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Collana di eBook a cura di Giuliano Brenna e Roberto Maggiani

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eBook n. 128 :: Copertina, di Maria Musik
LaRecherche.it [Poesia e prosa]

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Di Maria Musik
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Data di pubblicazione:
24/02/2013 12:00:00


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# 30 commenti a questo e-book [ scrivi il tuo commento ]

 Bianca Mannu - 16/03/2018 11:42:00 [ leggi altri commenti di Bianca Mannu » ]

Una bellissima sorpresa! Battagliera, ironica, vera e bella. Ne sapevo il nome per qualche suo commento e perché personaggio della redazione di La Recherche. Grazie di esserci e di scrivere!

 Giuseppe Terracciano - 02/03/2018 23:10:00 [ leggi altri commenti di Giuseppe Terracciano » ]

Con grande ritardo, l’ho letto tutto d’un fiato. Non ho parole

 Gertrud Hesses - 07/06/2013 16:57:00 [ leggi altri commenti di Gertrud Hesses » ]

Cara Maria, ti ringrazio per la tua risposta. E’ vero la mia natura selvaggia, come quella di tante altre donne, ha dovuto lasciare il posto alle buone maniere, alla perfezione, all’ordine apparente e al quieto vivere, causando in me tanta frustrazione e sofferenza. Sento tanto il desiderio di scendere da questo piedistallo, ma spesso, quando provo ad essere me stessa, a ribellarmi ai ruoli imposti e ai miei comportamenti così rigidi, le persone che mi conoscono mi fanno notare il cambiamento e subentrano immediatamente gli orribili sensi di colpa che mi bloccano. Anche a me, tempo fa, è stata tolta la parola; proverò a riprendermi il mio spazio scrivendo su La Recherche. Come vedi mi sono registrata e spero di poter presto pubblicare uno scritto.

 Maria Musik - 06/06/2013 20:05:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Gentile Gertrud, le tue parole mi hanno molto colpita perchè mi sono ritrovata in ciò che hai scritto. Per me non è stato affatto semplice decidere di pubblicare testi come quelli raccolti in "Copertina". Ho vissuto gli stessi travagli che tu descrivi nel tuo emozionato/emozionante commento. Credo che siano molte le donne che, come noi, si sono dibattute fra i ruoli imposti/scelti e quella parte interiore che chiamerò "selvaggia". Cito dal libro di Clarissa Pinkola Estés, Donne che corrono coi lupi: "Siamo pervase dalla nostalgia per l’antica natura selvaggia. Pochi sono gli antidoti autorizzati a questo struggimento. Ci hanno insegnato a vergognarci di un simile desiderio. Ci siamo lasciate crescere i capelli e li abbiamo usati per nascondere i sentimenti. Ma l’ombra della Donna Selvaggia ancora si appiatta dentro di noi, nei nostri giorni, nelle nostre notti. Ovunque e sempre, l’ombra che ci trotterella dietro va indubbiamente a quattro zampe." Arriva il momento, nella vita, in cui si riesce a fare la pace con questa, come la chiamo io, "schizofrenia buona": per me lo scrivere è un atto di libertà, di conciliazione fra la donna che vive nella civiltà e Maria, donna Selvaggia, che vive nel deserto, il modo per restituire a quest’ultima la parola che le fu tolta. Sono certa, per quello che qui hai scritto, che sarà così anche per te e che il "momento" non è lontano. Per concludere, ti ringrazio usando, di nuovo, le parole della Pinkola: "Ringrazio, infine, l’odore dello sporco buono, il suono dell’acqua libera, gli spiriti della natura che accorrono sulla strada per vedere chi passa. Tutte le donne che sono vissute prima di me e hanno reso il sentiero un po’ più aperto e un po’ più facile."

 Gertrud Hesses - 05/06/2013 21:09:00 [ leggi altri commenti di Gertrud Hesses » ]

Ho spento il televisore questa sera, per leggerti. Ne sono contenta, ti ho conosciuto, ho pianto. Completamente diversa, fragile e forte. Completamente diversa sei apparsa ai miei occhi, traboccante d’amore e di dolore. Ho letto te e ho letto me stessa, meno coraggiosa e con tanti timori. Ti ho invidiata. I miei scritti sono ben protetti, rinchiusi in scatoloni appesantiti da lacrime ormai secche. Ma la mia rabbia e’ viva e non ho pace. Mi chiedo: potrò un giorno anch’io sperimentare la libertà?

 Maria Musik - 03/06/2013 19:28:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Devo dire che il commento di Giuliano mi ha lasciata senza parole. Non dovrei meravigliarmi perchè il Nostro è lettore onnivoro, vorace ed attentissimo ma... Non capita tutti i giorni che qualcuno legga un tuo lavoro e ti restituisca un’immagine così completa, dettagliata, motivata e reale di te stessa, anzi, della te stessa che ha scritto, quella che vive dentro le parole... di più: quella che le viveva mentre le scriveva e le cancellava e le riordinava e, ossessivamente, giocava all’incastro per arrivare ad un finale che "funzionasse".
Se ancora fosse rimasto un solo brandello di pelle a ricoprire un piccolo osso, Giuliano ha completato l’opera, rimuovendolo ma con una delicatezza e con un’empatia che mi hanno fatta gioire. Sì, perchè confessiamolo: quando scriviamo con passione e ci svestiamo per arrivare al cuore della comunicazione, un tale riscontro fa cantare la nostra voce interiore. Quando ci si sente così profondamente compresi, morte e vuoto scompaiono: nel riconoscimento dell’altro, si annulla il senso di solitudine che ci opprime e l’altro ci restituisce a quel tutto di cui facciamo parte e dentro al quale, inconsapevolmente, ci perdiamo... perdiamo noi stessi.
Questo commento ha rinvigorito il mio senso di appartenenza: un dono per il quale sono immensamente grata.

 Giuliano Brenna - 03/06/2013 13:25:00 [ leggi altri commenti di Giuliano Brenna » ]

Leggendo la raccolta della Musik mi è subito venuto alla mente il titolo di un libro di White, (chiaro, nella traduzione italiana, poiché nell’originale è tutt’altro): Scorticato vivo. Nella sua raccolta Maria, sembra scorticarsi viva, espellere da sé tutto quanto è il manto sociale che la copre, che la avvolge, oserei dire soffoca. E quale miglior via per gettare il rivestimento sociale imposto. Parlare dei due grandi tabù che creano trama e ordito del suddetto manto: morte e sesso. Cosa c’è di più esemplarmente genuino e vivido del mostrare le proprie lacrime per chi ci ha lasciato, Musik con forza e carattere ci mostra quelle lacrime, che sembrano diventare lenti di ingrandimento capaci di mostrare la variegata costellazione del profondo di ciascuno di noi. Perché la grandezza sta nel mostrare il minimo, il minuto ma trasfigurandolo a sistema universale. Un atomo che rappresenta un sistema solare, una Musik al centro di un sistema di pianeti, o di elettroni, che le ruotano attorno, che sono ad essa vincolati, ma liberi, e che danno la pienezza del vivere all’autrice. Il dolore dunque non eletto a sistema, ma facente parte di un sistema, che gli dona quell’aspetto che risulta essere invisibile a molti occhi velati dalla miopia dello stare bene per forza, dal voler raccontare i propri sentimenti vincenti, raccontare di amori che si fanno drammi, ma che ottengono in cambio, pronta cassa, una gratificazione, l’essere amati. Ben altro è, e ben altro coraggio richiede, amare chi non c’è più, poiché è un amore sconfinato, che non darà mai nulla in cambio. Così come non da nulla in cambio il sesso, l’incontro occasionale, il mostrasi discinti e disponibili, non genera amore, solo vuoto. Un forte parallelo esiste fra dare amore a chi non c’è più e dare il corpo alla cieca: una richiesta d’amore che sa di non poter essere ricambiata nel momento stesso in cui viene formulata. La grandezza poetica della Musik si svela in questa bella raccolta:parlare d’amore, grande forte e tenace, con l’aria di parlare d’altro; una specie di trappola per chi è distratto: il mio amore lo puoi vedere se sei capace di guardare.
Alla fine, rimaneva solo la domanda: “cosa succederebbe se
tutti ci staccassimo l’etichetta, ci levassimo la maschera e ci
spogliassimo? Sarebbe più facile incontrarsi oppure ci
faremmo reciproco orrore?”
La Musik depone la maschera e non fa assolutamente orrore, anzi ci incanta.
Grazie Musik!

 Maria Musik - 20/05/2013 23:02:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Grazie, Salvatore, direi che sei, decisamente, troppo generoso così come la nostra Carlè. A Giuseppe dico: magari un giorno capirò anche io... e dirò "oh, poffarbacco, era ’sì semplice".

 giuseppe bonvicini - 20/05/2013 15:05:00 [ leggi altri commenti di giuseppe bonvicini » ]

Magari un giorno capirò....e dirò cazzo era cosi facile!
(oggi non sono "maturo" al punto giusto)
Ave Maria......e così sia.

 Carla de Falco - 12/05/2013 14:12:00 [ leggi altri commenti di Carla de Falco » ]

Thanatos apre ed il suo potere, in questo libro, è da subito quasi asfissiante. Thanatos rapisce tutto e tutti, razzolando nei nostri affetti più cari.
Poi c’è Eros, da sempre di lei innamorata. Eros con i suoi odori antichi e contemporanei, col sudore, Eros che spoglia da pudori inutili, e con la sua forza capovolge i ruoli. Come in Se fossi uomo.
Un prosimetro da leggere d’un fiato.

 salvatoreviolante - 07/04/2013 16:05:00 [ leggi altri commenti di salvatoreviolante » ]

Un libro tragico. La vitalità incontenibile di Eros tumulata in una bara di gelo non placa ma esacerba la drammaticità del suo voler essere. Questo tuo libro, Maria, mi ha tolto il fiato.

 Maria Musik - 29/03/2013 19:55:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Grazie Salvatore per la tua riflessione che mi ha portata ad interrogarmi e grazie a Cristiana per aver colto l’ironia e per il suo commento tutto, nel quale mi sono riconosciuta.

 Cristiana Fischer - 07/03/2013 11:42:00 [ leggi altri commenti di Cristiana Fischer » ]

Le poesie della prima parte mi hanno commossa. Sono inermi, nella esplicitezza dei sentimenti, tutti sentimenti netti, tagliati a spigolo vivo (credo che il dialetto aiuti in questo), amore, disprezzo, intuizione, dolore.
Sono tutte poesie sapienti, senza compiacimenti, pulite e precise, la lingua è ricca di immagini e fantasia ma mai superflua o esagerata.
Nella seconda parte sei strepitosa, perchè l’ironia cruda ha sempre il risvolto di un capovolgimento delle parti tra chi è "oggetto" dello sguardo dell’altro, e anche più volte nello stesso testo, come in Copertina.
Un caro saluto

 Salvatore Solinas - 04/03/2013 20:05:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Solinas » ]

Carissima Maria, tu interroghi la vita per sapere della morte e interroghi la morte per sapere della vita, ma la vita ti parla della vita e la morte non ti risponde, perché forse non esiste. Complimenti, la tua poesia è fresca e profonda, la tua prosa è poesia.
Salvatore Solinas

 Maria Musik - 03/03/2013 20:13:00 [ leggi altri commenti di Maria Musik » ]

Carissimi Cristina, Patrizia, Loredana, Franca, Roberto M., Roberto P., Gabriella, Guglielmo, Gian Maria, Emanuele, Maura, Eugenio, Gian Piero, W.
Vi ringrazio tutti di cuore. Questo e-book è stato un “parto difficile” e non per i contenuti quanto per la consapevolezza di quanto sia difficile, almeno per me, ritenere i miei scritti “degni” d’essere pubblicati. Il confronto con il “dono naturale” e la competenza che caratterizzano tutti voi (e molti altri che hanno pubblicato su larecherche.it, senza contare gli altri scrittori ai quali mi sono accostata), mi pone continuamente di fronte alla domanda: “Ma ho il diritto di pubblicare? Non dovrei avere maggior rispetto per i lettori?” (E vi giuro che non è falsa umiltà… e neanche vera umiltà… al massimo senso del “ridicolo”).
Ma tutti mi avete capita. Chi ha colto una sfumatura, chi l’altra: il bisogno di incontro, di mettermi in gioco, di dare una scossa, di tornare ad una parola più “quotidiana” (con tutti i suoi limiti ed eccessi), di raccontare storie mie ma anche di altre donne, di rimettere in sesto e dare consequenzialità a testi “buttati là” nel corso degli anni (e qui un grazie a Roberto Maggiani è più che doveroso), di condividere anche la sperimentazione di una scrittura che, a costo di sembrare triviale, si spogli di metafore/veli e si mostri per quel che è… e molto, molto altro che non sto a sottolineare perché voi lo avete saputo “dire” assai meglio di me. Persino le parti dei vostri commenti in cui non mi sono riconosciuta, mi hanno aiutata a vedere i limiti ma, anche, a riconoscere qualche pregio.
Vi abbraccio e saluto anche quanti hanno letto senza commentare o mi hanno “risposto” in privato, fornendomi indicazioni preziose.

 w - 02/03/2013 19:37:00 [ leggi altri commenti di w » ]

Un libro musicale nel quale la "Musik-a" insiste sul ritmo, dapprima dolce, rarefatto, malinconico, poi via via sempre più incalzante, ironico, a volte cinico e brutale ma in tutto il suo andamento sempre lucidamente "onesto". Apprezzo il rifiuto di melismi e infiorettature, mai banale nel descrivere gli aspetti ridicoli della morte (e gli eroismi quotidiani nell’affrontarla) gli preferisci piuttosto una luminosa cadenza piccarda. Se c’è da andare in "solo" schiacci il distorsore/dialetto; potente e precisa, snoccioli frasi taglienti, salvo poi rientrare in atmosfere "confortably numb". Bello è lasciarmi strapazzare da sputi e carezze, dallo sbatter d’ali di un angelo, dal tonfo di un corpo troppo stanco o perdermi nel beat di una "scopata" che scacci ancora un giorno la bugiarda. Se questa è la "Copertina" c’è da aspettare e temere... il "Libro". Grazie per non avermi parlato di marmo levigato ma di carne viva e imperfetta. P.S. Alla fine lo hai fatto!

 Maura Potì - 27/02/2013 19:58:00 [ leggi altri commenti di Maura Potì » ]

Grazie Maria, è un dono di verità che apprezzo e condivido empaticamente, con quello spirito di sorellanza che da sempre mi unisce a te. Curioso che sia stato un uomo a dire "il sesso è ovviamente tragicomico. Non ne scrivo come di uno strumento ossessivo. Ne scrivo come di una risata su un palcoscenico su cui dovete finire per piangere anche voi, come di un intermezzo, tra un atto e l’altro". In realtà, credo che questa percezione della vita, tra il disincanto e l’ironia, tutta femminile, sveli una passione che non conosce censura. L’uso della parola nuda e cruda, e per questo solida e fiera, è un pò come sbandierare orgogliosamente il diritto alla libertà di essere senza compromessi, senza cercare consensi. E’ un traguardo da età matura che io trovo affascinante. Mi hanno anche incantata i testi in romanesco, e questo è davvero straordinario, se si considera che non amo molto il vernacolo!
E la poesia c’è (alcuni testi mi sono particolarmente cari), ma forse è un effetto secondario rispetto alla potenza espressiva di questo tuo lavoro, a tratti più vicino al testo teatrale che letterario. Un abbraccio

 Gian Piero Stefanoni - 27/02/2013 17:47:00 [ leggi altri commenti di Gian Piero Stefanoni » ]

Cara Maria, grazie per il dono della tua nudità che solo una maturità autentica, generosa e senza sconti (a partire da se stessi) può dare con tanta franchezza ma anche dolenza, permettimi; una magnifica dolenza, prepotente, viva nella sua visione di Cigno, perfetto e tale perché consapevole anche delle sue imperfezioni. Dolenza- più che la consueta e altrettanto propositiva rabbia- anche per un mondo al rigetto proprio perché forse non consapevole della fragilità- che è la sua sacralità- iscritta in ogni vita. E da cui dovremmo sempre ripartire facendone un punto d’incontro e che tu hai così mirabilmente raccolto nel verso: “Quel fiore che tutti immaginiamo marmo e, invece, è carne”.

Personalmente, per quanto mi attraversa soprattutto in questo momento, ti sono grato del racconto che ci lasci di tua madre e tuo padre con le cui figure ci dici molto di te (qui davvero- forse più che del sesso- capisco il pudore e la sua forzatura, il dolore). E ai tuoi dubbi sull’effettivo valore artistico del lavoro ti rispondo citando “Il parto della morte” e “Così muore la madre di un Angelo” che sono notevoli. Ti abbraccio forte, Gian Piero.
P.s. La vecchietta che venne le rose mi ha fatto venire in mente quella che al Verano mi disse “Che vvoi signorino?”. Roma di cristallo e grazia..

 Eugenio Nastasi - 27/02/2013 13:15:00 [ leggi altri commenti di Eugenio Nastasi » ]

Maria Musik ha osato scrivere della carnalità (sua, nostra, di tutti)con una immediatezza che va oltre la prosa e la poesia inverandole come necessità espressiva e non come fine letterario; è come se si fosse liberata con un botto da formalismi e tabù che sono le maschere della borghesia; ha "sputtanato" la morte e l’eros, ha sdoganato i simboli del "si fa ma non si dice" con parole dirette,immediate, crude, anche malinconiche ma salutari, e spesso felici.
Se poi un prodotto letterario ha bisogno di qualche perla per giustificare la scrittura: ecco allora a titolo esemplare "Sesso a secco", "Vergine e deposta" e "Miagolare pallido e assorto" che fanno "testo" e lasciano intendere che si può anche fare buona poesia, ma a Maria interessava dare una scossa psicologica e morale ai suoi lettori e non far loro "una visita di cortesia": e c’è riuscita. Ciao Maria!

 Maura Potì - 26/02/2013 20:55:00 [ leggi altri commenti di Maura Potì » ]

A domani, Maria, l’ho appena scaricato ;)

 Emanuele Di Marco - 26/02/2013 19:54:00 [ leggi altri commenti di Emanuele Di Marco » ]

intanto l’ho scaricato. cercherò assolutamente di trovare il tempo anche di leggerlo. ;-)
un abbraccio.
Emanuele

 Gian Maria Turi - 26/02/2013 17:10:00 [ leggi altri commenti di Gian Maria Turi » ]

"Fratelli, a un tempo stesso, Amore e Morte
Ingenerò la sorte."

Questo libro mi sembra in effetti un gran riassunto pop-romanesco dell’eterna tensione tra la vitalità (del sesso in chiave edonistica, non più rivestito di orpelli romantici né di significati ulteriori, fosse pure soltanto dionisiaci) e la deperibilità della vitalità stessa, costretta per "natura delle cose" a rigenerarsi uccidendo.
L’ho trovato un testo molto intimo, un po’ disperato ma soprattutto "incatenato", come se in effetti il personaggio della scrittrice vivesse nel recinto del macello, ferita, impanicata, svuotata ma con l’unica consapevolezza che dal luogo in cui si trova si va solo al coltello e non a un verde pascolo. Si ferisce, lotta, piange ma alla fine si rimette gli occhiali; parla di prestazioni a tariffa, di sesso brado, ma sono pulsioni immaginate, desideri che ingolfano il sentire a causa delle ristrettezze quotidiane, del depressivo routinario, della libido appiattita su una realtà casareccia, rappresentata forse dalle figure ricorrenti del padre e della madre, vecchi, affettuosi, asessuati. Forse le 50enni che vanno a letto con i ragazzini non fanno in fondo la scelta sbagliata... e in quel caso sì che occorre essere ferme e non innamorarsi, perché sennò son guai, senz’altro rogne... ma è poi proprio il sesso per il sesso l’ultima frontiera necessaria al sentire? L’autrice è piuttosto una menade, solo che qualcuno sembra averla convinta che l’estasi passi attraverso il canale del parto - laddove le menadi erano invece inviolabili...

Sono d’accordo con quanto detto nella prefazione a proposito della "poca artisticità", ma trovo la scrittura idonea ai contenuti, anche nell’uso di un dialetto approssimativo che è poi ciò che resta del romenesco del Belli o di Trilussa. E’ la lingua che c’è a Roma, non un’altra inventata o ricostruita, la lingua delle scale e delle cucine, la lingua ormai dei centri commerciali della capitale... E in generale sempre parole attagliate ai referenti, quasi parole-oggetto, che non evocano altro da sé. Parole adatte a quel sentire in bilico tra il sacro e il profanato (da profanare), tra il dovere e il volere, tra l’essere la brava bambina ritratta nelle note e la donna che vorrebbe sbranarsi l’universo - o almeno una sua bella parte.

 Guglielmo Peralta - 26/02/2013 10:54:00 [ leggi altri commenti di Guglielmo Peralta » ]

Un testo divertentemente amaro ma nudo, senza maschere. E in questo smascheramento non c’è, non può esserci nulla di trasgressivo, perché la verità non dà scandalo quando è pratica d’amore e di passione autentica; perché non c’è altro modo di vivere intensamente se non amando intensamente, vivendo la sessualità come componente naturale dell’amore, come pulsione ’geniale’ da fare sì "impazzire un genio", ma più vicina al godimento estetico che alla lussuria! Sono indicative le foto di Abelardo ed Eloisa, di Paolo e Francesca: amanti considerati lussuriosi ingiustamente, perché innamorati e folli d’amore, avvinti da una passione ’pura’, ammantata del candore del "cigno". Così va vissuta la sessualità, come Maria Musik dice espressamente, e cioè spogliati "della propria capacità di sedurre" per "aprirsi all’universo (...) per entrare in un rapporto profondo e sincero, in uno scambio di emozioni con un’entità naturale altra", e ancora, considerando il sesso come "atto di conoscenza". Per questa sua grande sincerità, dobbiamo essere noi lettori a fidarci di Maria.

 gabriella gianfelici - 25/02/2013 07:50:00 [ leggi altri commenti di gabriella gianfelici » ]

Un ebook scatenato, a ruota libera, vero e vivo: finalmente!
Il pezzo di Aladino è troppo simpatico e vero, pensa che noia a soddisfare sempre i desideri altrui e mai i nostri. L’alternanza di ironia, racconto sfacciatamente brusco, versi malinconici e vernacolo creano una miscela accattivante mai noiosa nè scontata.
Ho apprezzato veramente molto questa raccolta e ci ho ritrovato lo sguardo e la fierezza di Maria che saluto con tanta stima e affetto.

 Roberto Perrino - 24/02/2013 19:34:00 [ leggi altri commenti di Roberto Perrino » ]

finalmente, Maria, lo attendevo da tempo questo libro.
che dire? per ora, nel giorno della contestazione a petto alto:
... pitipim! patapam!

 Roberto Maggiani - 24/02/2013 19:23:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Questo libro, a mio avviso, nasce dal desiderio dell’incontro. Maria ha la necessità esistenziale di incontrare, qui nei propri lettori, la forma umana più autentica, chiedendoci di liberarci dal giudizio e dalla commiserazione. Maria ci presenta figure di donne, il cui corpo è detentore e intermediario della loro più interiore sensibilità, un corpo che chiede rispetto; sono persone i cui pensieri sono forgiati da singolari esperienze di vita, una vita che, a sua volta, è trasformata, e indirizzata, nelle esperienze, dai pensieri che ribollono nei silenzi e nelle desolazioni, nelle piccole e fugaci ambizioni, di cui i personaggi di Maria hanno pieno diritto, per quanto talvolta gli venga negato. Maria sa risvegliare in noi, con quel sincero ed autentico procedere narrativo, nella prosa come nella poesia, la voglia di donare amore, quello giusto... vien voglia di accostarsi ai suoi personaggi, di mettersi a cavallo dell’onda infuocata che andrà a devastare la menzogna della vita. Questo eBook è, per me, un richiamo a valorizzare la perfetta sensibilità femminile: un tesoro nel percorso storico, sociale e culturale della misteriosa e passeggera esistenza dell’umanità.

 Franca Alaimo - 24/02/2013 19:19:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Quest’oggetto rovente che è il libro di Maria e che rischia di bruciare non solo i polpastrelli a chi lo sfoglia: la sua parola erotica, tutta intrisa di passione, affonda dentro l’udito con uno sciame di suoni vigorosi e netti. Ascoltandoli, ciascuno può capire da che cosa sono provocati, perché l’autrice non si serve delle parole per suggerire, ma decisamente per dire, non velando nemmeno quelle parti di sé ( vedi l’episodio raccontatto in Copertina - un testo che ho trovato splendido come anche l’immagine ) che di solito si lasciano nascoste. Il fatto è che Maria nomina il corpo, il suo corpo non come forma esteriore, ma come figura del tempo e delle vicende e delle emozioni che l’hanno attraversato. Come un’incisione piena di segni. Tanto impeto di vita fiotta con la stessa irruenza del sangue da una giugulare recisa di netto. A volte si avrebbe voglia di girare il viso, di chiudere gli occhi; ma Maria ci comanda di guardarci nello specchio che ci porge, perché il coraggio di essere è proprio questo sostenere senza tentennamenti la propria immagine, specie quando la giovinezza è andata via da un pezzo, e ha inizio la lotta fra desiderio e apparenza, fra volontà e consapevolezza, quando ci si sente un po’ come le bestie condotte al macello, che fiutano la morte. Ho ammirato, come sempre, la profonda sincerità di Maria, il suo essere trasgressiva non per il gusto di opporsi alle regole, ma per ubbidienza a se stessa ed alla verità di se stessa. Un libro forte, non per quelli di "palato delicato"...ma lasciamoli alle loro pietanze...non è vero, Maria?

 Loredana Savelli - 24/02/2013 16:59:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

E’ vero, alcune poesie le avevo già lette, ma rileggerle tutte insieme, dalla prima all’ultima come in preda a una sorta di febbrile voracità, in accordo col ritmo concitato con cui esse si succedono e col colore acceso dei racconti, in un crescendo di emozione tra eros e thanatos, be’, fa effetto, molto effetto. Sicuramente Maria Musik possiede un forte senso teatrale, reso con immagini vivide e scene che s’imprimono con forza, la forza propria di chi smaschera e "si" smaschera. Il lettore è riconoscente per l’onestà di questi testi, che sono "di pancia" sicuramente ma anche, e direi soprattutto, "di testa": dietro l’istinto poetico e drammatico dell’autrice c’è una mente rigorosa e quasi spietata. C’è una Persona che si schiera, sceglie in modo deciso, si espone anche a costo di turbare. Ci sono autori che si nascondono dietro i loro testi. Io penso che Maria Musik "usi" la scrittura non solo per rivelare se stessa ma per coinvolgere chi legge in un "gioco" in certi casi massacrante ma di sicuro non deludente in quanto ciò che si scommette è la propria anima.
Superfluo aggiungere che sono stata "toccata".
Un caro saluto!!

 Patrizia - 24/02/2013 11:03:00 [ leggi altri commenti di Patrizia » ]

Chi ha scritto questo testo, sicuramente non mi conosce, ma ho sentito che qualche parola dovevo spendere per questa donna che ha sofferto tutti i passaggi tristi della sua vita in modo così intenso. Notevole la sua capacità di passare al vernacolo e all’italiano, il variare fra racconti e poesie.
Non amo molto il vernacolo sono sincera, ma debbo ammettere che ha la capacità di arrivare subito al cuore. E’ un messaggio più diretto di quanto non sia la poesia in italiano. Ho seguito con affetto e solidarietà i momenti difficoltosi della poetessa, ma è nella tristezza, secondo me che ci riconosciamo, e diventiamo migliori. Grazie per averlo potutto leggere.

 cristina bove - 24/02/2013 04:51:00 [ leggi altri commenti di cristina bove » ]

Mi è piaciuto moltissimo, Maria. Sorpresa di una verità nuda, icastica, mai banale.
La parola che trae la vita dalla morte, il coraggio di esporre il cuore attraverso l’eros, che diventa poesia quasi suo malgrado.
Ammiro la capacità di porsi oltre i condizionamenti e gli stereotipi, di mettersi di fronte al proprio sé inquisitore e rispondergli picche. Di sapersi offrire nella naturalezza sfacciata della propria essenza, il corpo accolto per quello che è, con la sua età, dal pensiero senza età.

Cristina