Nelle stanche nottate d’ufficio,
ci ritroviamo a condividere frasi insensate,
come «[…] nell’interesse dell’azienda […]»,
senza reali interessi a comunicarci i nostri destini scuri,
colti su davanzali a sistemar tende o a badilar sponde.
Amico dandy, io, amico cane,
ti invito a scuotere i tuoi montgomery
nella terra delle casse da morto,
imbrattandoti della durezza d’una vita in lotta,
assaporando, tra i denti senza una macchia,
i sapori amari della sconfitta.
La barba sfatta si scopre simbolo
d’una mancata resa a una società distratta
dall’abbondanza d’attenzioni all’orlo dei calzoni.
Allora, indosserai il disordine in maniera disinvolta,
svestendo i mille incanti d’un’anima in rivolta.
[Scarti di magazzino, 2013]
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