Di Marco Furia
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Notizie sull'eBook
Luciano Nanni
- 30/05/2016 22:55:00
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Ottima e non banale la scelta delle immagini. Una guida preziosa anche per chi è profano.
Silvia Comoglio
- 30/05/2016 21:51:00
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La profondità e la ricchezza di Iconici linguaggi è evidente fin dal suo indice, dalla scelta degli autori con cui Marco Furia ha deciso di mettersi in dialogo. E anche, ed è sempre l’indice per primo a comunicarcelo, è evidente fin da subito l’interesse di Marco per quell’universalità del linguaggio che sa accogliere e offrire molteplici forme di vita affrancandosi dal tempo e estendendosi ben oltre i limiti storici e generazionali. Gli autori e le loro opere non ci vengono presentati in modo rigidamente cronologico, ma in un flusso temporale, in un’alternanza di prossimo e più lontano che avvicina epoche e linguaggi e mostra al lettore come in realtà non esistano separazioni distanze o parti, al contrario tutto è scambio e comunicazione in un’elaborazione del linguaggio e del tempo destinata ad ampliarsi e proseguire. E se è vero che il linguaggio è nucleo/sostanza della riflessione di Marco Furia e ciò a cui sempre tende, è però anche vero che ogni incontro con un’opera si fa evento stimolante e complesso, occasione per allargare la discussione ad argomenti a volte anche molto diversi da quello iniziale. E questo a testimonianza che tutto si tiene, che natura e tecnica, etica ed estetica, conoscenza e fantasia sono patrimonio dell’uomo, dell’umanità, e che non è possibile fare a meno di interrogarsi ed interrogare, di porsi di fronte a se stessi. Perché, così io penso ci voglia dire Marco, essere davanti ad un’opera d’arte non basta, bisogna esserci, bisogna abitarla abitandosi, farsi, per quanto possibile, il tutto di quell’opera d’arte. Soltanto in questo modo, vivendoci, accadendoci, si possono vivere davvero l’ombrello di Renoir e il treno di Kandinskij, la luce della sguattera di Crespi e la linea di fuga della scritta di Ruscha. Direi anche che Iconici linguaggi, in senso più ampio, è un parlare per avvicinarsi al linguaggio che si compie all’origine di un tratto o di una figura, a quel linguaggio che compiendosi ci mostra la nostra origine, la complessità del nostro nominarci e nominare, del nostro essere dentro e al cospetto di storia e natura, di passato e progresso. Un libro molto bello, che ci chiama e richiama in continuazione facendo incontrare e specchiare oggetto e soggetto nel segno del linguaggio. Silvia Comoglio
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