Di Loredana Savelli
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Maria Musik
- 01/07/2012 12:48:00
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Ciao Gian Maria. Ben vengano certi confronti. Credo di aver usato il termine farisaico nella sua corretta accezione. I Farisei furono, appunto, degli intellettuali di grande levatura che, proprio in virtù della profonda conoscenza della Sacra Scrittura, manifestavano un profondo massimalismo riguardo alla "materia" stessa della fede e, quindi, della legge. Tale condizione li condusse a comportamenti esteriormente inappuntabili ma, nella sostanza, non rigorosi quanto la legge stessa avrebbe richiesto. Ora, dire che una persona, in possesso di profonde chiavi di lettura della realtà, compia il bene non per ostentazione o per ottenere il pubblico riconoscimento della propria appartenenza, adotti comportamenti non farisaici non mi pare unaffermazione razzista o che sminuisca in alcun modo la conoscenza di cui sono stati portatori i Farisei. Oltretutto, se dovessimo seguire il tuo ragionamento, non dovremmo usare termini come "gesuitismo" perchè, pur riferendosi allimpostazione dottrinale e didattico/pedagogica della Compagnia di Gesù, contiene un richiamo negativo allabitudine ad un certo lassismo ed ad una retorica non scevra da ambiguità e restrizioni mentali atte al raggiungimento della dimostrazione di un postulato. Se lo uso non disconosco il loro apporto alla cultura mondiale ma sottolineo un aspetto, circoscritto temporalmente, che ha segnato la loro storia di congregazione. Ritengo che i temini diventino discriminatori quando, nel contesto di una frase, determinano una condanna o comunichino il disgusto verso una intera categoria di persone. Ma se il riferimento è ad un aspetto che è stato proprio di un gruppo/setta/congregazione/ordine/ecc. non sto riducendo tutto il gruppo a quellunico comportamento. Resta, comunque, di massima importanza depurare il proprio lessico da termini spregiativi verso gruppi di persone ma, credo, che molto stia nella misura e nel buon senso.
Gian Maria Turi
- 01/07/2012 11:04:00
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Cara Maria, scusa se mi intrometto dove non centro, e scusa pure tu Loredana. Facciamo che si tratti di unaltra conversazione dove parliamo solo di parole. Vorrei dire che alcune parole del lessico comune, di cui quasi ormai ci sfugge la portata, andrebbero davvero risemantizzate. Qui soprattutto mi riferisco alle parole "ebraiche". Quante volte ancora si usa "rabbino" per dire "taccagno"? E quante volte abbiamo sentito, parola ora poco usate, dire "marrano" per intendere un brigante, una persona vile e infida? Sono parole con storie infami, bisogna davvero rispiegarle o non usarle per non essere presi nella pania del loro significato storico. Ora, lo stesso occorre dire per la parola "farisaico". Passi pure, e non deve essere altrimenti!, che i vocabolari diano come definizione figurata quella di "Uomo falso, ipocrita, che guarda più alla forma che alla sostanza delle azioni"; ma se noi (dico noi!) non vogliamo continuare ad avere false opinioni su certe cose, aberrazioni dovute a secoli di "lotta delle idee", dovremmo anche sapere chi furono questi benedetti farisei e un po anche cosa fecero. Lo stesso vocabolario, nella definizione propria dice: "Membro di una setta religiosa e politica ebraica, sorta nel 2° sec. a. C. e dominante fra i partiti del giudaismo negli ultimi tempi dell’età precristiana, contraria ad ogni influsso straniero sulla legge, di cui predicava una rigorosa osservanza; la setta fu condannata da Gesù e dal cristianesimo primitivo per il suo eccessivo formalismo, ma bisogna riconoscere il merito ch’essa ebbe nell’aver affrontato lo studio dei testi e della tradizione biblica e di aver così trasmesso all’umanità un grande patrimonio culturale, che nella Bibbia ha il suo fondamento." Ecco. Questo è davvero il minimo che cè da sapere sui farisei prima di usare il termine in modo denigratorio.
Con questo non voglio assolutamente rampognare nessuno né fare polemiche della domenica, ma solo comunicarvi qualcosa che secondo me ha una grande importanza e tanto più per chi si occupa di scrittura: conoscere la storia e il significato preciso delle parole, perché - e lo sapete bene anche voi - le parole sono corpi vivi e come tali vanno trattate. Almeno finché si può. Pena il rischio di essere noi usati da loro e non viceversa.
Maria Musik
- 01/07/2012 10:41:00
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Loredana, amica cara, sei trasparente e limpida e non devi affatto preoccuparti. E uno dei tuoi tratti più belli, che incutono grande rispetto ed ispirano estrema tenerezza. Non ho voluto nè radiografarti nè stanarti ma solo comunicarti quanto io ti riconosca nelle tue bellissime (alcune perfette) poesie ed in esse io ti ami, con tutti i tuoi slanci e le tue "asprezze", con i tuoi disvelamenti e nascondimenti e, soprattutto, con tutta la tua palpitante umanità e generosità ... e sì, malgrado tu preghi e digiuni e doni senza farne mai sfoggio, così lontana dal fariseismo imperante, anche la tua solidarietà "attiva" emerge ;-). Un abbraccio e buona domenica... nella fessura di un bel muro fresco, date le temperature.
Loredana Savelli
- 01/07/2012 08:58:00
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a Maria Musik. Buongiorno! Apro la pagina dei commenti e leggo questa radiografia così particolareggiata da farmi sentire nuda! Stamattina tentavo di nascondermi dietro il muro a secco, non avevo voglia né di parole né di ospiti, ma mi hai stanato!! Mi chiedo se davvero sia così trasparente e se mi debba preoccupare. Certo, il tuo intuito ha dello straordinario. Ti ringazio per la pazienza che hai avuto e ringrazio tutti i miei amici-lettori che stimo immensamente.
Maria Musik
- 01/07/2012 08:24:00
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No, non mi andava di gettarmi a commentare, dopo aver letto, solo per compiacerti o compiacermi. Questo libro è lungo e complesso ed ha due ombre: non si deve far lerrore di sottovalutarle. Due ombre e due soli a proiettarle: luna che sallunga e dilata, laltra che si ritrae cercando un muro di pietre a secco sotto cui scivolare. Nel confronto con laltro, esterno/interno, particella/colosso, finito nellinfinito, nuoti soave, timida damplessi, avara di carezze, gonfia di inquietudini, prodiga di parole/suoni. Scontrosa verso chi vorrebbe forzare la diga, vogliosa di tracimare. Sei tu e mi piaci, che bellezza e amore sono casa tua, anche se nellospitarci con amore ci chiedi di restare, pregandoci di andarcene.
Alessandro Mariani
- 21/05/2012 00:53:00
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Mi spiace arrivare al commento così tardi, Loredana, perché le tue poesie meriterebbero unattenzione più grande non solo della mia. E siccome non so andare in profondità, e non ho idee ma solo opinioni, neanche tanto buone, passo la parola ad uno scrittore geniale che potrebbe dedicare alle tue liriche splendide pagine critiche, ma che preferisce condensare in poche parole o versi lammirazione che provo che quello che scrivi:
Si tratta del periodo più bello che Emerson abbia scritto sulla poesia. Io ho poche parole, e molte di quelle che dico sono inutili. Lascio a lui lelogio di questa tua bellissima raccolta di poesie:
" Lautentica poesia non è fatta da metri, ma dargomenti metrici: un pensiero così vivo e appassionato che, come lo spirito di una pianta o di un animale, ha unarchitettura tutta sua, e adorna la natura di una cosa nuova. Pensiero e forma sono uguali nellordine del tempo, ma nellordine della genesi il pensiero precede la forma. Il poeta [ ... tu, Loredana ... ] ha un nuovo pensiero; ha tutta unesperienza nuova da dispiegare; ci dirà come essa era, e ogni uomo diverrà più ricco nella sua fortuna. Perché lesperienza di ogni nuova era richiede una nuova confessione, e il mondo sembra essere in attesa del suo Poeta" ( Il poeta)
Ti auguro una cosa scontata e poco originale ( tanta felicità). E ti faccio i miei più grandi complimenti.
Luciana Riommi Baldaccini
- 15/05/2012 00:33:00
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Ritrarre: dare forma ed effigie. Questa è lopera della psiche, anzi del "fare psiche": trasformare il visibile e linvisibile, il pensato e limpensato, in contenuti di coscienza rappresentabili e comunicabili agli altri. È lazione umana più alta, a mio parere, e soprattutto quando trova espressione in una forma, come quella poetica (artistica in generale), che conserva tutte le suggestioni di una visione del mondo mai letterale, mai satura di senso e dunque sempre aperta a ulteriori decifrazioni. La tua galleria di ri-tratti mi sembra proprio questo: la trasfigurazione poetica di quella parte del mondo che ha avuto la ventura e la fortuna di incontrare la tua sensibilità e la tua capacità di rappresentarla con le parole. Grazie Loredana.
Salvatore Solinas
- 11/05/2012 10:50:00
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Carissima Loredana le tue poesie mi ricordano i poeti di lingua spagnola, hanno la stessa sonorità e la stessa dovizie d’immagine. Mi fanno rabbia, perché non riesco a leggerle tutte in un a volta. Esse meritano che mi soffermi a soppesarle, a meditarle una per una, perché ognuna è un gioiello che ha una sua esistenza compiuta. Purtroppo le raccolte fanno sì che il lettore s’affretti passando da una poesia all’altra sospinto dalla curiosità e dalla piacevolezza delle immagini e ne perda la profondità. A me questo non accadrà. Ti prometto che le leggerò tutte con la dovuta calma, anche se mi occorreranno parecchi giorni.
Gian Maria Turi
- 07/05/2012 21:41:00
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Questo libro mi ha fatto pensare dallinizio a uno dei miei libri favoriti delladolescenza, poi riletto, oramai non riletto da tempo: "Lantologia di Spoon River" di E.L. Master. Così lho letto doppiamente volentieri! Ritrovandovi anche a tratti quella leggerezza quotidiana di molti degli epitaffi di Master. Gesti e attimi anche microscopici che eppure racchiudono in sé interi universi di vita, sensazioni, ricordi.
La chiusura poi mi ha commosso: "ho visto processioni a lutto matrimoni di poveri in mezzo a campi di papaveri
e ho azzardato che nel Son Repos persino Dio non conosce il nostro futuro
giorno per giorno adegua il progetto alle umane stravaganze" - sia perché largomento mi è particolarmente caro, sia perché i primi 3 versi mi hanno riportato alla memoria una canzone che ascoltavo sempre da bambino, dai dischi di mio padre: http://www.youtube.com/watch?v=42mYpQHTDnY
Sono contento di avere letto il tuo libro! Grazie Loredana.
Eugenio Nastasi
- 04/05/2012 12:50:00
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Mi scuso con Loredana per giungere così in ritardo allappuntamento coi suoi RI-TRATTI,che nonostante la sequela un pò lunga, tengono nel registro con un crescendo tipico, credo, di quella musica di cui lei è innamorata. Sicchè la seconda parte aggiunge fecondità alla parola, che si fa pensosa pur mantenendo il martelletto del pianoforte come di tocco lieve, fuggitivo. Si potrebbe azzardare questa affermazione: a furia di masticare poesia e sana prosa, Loredana ha trovato il suo diapason naturale anche nella scrittura poetica: cè gusto e scelta di lemmi in molte sue poesie e una straordianria voglia di orchestrare i suoi ab intra e ad extra senza cedere troppo al dejà vu, con sana, autentica voce. Ad maiora, Loredana.
Cristiana Fischer
- 03/05/2012 11:31:00
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Leggendoti e rileggendoti, mi è sembrato di andare con il libro verso il centro. Dalla ariosità (blu) e dal tocco sensibile e delicato sugli angeli, Marcella e i tuoi studenti passi ai toni più drammatici delle anime musicali, alla crudezza emotiva del particolare a cera "nell’angolo dove croci e ladroni/convivono abbracciati per ore/ e dormono sonni colpevoli". E poi lautoritratto, in cui compaiono altre parole: oscurità, ottusa fatica, smorzato, balbetto, imbarazzo e cè la pesantezza della beffa, della bizzarria, i graffi. Tu dici che "nulla è cambiato/tutto è più lavorato/(come impastato)". Due direzioni del cammino mi sono sembrate Punto di fuga e Unantica Eva. E poi lultima parte, il Volto, per dire che lassurdo sta insieme al concreto: i baffi i nasi e il fazzoletto da taschino con Dio Son Repos e la sua afasia. Con la bellissima Cerchio sullabisso, che è una perfetta cosmologia che stringe orrido e nido. E un unico filo leggero e resistente di versi ariosi da seguire come una musica che intrappola!
Valentina Rosafio
- 02/05/2012 20:48:00
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Immagini poetiche vivissime, ricordi vividi e visionari.. tutte le persone incontrate nel tuo cammino sono state ritratte in tele impressioniste spaventosamente belle.Mi piace pensare alle tue incredibili poesie come pitture di quegli impressionisti francesi e le trovo per qualche verso molto vicine allo stile degli autoritratti di Van Gogh. Adorabili i ritratti dei nonni! Insomma un capolavoro questo tuo! complimenti Loredana.
Marco Giampieri
- 27/04/2012 11:01:00
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Avevo scritto queste righe un pò di tempo fa e mi sembra riflettano bene le mie sensazioni di lettura delle poesie di Loredana. "L’angelo della vita e l’angelo della morte sono lo stesso orizzonte di luce ed ogni incontro è un battito di ali, disegnato sotto uno scroscio di pioggia. La piccola scia tracciata dall’esistenza può essere vista da molto lontano e gli angeli non sempre stanno a guardare, a volte accendono il fuoco e si siedono con noi in silenzio. Con loro dividiamo il pane e mastichiamo lo stesso sale, per imparare quanto sia difficile l’amore, anche per un’ora". Ciao
pietro menditto
- 27/04/2012 07:51:00
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Il tuo viaggio continua, e anche chi ti legge è ri-tratto a godere le meraviglie del suo essere sempre nuovo, ad attingere anche per sé il succo rigeneratore da una vena poetica che appare inesauribile.
Leopoldo Attolico
- 25/04/2012 18:02:00
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Colpisce favorevolmente la capacità di Loredana nel restituirci limportanza che lAltro assume nella sua vicenda umana . Sappiamo che la fisiologia delle emozioni non è addomesticabile e orientabile in direzione dellurgenza di occuparsi del Prossimo : la capacità di uscire dal Sé non si impara , si possiede o non si possiede . E qui Loredana dimostra di esperirne con bella continuità .
Loredana Savelli
- 25/04/2012 17:21:00
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Ringrazio di cuore gli amici lettori. Grazie per essere entrati nella vasta folla dei volti e delle voci che mi formano. Mi accingo dunque a continuare, condividendolo, il viaggio della vita, nella sua modesta espressione poetica - la mia - ma allietata da una più ricca presenza umana e artistica – la vostra -. Un caro saluto a tutti.
Maura Potì
- 24/04/2012 20:44:00
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Forse mi ripeto: il tuo punto di vista, saggio e pertanto privo di "giudizio" è quello di unosservatrice attenta che continua a stupirsi, con lintelligenza delle persone spirituali, ma senza la retorica dei predicatori. Chi ti legge, entra nel tuo mondo emotivo con estrema naturalezza, per scoprire insieme a te, dallangolazione del tuo privilegiato punto di osservazione, cose semplici e complesse insieme, come se ci facessi dono ogni volta di una chiave magica che apre tante porte, una nellaltra, come per farci entrare un pò nella tua vita, insieme ai tuoi angeli silenziosi. Cè ironia, a volte nostalgia e tristezza, ma mai autoreferenzialità, e questo per me è un pregio assolutamente non da poco! Mi sono sentita davvero accanto a te in questa lettura, ho visto e sentito molto, e forse ho capito qualcosa in più anche di me. Grazie, Loredana
Alessandra Ponticelli Conti
- 24/04/2012 12:31:00
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Complimenti Loredana, una raccolta intensa e spirituale.In ogni poesia si respira il senso di stupore che caratterizza tutte le tue opere; quellandare e venire sulle cose, sui ricordi, in una ricerca di se stessi mai disperata ma protesa verso nuovi orizzonti. Un cammino interiore nel quale gli Angeli ora vicini, ora distanti, non dimenticano mai di indicarci la strada.
Meth Sambiase
- 22/04/2012 23:41:00
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Sarei tentata di fermare lo scritto alla dedica de "il mondo salvato dai ragazzini", perché il testo della Morante è uno dei "miei" testi in assoluto, e ritrovarlo nel bel mezzo del cammin di questi ritratti mi ha fatto ancora una volta pensare quanto io ami leggere le composizioni di versi di Loredana Savelli. Una nota verso lAltro, questo lavoro, in cui la poeta si rivela come virtuosa dellascolto, e sfilano i tratti delluno nellaltro per fondersi in uno studio di caratteri che non si astrae mai, perché nessuno viene allontanato dal quotidiano, anche le assenze che diventano ricordi. La parola poetica è addolcita, non emergono intrighi e contrasti da sanare nel verso, ma inaspettati arrivano squarci di sociologica saggezza a cambiare il senso della strada (il peccato di oggi? mettere lo zucchero nel caffè), e sulla strada della pagina sincontra il mondo. Conoscevo già la bellezza dei suoi angeli (avevo già letto la silloge), vado avanti nella lettura e continuo a "leggere" lo sguardo della poeta, che si chiede, che descrive, che ricorda, ma ogni volta è lincontro non lo sguardo che si offre, perfino la musica prende vita dinchiostro (Roma è un erotico sussurro). Nei ritratti sogno, polvere, naftalina, casalingaggine, prende vita tutto. Le figlie sono coppie di ragazze, il figlio è un singolo vulcano, e infine lamore, lAltro per antonomasia che ci penetra e pervade "in una casa dal tetto rosso". Poi si ritorna a se, un autoritratto in divenire (sono fatta di acqua salata) e un appunto ancora damore (poesie come figli adorati). Ah, anchio "vorrei dire a mia madre cosa ho imparato dallesser figlia", lavessi potuto dire a mio padre mi sarei forse così emozionata a leggere questa parte di ritratti? Si, forse si.
Antonio De Marchi-Gherini
- 22/04/2012 21:17:00
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Poesia di cuore e di pancia, come direbbe un analista cognitivo. Scoramenti e passioni improvvise, una narrazione leggera senza rimandi e altre verità nascoste da scoprire. La raccolta ha una sua compattezza, ma ogni testo è un unicum, uno squarcio di verità del quotidiano con ospiti invisibili che aiutano a decifrare i segni della fatica del vivere.
Gian Maria Turi
- 22/04/2012 19:03:00
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Pure io sto leggendo piano piano, forte forte. Ci vuole un pochino... :)
Maria Musik
- 22/04/2012 13:56:00
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Solo per dirti che ti sto leggendo: piano piano, forte forte. Un abbraccio.
Antonia Chimenti
- 22/04/2012 02:55:00
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E un bel libro, colmo di verità, filtrata dal cuore e dalla fantasia Antonia Chimenti
Maura Potì
- 21/04/2012 08:53:00
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Ho stampato stamattina il tuo "Ri-tratti e non vedo lora di immergermi nella confortante lettura del fine settimana! a dopo i commenti, ma so già che anche questo, come tutti i tuoi, sarà un dono prezioso
Guglielmo Peralta
- 20/04/2012 18:13:00
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Vari e di diverse “tonalità” sono questi “ri-tratti” fisiognomici ai quali la memoria, il sogno, la nostalgia, gli affetti, la quotidianità, gli oggetti offrono il loro tessuto. Essi costituiscono una galleria di figure che affiorano tra luci ed ombre componendosi in forme ora evanescenti (gli angeli), ora marcate e intense (i nonni), ora accese e leggere (gli adolescenti), ora delicate e vibranti (gli oggetti e le anime musicali), ora tenui (il Volto). Sono soggetti, situazioni, cose, che hanno lasciato un segno nell’anima e nella memoria di chi, evocandoli, li ridi-segna as-segnando loro una funzione poetica e, soprattutto, fàtica, come se fossero essi a farsi avanti, a cercare un contatto per dare e per vivere nuove emozioni. Così “il balcone il lavello e il lettone” “mandano segnali di fumo” per richiamare al “dovere” la nostra poetessa aiutandola a costruire un ritratto della propria solitudine domestica, che ha nella reiterazione dei lavori casalinghi il suo correlativo oggettivo. Questi ri-tratti, siano essi “figure terrene, angeliche o ibride”, sono segni in cui si accampano i sogni, i soli in grado di catturare “ciò che (mi) appartiene e (mi) sfugge” fissandone i tratti, cercandone le sfumature. Sono essi, i sogni, che trascrivono vite passate e presenti, presenze reali e invisibili, e che pongono interrogativi sulla vita, sulla morte, sull’oltre, su Dio; che aprono spiragli; che cercano di squarciare veli intrecciando pensiero e memoria, immaginazione ed esperienza. E i sogni sono la poesia, sono la musica che chi-ama la vita e ne ricompone gli aspetti e i segni essenziali, e anche quelli, apparentemente, insignificanti, vacui, che però lasciano “intuire nelle forme l’ulteriorità”. Nella ricerca dell’Altro, la Savelli non attende, necessariamente, il tempo più propizio della riflessione profonda, della meditazione, in cui tutto intorno tace, ma si abbandona alla ricerca anche quando è consegnata alle fatiche delle faccende domestiche, durante le quali sa ritagliarsi uno spazio in cui concedersi alla “solitudine attenuata / dallo stridio dei muri e dall’ipnosi /di un solerte elettrodomestico”. È in questi momenti di evasione e di abbandono, in questa “casalinghitudine”, che ella avverte la presenza di Dio come “nostalgia”, come desiderio struggente del ritorno, perché Dio è il “Luogo” ed è il Nòstos. E nello spazio, sottratto alla monotonia del quotidiano vivere, la morte acquista valore, dà un senso alla vita, perché vivere nel di-segno del Volto è “imparare a morire”, è accettare la morte come “il dono alla vita.” Questo Volto sfuggente, che si accenna e si stempera in versi delicati come le tinte di un “acquerello”, è il grande ritratto da comporre; è la musica e la poesia, ed è lo sguardo invisibile che folgora e attraversa l’occhio della nostra poetessa, il quale si apre a nuove visioni e impara a cogliere oltre i segni, nei ri-tratti della vita, la “mano libera dell’Architetto del mondo che giorno dopo giorno adegua il progetto alle umane stravaganze”.
Franca Alaimo
- 19/04/2012 19:41:00
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Questo di Loredana Savelli è un libro "generoso", e non solo per abbondanza creativa, ma per la quantità di notizie e di indizi che compongono la vita dellintorno e dellinterno dellautrice. Una poetica saga familiare viiene, infatti, narrata ritratto dopo ritratto senza menzogne né di sentimento nè di stile, ma con unaderenza piena alla verità dei fatti, anche se corretta dallaffetto e amalgamata alla sostanza memoriale con tutti gli scivolamenti verso altri sensi che essa può determinare. Ma bisogna tenere presente, nellìosservare queste esistenze, quel verso prununciato con semplicità dolorosa: "stare accanto è come stare soli", il quale denuncia uno stato psichico costante della Savelli: la consapevolezza di quel residuo di non-comunicabilità che resiste in ogni rapporto con laltro, quello spazio vuoto che non si può dire. Questa percezione di solitudine sembra coincidere con lannuncio stesso degli angeli ( langelo è appunto il messaggero), visto che essi sembrano starci accanto a testa bassa in un silenzio amoroso indecifrabile.Loro come anche Dio sono percepiti come delle presenze-assenze, così che il libero arbitrio appare dono e condanna. Questo avvertimento dellessere sola, senza guida, dà luogo, nella Savelli, a due sentimenti opposti: quello di una scomoda oscillazione didentità ( mi sembra di avere unombra / una non s (mai) dove metterla; e quello di una sorta di resa, che genera il desiderio dellannullamento: essere aria....incosciente di essere inesistente. Questi sono i "vuoti" che Loredana mostra di sè; ai quali poi sono contrapposti anche "i pieni", di fronte ai quali il registro tonale-sentimentale varia: ecco le figlie concepite nella carne cantate con frschezza di sentimento e senso della dinamicità temporale; e quelle figliate sulla carta ( le poesie ) dinanzi alle quali sta con gioia infinita e con tremore di non essere allaltezza; cè la passione per la musica che lascia echi nella composizione dei testi; ci sono i suoi alunni, individuati uno ad uno nella loro personalità in crescendo. E, infine, il ruolo di moglie, intenso, anelante, talvolta deluso e quello di casalinga raccontato con ironia e con il quasi amaro di cosa inutilmente necessaria. Parlavo allinizio di generosità compositiva; eppure questo e-book della Savelli ha una compattezza straordinaria:la varietà dei temi e dei toni sta tutta dentro quel tratto circolare che racchiude e disegna quellunico che è ogni creatura umana. Laverlo raccontato in modo così sincero e appassionato e credibile è un pregio davvero raro.
Narda Fattori
- 19/04/2012 17:45:00
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Molto belle le poesie dedicate ai giovani , così ironiche e sagge , che non sputano sentenze ma spostano langolo di visuale ; bellissime quelle dedicate a Marcella: quanta verità ... nella sua/nostra incapacità di andare per semirette, sempre a tracciare segmenti, a perderci dentro un sogno, a farci abbagliare da un miraggio, ma piccolo, di erba, di fiore sfatto, Bella tutta la pubblicazione ( angeli compresi, così fanciullescamente umani) e quelle dedicate agli affetti. Il tutto scritto con grande leggerezza, come un colloquio davanti ad una tazza di te o durante una passegiata con unamica nel parco. Narda
Lorenzo Roberto Quaglia
- 18/04/2012 22:12:00
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Complimenti, veramente tanti complimenti Loredana per questo lavoro importante da leggere e rileggere...riguardo agli Angeli (custodi ?) ho sempre pensato che ci stiano vicini, a testa bassa, senza palesarsi, per non indurre il nostro Io in tentazione e lasciarlo libero di agire, altrimenti...mestier non era partorir Maria. Una lieta serata. Lorenzo
Anna Guzzi
- 18/04/2012 19:54:00
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Complimenti! Mi piacciono molto quelle in cui parli degli angeli.
rosaria di donato
- 18/04/2012 18:17:00
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Mi sembra che "Ri-tratti" sia il percorso di una persona in viaggio, non in un paese lontano, ma nel vissuto quotidiano. Lautrice incontra la realtà lasciandola esprimere, accogliendola in uno stupore esistenziale che si pone in ascolto e che vive dei suoni, dei segni, dei volti-storia scolpiti e impressi nellanima in cammino tra le cose del mondo.
Un saluto,
Rosaria
Maurizio Manzo
- 18/04/2012 15:00:00
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Non conosco Loradana e leggerò volentieri questo suo...
un saluto
mm
Carla de Falco
- 18/04/2012 14:55:00
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le-book di loredana.... che bello! finalmente!
Leonora Lusin
- 18/04/2012 12:42:00
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Anchio come Alessandro non vedo lora di leggerli: me li porterò in treno, la mia sala di lettura preferita.Ciao, donna infaticabile!
Alessandro Mariani
- 18/04/2012 12:02:00
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Non vedo lora di leggerle tutte, Loredana. Mi aspetto grandi cose. Un saluto
Loredana Savelli
- 18/04/2012 06:37:00
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A Luca: spero che tu non rimanga deluso. A Roberto: grazie "già e non ancora".
Roberto Maggiani
- 18/04/2012 01:00:00
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@Luca, magari è linizio di una lettura più continuativa della poesia, buona lettura.
Luca Gilioli
- 18/04/2012 00:54:00
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io non leggo quasi mai poesia, davvero. ma questo lo leggerò con ogni "mia fibra"... come diceva qualcuno tanto tempo fa.
un abbraccio
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