:: Pagina iniziale | Autenticati | Registrati | Tutti gli autori | Biografie | Ricerca | Altri siti ::  :: Chi siamo | Contatti ::
:: Poesia | Aforismi | Prosa/Narrativa | Pensieri | Articoli | Saggi | Eventi | Autori proposti | 4 mani  ::
:: Poesia della settimana | Recensioni | Interviste | Libri liberi [eBook] | I libri vagabondi [book crossing] ::  :: Commenti dei lettori ::
 

Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 06/07/2020 12:00:00
Pagina aperta 792 volte, esclusa la tua visita
Ultima visita il Sat Nov 23 11:16:00 UTC+0100 2024

Minimo umano

di Stelvio Di Spigno (Biografia/notizie)

« indietro | versione per la stampa | invia ad un amico »
# 0 commenti a questo testo: Leggi | Commenta questo testo »


 

Quasar


Se ci fosse un luogo dove gridare aiuto,
se l'ombra altrui non mi trapanasse il cranio,
se l'occhio di Dio non sapesse chi sono,


davvero i corridoi sarebbero interminabili,
e le case appannate così piene di luce
che i morti avrebbero un loro condominio,
andrebbero al mercato degli istanti
spargendo il loro addio a tutti i viali dell'universo,
con le mani sconciate e le sporte
impiastrate di frutta.


Ma la terra è divisa dal cielo.
Mancano da molto i questuanti, le vecchie
donne dalla voce ferma e quella porta
che spalanca su altre porte all'infinito.
Stringi le mani al tronco
del mandorlo fiorito, divora il verde
con gli occhi affabulati,
apri ogni orifizio agli ammassi globulari.


Un giorno il sole uncinerà alla cieca
il binario senza ascolto, la conca di pietre bianche,
sarà fatto il nostro nome palmo a palmo,
sorgeremo tra estuari, laghi e fiumi
a vita di carbonio o a canto delle stelle.

 

Lava bene le posate prima di ogni partenza.

Non guardare oltre la tua speranza.

 

 

*

 

 

Mozione evangelica


E Gesù, il Cristo, sollevò la testa
e gridò.

 

Alla folla dei tumulatori.
Ai battisti e ai puritani.
All'empirismo critico.
Alla storia senza fondo.

 

Guai a voi, maledetti, impostori,
che per mare e per terra vi dilaniate
per fare un seguace e dopo averlo fatto,
lo pervertite e perdete all'inferno
il doppio, il triplo di voi.

 

Le pietre tremavano. Stavano tutti
dietro a lui. Intransigenti e premurosi.
Giusti e lestofanti. Gente di vapore
e uomini di sostanza. In silenzio, per paura,
per verace allarme verso uno che parla onesto.


Ma io, Signore? Lontano da santità. Ignaro
di cosa fare. Sempre camminante su due rive
opposte, bipolare e confuso, insicuro senza colpa,
incapace a distinguere Dio e io, come milioni
di visi concentrati
sulla polpa bluastra del mattino.

 

Tì ho cercato nella lingua. Era lingua di carnefice.
Ti ho cercato nel sangue. Ho covato l'omicidio.
Ti ho cercato nel sesso. Raggirando la tua visione.


Che ne farai di me? Devo saperlo,
ora che il sipario sta calando.
È questione di ore. Mi lascerai
nelle tenebre di una città di frontiera
o tornerai vicino ai miei cinque anni,
quando privo
di peli pubici e del futuro quantico
mi addormentavo,

 

pensando a un luogo chiaro, di grilli e farfalle,
guardando nel volto di mia madre quello della tua,
innamorato di essere al mondo fino a quando
quel momento di caprioli e faggi e fonti
non si fosse trasformato nel tormento
dell'irreversibilità assoluta.

 

 

[ da Minimo umano, Stelvio Di Spigno, Marcos y Marcos ]

 

 

 


# 0 commenti a questo testo: Leggi | Commenta questo testo »