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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)
bisogna prendere le tele, spremere tubetti, campire a rilievo, con istinto. ancora tele tubetti istinto. nella luce, la più solare, lasci sempre la tua ombra
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nudi i turchesi sul tronco dell’albero, con intenzioni pure a tratti perversi
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lo zigomo è sbilenco come il tetto l’iris la luna. niente di calibrato centrato perfetto. le setole del pennello si imbevono nelle afasie della mente
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notte obliqua sulla schiena. notte di dodici candele più una sulla testa. col torcicollo il freddo nelle ossa. candida e terribile desolante notte. neanche questa è una terra promessa, un luogo d’amore, ma qualcosa di acuto. il rumore è quello di sempre, di cicale frusci d’erba e di stelle. nelle orecchie senti vociare il cielo dei poveri
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se la testa trema la mano trema. e tremano il cielo le nuvole gli uccelli e i cipressi. tremano vigneti rossi
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la vita scritta nelle lettere non è quella taciuta vivendola. non scrivi solo per esperienza o ragione. scrivi perché sei in una stanza angusta e perché le visioni oscure hanno bisogno di parole chiare. per chiedere dei soldi e perché è più facile pulirsi l’anima scrivendo. e scrivi per non restare solo, pericolosamente solo, con la tua figura in piedi davanti al tuo letto
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il tavolo da disegno è lo stesso usato per mangiare, con le cipolle a poco prezzo vicino alla pipa del dopopranzo. e il libro è fermo a un portacerini dalla candela con una lettera da imbucare per confini che sembrano invocare terra
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da suicida ti rassegni senza conto in banca. la povertà ti incita a un’opera di spirito più rigorosa. per la bellezza le tasche vuote i vasi storti sei un figlio come tanti