29/09/2011 22:15:00
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Oggi , dalle 2105 alle 21,30 , in preda a chissà quale pulsione masochista ( può succedere ) , mi sono andato a rileggere i micidiali "Medicamenta " della Valduga . Immediatamente dopo sono dovuto ricorrere a Wikipedia per capirci qualcosa sullennesimo attacco ditterizia ( non è una novità , ma lho sempre sottovalutata fin dai primi tempi del Cavaliere ). Il caso ha poi voluto che mi imbattessi nei versi di Gabriella , formidabile deterrente alternativo a tutti i luttuosi medicamenta di questo mondo .
marzia alunni
- 29/09/2011 20:22:00
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Lidea alta della redenzione sembra pervadere i versi di Gabriella Maleti, così illuminati da uno sguardo di pura umanità. La natura, che appare in "ESPERIENZA", non può sussistere autonomamente se non è redenta dalla scrittura educata alla poesia. La vita e la morte dunque, in tale contesto, si equivalgono nel causare misteri e problematicità agli esseri umani. La poetessa scopre questo compito sublime: cooperare, in umiltà e laicamente, alla redenzione del mondo. E un mistero che le è vicino dal punto di vista concettuale ed emotivo, senza la pretesa di un possesso assoluto, piuttosto valorizzando lessere della condivisione tra viventi. Essi, luomo e la donna in particolare, sono incompleti, ne derivano domande radicali, però lautrice si accorge che sarebbe uno sbaglio insistere nel pretendere di capire. E meglio incamminarsi e vivere in prossimità con laltro, riconoscere nellinsondabile mistero del suo sguardo il retaggio di saggezza e tolleranza universale che lumanità dovrebbe accogliere e fare suo. Si meditino questi versi:
Avrei voluto dirti: “Ferma!”, e poi, con voce di chi non sa chiedere: “Alice… ma come, come?” Come che cosa? Avrei ripetuto, come chi si aggrappa: “Come è, intendo… come si fa?”. Mi avresti guardata sorpresa, certo. Meglio che non ti abbia fermata. Meglio starti al fianco ancora un po’ e poi allungare il passo, scappare con la mia testa troppo piena, troppo vuota. E importante accettare che esistano più strade verso la saggezza, alcune si rivelano ardue, altre sembrano vicoli ciechi della vita, però Gabriella Maleti non rifiuta di misurarsi con il dilemma implicito nellesistere. In perfetta armonia con il messaggio, la testualità proposta fluisce lessicalmente pregnante di significati. Intense sono proprio le metafore nei versi a più livelli semantici. La cifra poi di questo confronto esistenziale è rappresentata dallamore per le creature senzienti, umane e non umane, e dalla cura verso la memoria delle persone care. Emerge nei testi una posizione di tenerezza, un poco trattenuta, con una nota, affiorante a tratti nei versi, di sottile mestizia che è nostalgia di abbracci e di una fusione impossibile tra creature oltre il tempo. I cuori, che fanno la loro apparizione proprio allinizio del libro, sono come noi, vulnerabili alla "bua", al dolore-amore. Abbracciandoli con il pensiero, la poetessa esprime un rispetto quasi religioso, sebbene in senso laico. La redenzione dellumano conferma infatti il valore serio da attribuirsi al mondo, a noi stessi e agli altri, cuori indifesi, privi di falsi orgogli e parte della misteriosa e insondabile natura. MARZIA ALUNNI
Gabriella Maleti
- 29/09/2011 16:20:00
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Carissime/i amiche/amici, ho letto con gioia i vostri commenti, e anzitutto vi ringrazio per lattenzione che avete posto verso di me e la mia "Esperienza". Vorrei potervi scrivere singolarmente, ma capirete che è impossibile. Però singolarmente desidero qui rinnovare la mia gratitudine, nel comune amore per il lavoro della poesie e per la grande esperienza che questo rappresenta anche per ciascuno di voi. Un abbraccio, amiche e amici carissimi/e dalla vostra Gabriella
Franca Alaimo
- 29/09/2011 13:35:00
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Sono rimasti dei refusi nel mio commento...me ne scuso, principalmente con Gabriella.
Franca Alaimo
- 29/09/2011 12:43:00
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Gabriella Maleti, in questo suo e-book, non si copre più con le parole e con lironia del loro gioco sonoro; si mette a nudo e, per farlo, ricorre alla profondissima sincerità del linguaggio del cuore; ma, fin troppo maestra della parola, non cade mai nellesposizione scontata e svincolata dallesigenza di un ritmo poetico,che è così naturale da essere quasi inavvertibile. Chi legge, non può sottrarsi al sussulto dellemozione, come quella che dovette provare lapostolo Tommaso quando mise il proprio dito nella ferita profonda del costato di Cristo. Perché di questo si tratta: aprire il petto ferito più volte dalla vita, mostrarsi e senza paura di autodefinirsi "come nuvole, lai, cardo, nervosa" e "inadatta al mondo, inesatta",ammettere di avere tenuto il volante della vita, ma "più per caso che necessità" e forse soltanto per obbedienza al destino ,ad una spinta o purga catartica. Insomma Gabriella opera un consuntivo della propria vita e si ritrova illividita e consunta "da tutte le parti", stanca, e con le più essenziali domande a cui rispondere: "Mi avete amato? /Ed io?" ( così, infatti chiede ai suoi morti, e qual è il senso ultimo della vita e della morte? La risposta sembra pervenirle dai deboli, dalla incrollabile fedeltà e fiducia dei puri di cuore, dadli "idioti", come direbbe Dostoevskij: i bambini, la piccola Alice ( la cui vicenda abbiamo tutti appreso dai mass-media). Gabriella è dell tutto consapevole che scoprirsi e lasciarsi nudi alla vista rappresenta il più alto gesto di pietà verso se stessi e gli altri; e che la compassione per la sorte e il dolore degli altri è la più forte risposta alla fragilità della vita che si giustifica in sè, come filo su cui scorre la continutà delle specie, che solo apparentemente la violenza sembra spezzare. E, allora, la riflessione si fa anche civile, come in quei testi in cui Gabriella affronta il tema della povertà e della morte violenta. E per questa capacità di apertura totale che il suo sguardo abbraccia tutto il tempo fino alla proiezione nella dimensione delloltre nellattesa dellultima emulsione da cui uscirà fuori limmagine eterna. Umanissima poesia di Gabriella su cui posiamo lorecchio per capire e consolarci.
gabriella gianfelici
- 29/09/2011 10:42:00
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Lho letto in modo agile e profondo:molto bello. Ironico e denso, conosco già la scrittura della Maleti e le faccio i miei complimenti per questo ottimo lavoro. Saluti, Gabriella
Guglielmo Peralta
- 29/09/2011 08:27:00
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L’esperienza è l’”errare”, è il cammino faticoso verso la conoscenza, che deve fare tesoro degli errori. Qui, è un iter poetico che si apre con una visione “dantesca”: un sogno d’amore e d’oltretomba, in cui le anime dei cari estinti sono cuori che si mostrano al cuore palpitante e interrogante della nostra poetessa, a significare, a testimoniare l’integrità e immutabilità dei sentimenti e degli insegnamenti dati; ad assicurare la loro disponibilità a rispondere, a sciogliere quei dubbi terreni lasciati per sempre irrisolti con la dipartita. In questo sogno, che è una proiezione poetica, il cuore trova la sua purificazione. Al “risveglio” è il persistere della memoria, con la quale si riprende il cammino e si dipana il filo dell’esperienza che avvolge la vita e la comprende in unione con la morte, aleggiante e onnipresente nei seguenti versi: “Tutto quello che si vede, come erbe, foglie, / è piegato a capo in giù, penitente e pago./Anche i colori sono imbevuti, pare, di un raro crepuscolo”; espressamente dichiarata inter-essente con la vita, in questi altri: “Poco sarebbe vita e morte/se morte non significasse vita”; “Vita dev’essere proprio questa:/risolutamente legata alla morte”. Esperienza è riconoscere l’unità degli opposti, è abbracciare e osservare in profondità la natura delle sensazioni e delle percezioni, è penetrare la vera essenza delle cose e capire con la mente e col cuore che la “vita non è solo vita,/come l’erba non è solo erba, il fiore non solo fiore”. Esperienza è, dunque, questa interdipendenza, è questa coscienza degli occhi: la capacità di destarci rammemorando, di rimuovere l’oblio oltre i ricordi, affinché nulla di ciò che abbiamo costruito e messo in “soffitta”, ma a cui non abbiamo dato sepoltura, resti “sepolto”; affinché, acquistando una retta visione, possiamo ritenerci liberi da nascita e morte. Tuttavia, il cammino esperenziale richiede il passo dell’acrobata, la certezza dell’equilibrio, la padronanza e il controllo delle azioni, la sorveglianza della coscienza, la perfettibilità della propria natura. E tutto ciò ha un peso e impone il sacrificio, al quale non sempre siamo disposti. Così, in ultima analisi, l’esperienza è la lotta e la volontà; è la cura verso noi stessi, l’arte di prendere in mano la nostra vita e purificarla mettendo un freno alle nostre naturali inquietudini e ribellioni e volgendo la sofferenza e la paura della morte, rispettivamente, in pace e in gioia di vivere. Il cammino iniziato con la catarsi del cuore tende, dunque, verso la redenzione. E qui mi piace concludere riportando i versi, in cui questo sentimento della salvezza eterna è magnificamente rappresentato, senza che lo annulli la difficoltà della visione, l’impossibilità di bucare l’oscurità e comprendere ciò che pure “si contempla”.
Il proseguire su un filo da funambolo, e guai a mettere un piede in fallo, questo assillo di migliorare e sempre buoni, questa croce di belle e buone cose a volte pesa. Natura non pacificata che va, in qualche modo, redenta e pacificata con morso da cavallo, e restare vivi, e non temere la morte. Beh, a volte, ciò che si contempla è peggio del nero.
Liliana Ugolini
- 29/09/2011 05:49:00
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Cara Gabriella, una profondità leggera questa volta, uno stile nuovo, una straordinaria atmosfera di grandi e piccole cose, un interiorità che si esprime in un sublime quotidiano, una grande poesia. Grazie per la lettura.
Loredana Savelli
- 28/09/2011 17:32:00
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Versi altissimi già a partire dalla prima poesia “Cuore”, un prologo affettivo, quasi una dedica. Pervasa di serena nostalgia la seconda, “Insieme a tutto quanto”, mentre “La soffitta” è una riflessione dolce-amara sul tempo e sulle trasformazioni che esso opera sulle persone. E così prosegue il racconto della Vita, dipanandosi il filo della memoria, come fosse un sogno ed è una “semplice” vita e, di più, un modo di guardarla anche attraverso certe figure care. In “Dialogo di famiglia davanti al mare” sono indimenticabili i versi: “Pare decisione, spinge, invece è destino, è spinta, purga da scontare. Chi si redime, noi? il mare? Nessuno.” Cosa aggiungere alla forza sincera di questi versi? “Mi induce bimba” sembra essere rivolta ad una figura di donna senza età. E’ un canto commosso. E che dire degli ultimi versi? “Quello che ormai mi attende è una consorteria di tremiti alle ossa che si preparano male all’emulsione dell’ultima, infinita fotografia.” Ho colto nobiltà d’animo, unita a onestà intellettuale nella poesia di Gabriella Maleti. Ma soprattutto una commozione buona che contagia.
M.P. Ciancio
- 28/09/2011 14:24:00
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bello!
Alfonso Lentini
- 28/09/2011 11:36:00
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Congratulazioni per questa nuova pubblicazione. "Dopo tanto la pioggia s’impluma"... che splendido verso!
Maria Teresa savino
- 28/09/2011 11:32:00
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Il tuo nome mi ha subito ricordato "Salvo imprevisti",la rivista di Mariella Bettarini di cui sono stata abbonata intorno agli anni 70-80,il periodo in cui frequentavo con assiduità Il Centro Studi di Poesia e Storia delle Poetiche,presieduto da Gaetano Salveti.Ok. Mi congratulo per il tuo e-book sulla Recherche.Lo leggerò con molto piacere da cima a fondo e con attenzione.Intanto ,leggendo la poesia "Cuore"mi sono emozionata:è bellissima e si capisce che è sgorgata veramente (scusa il bisticcio di parole)dal cuore.Cordialmente.Maria Teresa
Luigi Fontanella
- 28/09/2011 01:28:00
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Ottimo libretto, puntuto e agrodolce, tenero e feroce. Brava Gabriella!! Luigi Fontanella
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