Di Gennaro Oliviero
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forte laura
- 12/12/2013 19:41:00
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Il periodo in cui è vissuto Proust è stato per la pittura uno dei più fulgidi di ogni tempo. Molti tra i più grandi pittori del mondo sono stati suoi coevi;egli,nei numerosi eventi parigini cui ha partecipato,ebbe modo di ammirare gli esponenti di quegli stili che hanno fatto della fine dell’Ottocento e degli inizi del Novecento uno dei periodi indimenticabili dell’arte pittorica. I soggetti,i luoghi,le situazioni che attiravano l’attenzione di quegli artisti e che sono stati così superlativamente interpretati nelle loro opere,erano gli stessi che sono stati materia viva e pulsante de “ la Recherche “.Per Proust,l’opera pittorica è espressione lirica della realtà,ispiratrice di chiavi di lettura del mondo,specie nel momento in cui quelle atmosfere rarefatte, tipiche di alcuni quadri del tempo,erano uno sfondo che ben si addiceva al percorso della memoria proustiana. Tutto questo e molto altro ancora si ritrova nel saggio del prof. Oliviero,che ancora una volta non si è smentito: il suo approccio con uno degli aspetti fondamentali della“Recherche“e cioè il rapporto fra Proust e la pittura,è sintetico e dettagliato al tempo stesso, e pochi avrebbero meglio di lui potuto scrivere su quello che è apparso e appare ancora oggi un legame indissolubile e inscindibile; e quindi mai titolo avrebbe potuto essere più corretto e oserei dire indovinato quale “Apparizioni pittoriche della ‘Recherche’ “: non solo nel senso che nella Recherche numerosissimi sono i pittori citati e le loro opere,ma quanto per il fatto che - e questo lo capiamo sin dall’inizio del romanzo(vedi l’episodio dei regali della nonna)- spesso i dipinti sono un modo attraverso il quale si può vedere, leggere, interpretare, per non dire ingentilire la realtà e anche vedere la stessa sotto un’altra luce,più profonda o più misteriosa e comunque più intrigante. E ancora come non pensare ad un ideale confronto fra il modo con il quale Proust è venuto nel corso della sua esistenza sviluppando uno stile e unidea della vita, dellarte e della letteratura animati dall’attenzione quasi morbosa per il dettaglio in quanto spia e rivelazione di un intero mondo con il modo con il quale molti pittori,tra quelli più amati da Proust,specialmente i fiamminghi,nel dipingere le loro opera,registrano con la più grande attenzione ogni più piccolo particolare, dando rilievo spesso con giochi di luce a cose che l’occhio umano percepisce a stento. Alla fine,ciò rende il quadro qualcosa di così vicino eppure così lontano dalla realtà effettiva, perché attraverso quella minutissima rappresentazione il pittore esprime, forse anche involontariamente,la sua percezione del mondo e il suo inconfondibile stile. Infine,il piacere di leggere questo saggio è lo stesso che ci ha accompagnato anche per le altre opere proustiane del prof. Oliviero,in particolare il saggio su “Proust e le Cattedrali”(ebook n.90 del sito LaRecherche.it) e il numero monografico del 2013 dedicato a Proust,della prestigiosa rivista “Europe”,realizzato con la direzione di Gennaro Oliviero e Philippe Chardin:studi dai quali traspare la grande passione,la“febbre“che anima la lettura e lo studio della Recherche da parte del nostro autore, ma con qualcosa in più: con il piacere di ricordare e veder scorrere l’una dopo l’altra,davanti ai nostri occhi,quelle opere d’arte che sono state amate da Proust ma che continuano ad essere ammirate anche ai giorni nostri da tutti noi.
Laura Forte
rosalba iannace
- 22/11/2013 19:57:00
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davvero un approfondimento interessantissimo questo saggio di Gennaro Oliviero,ricco di notazioni e riflessioni che mi hanno spinta a riprendere la lettura dellopera di Proust.sono stata a Venezia e ho rivisto le tele di Carpaccio con unemozione nuova,le ho guardate con gli occhi di Marcel ...Bergotte muore contemlando un piccolo muro giallo ,simbolo di bellezza e perfezione.Veramente Oliviero ha dato uno strumento in più per capire e approfondire il mondo pittorico amato dal nostro Marcel
Anna Grazia Gerardi
- 21/10/2013 10:40:00
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Il saggio di Gennaro Oliviero punta al centro di una delle ispirazioni proustiane. Dei tre personaggi immaginari, Bergotte, lo scrittore, Vinteuil, il musicista, Elstir, il pittore, questultimo è quello che ha consentito a Proust di realizzare nella Recherche un affresco che offre al lettore una affascinante galleria. Come giustamente osserva Oliviero, la Recherche potrebbe essere letta come unesposizione di quadri, non solo quella dei pittori contemporanei, ma anche di quelli antichi che, fin dallinfanzia del nostro Autore, hanno affascinato il futuro grande scrittore. Non a caso nel primo viaggio di Proust a Venezia, avvenuto nella primavera del 1900, una delle visite fu quella alla Cappella degli Scrovegni di Padova, dove si recò in compagnia di Reynaldo Hahn ad ammirare gli affreschi di Giotto. Se ne ricorderà Proust quando in " Du co^té de chez Swann" ci offrirà limmagine al tempo stesso divertente e sadica di una Françoise che inveisce contro laiutante di cucina. Un apprezzamento vivo al lavoro di Oliviero, che ci offre, grazie anche al supporto del sito LaRecherche.it, stimolanti letture che certamente interesseranno i lettori con quellintensità che ha caratterizzato il precedente saggio di Gennaro Oliviero, "Proust e le Cattedrali", parimenti pubblicato in e-book da LaRecherche.it.
Antonio Piscitelli
- 11/10/2013 10:29:00
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La penna sta alla letteratura come il pennello sta alla pittura. Sono entrambi mezzi idonei a una possibile rappresentazione del mondo reale, sia pure nella speciale prospettiva di chi “compone” l’opera. C’è affinità tra letteratura e pittura? Direi di sì, a giudicare da quanto questo saggio rivela. L’interessante riflessione, tra le altre cose, ci fa intendere quanto Proust, più che critico d’arte, sia egli stesso un cripto-pittore: dipinge con la parola, se è vero che Oliviero può farci riflettere su quanta immagine ci sia nel testo della Recherche. Gli interni, la caratterizzazione fisica dei personaggi, le “marine” hanno particolarissime sfumature di luci che rinviano all’attività pittorica di questo o quell’artista di cui l’autore ha apprezzato l’opera o ne ha goduto, sono l’aspetto visivo di un’“enciclopedia” del gusto (ma non solo di esso) che rappresenta e segna un’epoca. L’ecfrasi proustiana penetra un quadro ben oltre il limite dell’immediata fruizione: dice più di quanto il quadro medesimo riveli. Non a caso uso la parola “enciclopedia”. Nel capitolo intitolato “IL CÔTÉ FILOSOFICO” Oliviero cita Giuseppe Grasso. Ci permettiamo di trascriverne il passo: Considerata tanta varietà di attribuzioni, coglie nel segno Giuseppe Grasso nel suo La scrittura come meditazione filosofica (Cosenza, Editore Solfanelli, 2010, p. 215), quando scrive: «Proust non è stato un filosofo nel senso tecnico del termine e tuttavia le sue pagine narrative sono portatrici di una indiscutibile rilevanza teoretica, non immemore della cultura romantica tedesca di origine jenese – che aveva già trovato in Baudelaire un intermediario sul suolo francese – e delle teorie estetiche di Ruskin, critico d’arte prima amato e poi rinnegato». La mole della Recerche è tale per cui la speculazione filosofica è come dilavata dal flusso del racconto. Il letterato agisce così: preferisce l’estensione all’intensità. La filosofia ne perde in rigore metodologico, ma ne guadagna in ricchezza. L’eclettismo è una caratteristica dei grandi autori ed ha una funzione che oserei definire didattica quando, in qualche misura, media tra lo specialista e il grande pubblico. Quanto pensiero è giunto a noi, più che dalla produzione saggistica, dalla prosa dei letterati? Questo saggio di Oliviero ha un valore aggiunto, anch’esso didattico. È una rassegna di studi critici ritagliata per facilitare il compito a chi si avvicina, magari da studente, all’opera di Proust. I ragazzi delle nostre università hanno a portata d’occhio una bibliografia di tutto rispetto, utile per gli approfondimenti, la ricerca e - perché no? - per una possibile tesi di laurea.
Christophe Balay
- 10/10/2013 23:31:00
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L’œuvre de Proust est parmi les plus commentées de la littérature française, en langue française et dans de nombreuses langues du monde. A l’occasion de l’anniversaire de Swann (1913-2013) une pluie de nouveaux commentaires vient grossir encore le fleuve de la critique proustienne. Dans cette abondante production, certaines publications brillent d’un éclat plus intense, comme ce numéro spécial de la revue Europe, par exemple, où est réuni grâce aux efforts conjoints du Français Philippe Chardin et de l’Italien Gennaro Oliviero un bouquet d’articles, d’essais et d’entretiens de très haute tenue. G. Oliviero, dans www.LaRecherche.it, poursuit la réflexion qu’il mène sur Proust et son œuvre depuis des années comme directeur de la non moins brillante revue Quaderni Proustiani, par un brillant essai publié sur un des thèmes les plus suggestifs de la critique proustienne : le rapport de l’art pictural et de l’art littéraire. G. Oliviero intitule son essai “Apparizioni pittoriche nella Recherche” (“Présences picturales réelles et fictives dans la Recherche”). L’auteur, qui est juriste de formation et de carrière, démontre, n’en déplaise aux universitaires, qu’il n’est pas nécessaire d’être déclaré “spécialiste” de l’oeuvre de Proust, au sens académique du terme, pour pénétrer en profondeur les mystères de la création littéraire, mais qu’il suffit d’être un lecteur, un bon lecteur, un excellent lecteur, comme G. Oliviero, doué d’une sensibilité artistique et d’une curiosité intellectuelle. Proust est ouvert à tous, contrairement au mythe tenace de sa difficile lecture, mais à tous ceux qui le lisent vraiment, et G. Oliviero est au nombre de ceux-ci, lisant Proust en italien et en français avec la même aisance. Il nous invite à une promenade dans les salons de peinture, à la suite et en compagnie de l’écrivain. Le parcours, libre soit-il, suit un itinéraire rigoureux qui part du concept de “salon”, concept historico-littéraire, cueille dans la vie de l’auteur les éléments biographiques pour donner l’éclairage nécessaire à ce qui constitue le centre de la réflexion: l’approche esthético-philosophique. Le génie de Proust, c’est sans doute de traverser une expérience personnelle du réel pour atteindre la fiction, ce point où la représentation du monde dépasse le monde, atteint l’au-delà, la physique se sublime dans la métaphysique, le visible s’efface devant l’invisible. Dans cette étude de l’explicite et de l’implicite, le texte de la Recherche est vu et lu comme un palimpseste. Le rapport de l’oeuvre de Proust au monde de l’art ne saurait s’appréhender autrement que par la philosophie. On ne saurait assez remercier Gennaro Oliviero de mettre au service du lecteur de Proust son immense érudition (en témoignent toutes les références et notes savantes) , de sa passion et de sa vénération. Celle ou celui qui franchira les grilles du jardin de Babuk (Naples, 55 via G. Piazzi) saura ce que veulent dire ces mots en vérité; ils y trouveront la présence de l’art, réelle et figurée.
Peter Houle
- 06/10/2013 21:56:00
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In Apparizioni pittoriche nella Recherche, Gennaro Oliviero provides much useful and interesting information on the structural importance of paintings and artists in La Recherche. Besides pointing the reader to important scholarship relating to Proust and painting, he provides us with background on a wide range of relevant topics: earlier writers on art, Prousts own artistic preferences, art exhibitions in fin de siècle and early twentieth century Paris, the fad for Japanese art in home decoration, the symbolic role of Elstir. Among the topics discussed is Prousts predilection for medieval art and architecture. It is interesting to recall that two of the points made regarding Prousts narrative methodology and his conception of art history were, in fact, staples of medieval thinking. Firstly, a fundamental principal of medieval literary allegory (e,g., The Romance of the Rose, The Divine Comedy, and Piers Plowman, to mention only three) is that writers do not reveal entirely the meaning of their works but hide the most important meanings beneath the text which the reader must then uncover (Apparizioni, pp. 21-22). In the same vein, medieval painting and sculpture are profusely iconographical, requiring prior knowledge of religious and cultural symbols and images to appreciate fully the artists intent. (In this regard, Elstir is symbolic in a very medieval sense.) Secondly, Prousts belief that there exists an uninterrupted evolution from Giotto to Picasso (Apparizioni, pp. 25-26) and that artists and writers of the past are our contemporaries is one that any medieval or Renaissance intellectual would support. Writers and philosophers of that period spent entire careers connecting their own age with the past: biblical exegetes, using typology, established an unbroken line from Adam to the Christian era; Aquinas reconciled Aristotle and Plato with medieval Catholic dogma; Dantes use of Virgil as his guide to a very Christian afterlife raised no eyebrows in thirteenth century Florence; Julius II had Raphael paint "The School of Athens" in the same room with "The Disputation of the Holy Sacrament." The list is endless. Prousts wide reading and curiosity clearly led him to absorb much from the Middle Ages in addition to an appreciation for Giotto and Gothic architecture. Gennaro Oliviero should be complimented for giving us this stimulating overview of Proust and painting.
Eugenio Nastasi
- 17/09/2013 11:36:00
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A parte la straordinaria e necessaria conoscenza dei testi che costituiscono lintensa operazione della "Ricerca del tempo perduto" di Proust, va sottolineata la cura se non lacribia con cui Gennaro Oliviero ci immette nel tema da lui trattato Apparizioni pittoriche nella Recherche. Che di apparizioni pittoriche si tratti lestensore dello studio ampiamente fa capire evidenziando la non comune sensibilità di Proust non solo nellamore per larte figurativa, quando nella riutilizzazione dei lasciti percettivi e scenografici di essa, trasformati in pagine e pagine di glomeruli intellettuali che oltre ad affascinare il lettore gli lasciano, insieme al gusto della scrittura, la passione dellinterpretazione. Oliviero è consapevole che quella affrontata non è che una delle tante porte che Proust, volutamente o no, ha socchiuso per visitare il "suo atèlier" scritturale, inventando laffresco verbale di unepoca metastorica servendosi della storia travisata dellepoca stessa. Da qui landante teatrale attribuito ad Eduardo de Filippo, ma non del tutto suo, che "sul teatro si vive veramente ciò che nella vita si recita in modo falso", andante, se Oliviero lascia passare, che può essere applicato alloperazione semplicemente unica di tutta la Recherche. Proust rimane un "libro aperto" solo che lo si voglia leggerlo sgranando parole e frasi, più o meno lunghe, per amplificarne sensi e sovrasensi. Grazie a Gennaro Oliviero per la fine stimolazione che ci offre e che va conservato per ulteriori scavi.
Giuseppe Bonvicini
- 15/09/2013 16:59:00
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Bel lavoro.....la pittura mi seduce sempre, come la musica e la poesia! Complimenti
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