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Maura Potì
- 26/02/2013 19:59:00
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Storie respirate, inalate e poi assimilate in un fragile, delicato processo empatico. Una madreperla questo "segno semplice", dal guscio così duro che quasi si sarebbe tentati di rinunciare ad entrarvi, per pudore, per rispetto, per amore. Eppure si riescono a sfiorare con le dita i cristalli delle vite altrui, inglobate nel guscio, a strati, in maniera elettiva. E se ne percepisce la sofferenza, e a tratti, anche la gioia. Si sorride e si piange, qua e là, ha ragione Federica. E i sussurri e le urla giungono attutiti come il suono del mare di certe preziose conchiglie. Alla fine, senti che è proprio quello "Il segno semplice", la voce originata da altre voci, laria che si fa vento e poi tempesta ma che presto si dispone a tornare aria, docilmente racchiusa in una madreperla.
Meth Sambiase
- 24/02/2013 16:22:00
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Vi ringrazio ad uno ad uno. Le vostre letture critiche mi terranno impegnata in nuove visioni della mia stessa visione, che hanno attraversato i miei cinque componimenti. Grazie ancora. Ora la lettura passa allebook di Maria Musik.
gabriella gianfelici
- 23/02/2013 09:59:00
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Ho letto molte volte questa raccolta, con piacere e con ansia di comprensione, fino in fondo. Ma la poesia scende fluidamente su di me e trovo lampi di suggestioni, scorci di affermazioni e piano tutto si ricompone. Faccio mie le osservazioni di Franca e di Maria, ritrovo il "peso" e il "gusto" e il "lavoro" della parola poetica legata allesperienza, agli amori che abbiamo, alle nostre letture. Dobbiamo metabolizzare per poter "produrre" in modo diverso sentimenti, storie e situazioni antichi come il tempo del mondo. Sicuramente questa raccolta non lascia indifferenti: scuote e calma allo stesso tempo,si legge e si riflette partendo dalle parole si giunge a noi stessi. Molto indovinate le illustrazioni, originali gli incipit e le spiegazioni ai capitoli.
Franca Alaimo
- 22/02/2013 18:26:00
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capisco Meth, quando afferma che la sua è stata unoperazione di cannibalismo, perché ci sono artisti che non si amano soltanto, ma si mangiano, così che la loro "sostanza" comincia a circolare nel sangue e, perciò, diventano carne della nostra carne. Il linguaggio appassionato, denso, e , mi si conceda un ossimoro, oscuramente luminoso, racconta la biografia interiore di questi cinque artisti prediletti, caricandosi amorosamente di tutto il loro travaglio. Ho anche apprezzato le immagini che arricchiscono il libro e che completano il testo scritto. Un libro emozionato, emozionante, che ricorda come larte sia un viaggio inesauribile che ogni artista continua, portando avanti tutto il già tracciato.
Maria Musik
- 16/02/2013 20:30:00
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Il segno semplice... ma non vi è nulla di semplice in questo e-book. In questo caso parlerei di "complessità della bellezza". Meth, la cannibale, ha scritto, a mio parere, versi che è impossibile cannibalizzare. Ci vuole tempo e silenzio per "distinguerli", per scardinare il soggetto dalloggetto, tanto questultimo è stato inglobato dal primo. E, forse, alla fine dellennesima rilettura, deciderò di desistere da questa perversa voglia di sezionare un corpo che, a discapito di una immediata comprensione, non mi svelerebbe il suo mistero (semplice?) neanche se lo riducessi a singole cellule da osservare al microscopio. Come ogni corpo, va amato nella sua complessa, indissolubile integrità.
Federica Galetto
- 15/02/2013 12:23:00
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Ti ho (ri) trovata in questo percorso poetico, così come si (ri)trova qualcuno o qualcosa perso da tempo, che ci ha dato molta pena per la sua mancanza. Le trasformazioni e le fissità dellessere umano, ciò che cambia e losservazione dellimmutato come fosse parte di un futuro elastico, molle, deformato ma chiaro e vivido. Inutile dire che ho davvero apprezzato questo tuo lavoro, così tanto da sorridere e magari anche piangere(qua e là). Grazie del tuo segno semplice.
Federica Galetto
Fausto Torre
- 14/02/2013 22:06:00
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così non è difficile incontrare i versi, quando a un oggetto interno corrisponde un oggetto esterno e viceversa. Corresponsione o doppia natura delloggetto e del termine che lo individua senza il bisogno di darne definizione. Il tuo correlativo oggettivo ingaggia un dialogo con lio poetico. Il suo timbro è profondo ma asciutto, e traccia le coordinate di una profezia non destinata alla esegesi ma diafana su ciò che già vive in embrione.
Spesso il sono si fa intenzione assertiva, installa una presenza riconoscibile e riconducibile a un nesso unitario e sineddotico dellindividuo. - ho ancora le parole/ non le sente nessuno / sono inflitto in una camera di dolore / - a un approccio esistenziale spaccacapello, non nel senso della analisi estrema o della domanda perpetua, ma nel senso della risposta nella stessa proposizione interrogativa; concedersi voce tra ghiacci e fiammelle, sorta di ossimori dalla capacità espressiva e significativa non trascurabile.
/mi stenderò in un calco di legno/un filare segnerà il riposo, le assi,/ la fine, sotto il morso delle arvicole/ l’atarassia, la nuova ospitale casa / fedele perché il Nulla è amorevole/ un nome unito e cancellato
Le cose interne non sono soltanto cose che attengono a noi, ma sono cose che attengono allintera umanità.
Che siano Sylvia Plath piuttosto che Piet Mondrian piuttosto che Jean-Michel Basquiat gli ispiratori di vite diverse, hanno tutte lo stesso potenziale di tensione verso il segno che - nello splendore ultimo della significazione propria, della libertà di essere vita e testimonianza - stabilisce la sua autonomia affascinando il comune senso di libertà denominatore.
angela silvestri
- 14/02/2013 13:30:00
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Che dire, non mi stupisce la tua poesia, ma ogni volta resto sempre piu affascinata cara amica.
gabriella gianfelici
- 13/02/2013 22:24:00
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mi occorre tempo per questi versi così densi ma teneri, incisivi.
Virna Danieli
- 13/02/2013 21:29:00
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dolce amica klee guarda ammirato
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