Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)
Poesia della settimana
Questa poesia è proposta dal 04/04/2011 12:00:00
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Imperfetto modo indicativo... (inedito)
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IMPERFETTO MODO INDICATIVO D(ELL)’ESSERE [PAROLA] era il nostro segreto linguaggio -non era niente- era quella parola che mi hai insegnato e non pronunciavo -disubbidiente- poi una volta, che non ti ricordi, certo, ho detto, tenendola in bocca come una caramella un boccone che scotta, in fretta (ma sembrava l e n t a m e n t e)
era quella parola che ti ho insegnato non ti ricordi ora, ma un tempo la ripetevi sempre -un codice- (di voglie) era la tua parola (come) -un ordine- il filo di lettere intorno a un baco che moriva (un istante) indossando ali di virgole, cambiando rauco il verso dell'orizzonte e ancora e stanco
era il nostro segreto linguaggio che hai (ab)usato in una piazza nel vuoto di voci -altre- dove chiunque che parla, parla il nostro linguaggio che non era segreto, era qualunque una lingua che reciti quando ti serve, quando non sapevi che fartene del silenzio perfetto della mia pelle
era la tua parola una puttana di quelle così tristi e vecchie e sfatte che t'innamorano di compassione era la mia parola un'occasione di trasformarla in madre in casa in un Amore che non snudi di racconto, non era che d'inchiostro lieve un apostrofo -per te- la pausa -per me- che accoglieva il mio vo(l)to
era il tuo nome teso increspato in un soffio che ricadeva a metà, al vertice di quel nostro discorso (se mi arrendevo al sapore più dolce della tua grammatica) era il mio nome per intero che non dicevi che qualche volta e pareva la prima che fosse detto, come l'avessi inventato tu per il gusto di possederlo -uno fra tanti, troppi-
era il nostro segreto linguaggio, era quella parola, era il tuo nome era il mio, era la nostra storia una trama qualsiasi, che non era neppure qualsiasi una bugia -non era niente- era la tua solitudine al culmine in un grumo d'assenze era il mio pianto sottile di primavera una pioggia vergine che si espone alla faccia del sole e attraversa muta l'eclisse di ogni abbandono
è l'alfabeto con cui dirmi daccapo -sola-, (ma) l i b e r a finalmente [e se anche ti penso e ti voglio e ti cerco e non ti penso e non ti voglio e non -è NO-]
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