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Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 26/09/2011 12:00:00
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Bright star

di John Keats (Biografia/notizie)

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*

 

Bright star! Would I were steadfast as thou art— 

  Not in lone splendour hung aloft the night 

And watching, with eternal lids apart, 

  Like nature’s patient, sleepless eremite, 

The moving waters at their priestlike task

  Of pure ablution round earth’s human shores, 

Or gazing on the new soft-fallen mask 

  Of snow upon the mountains and the moors; 

No—yet still steadfast, still unchangeable, 

  Pillowed upon my fair love’s ripening breast,

To feel for ever its soft fall and swell, 

  Awake for ever in a sweet unrest, 

Still, still to hear her tender-taken breath, 

And so live ever—or else swoon to death.

 

 

[ John Keats, 1819 ]

 

 

*

 

Oh fossi come te, lucente stella,

costante - non sospeso in solitario

splendore in alto nella notte, e spiando,

con le palpebre schiuse eternamente

come eremita paziente ed insonne

della natura, le modbili acque

nel loro compito sacerdotale

di pura abluzione intorno ai lidi

umani della terra, o rimirando

la maschera di nuova neve che

sofficemente cadde sopra i monti

e sopra le brughiere, no - ma sempre

costante ed immutabile posare

il capo sul bel seno maturante

del mio amore e sentire eternamente

il suo dolce abbassarsi e sollevarsi,

per sempre desto in una dolce ansia,

sempre udire il suo tenero respiro

e vivere così perennemente -

o svenire altrimenti nella morte.

 

 

[ John Keats, POESIE, Traduzione di Mario Roffi, Einaudi ]

 

 

*

 

Bright Star (il film di Jane Campion con Paul Schneider, Thomas Sangster, Abbie Cornish, Ben Whishaw).

Fanny recita la poesia "Fulgida Stella" (Bright Star) di John Keats:

Fulgida stella, come tu lo sei

fermo foss’io, però non in solingo

splendore alto sospeso nella notte

con rimosse le palpebre in eterno

a sorvegliare come paziente

ed insonne Romito di natura

le mobili acque in loro puro ufficio

sacerdotale di lavacro intorno

ai lidi umani della terra, oppure

guardar la molle maschera di neve

quando appena coprì monti e pianure.

No, eppur sempre fermo, sempre senza

mutamento sul vago seno in fiore

dell’amor mio, come guanciale; sempre

sentirne il su e giù soave d’onda, sempre

desto in un dolce eccitamento

a udire sempre sempre il suo respiro

attenuato, e così viver sempre,

o se no, venir meno nella morte.



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