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Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 25/07/2016 12:00:00
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Traslochi

di Franca Alaimo (Biografia/notizie)

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Separati in casa

 

Mi separa da lui un muro così sottile

che il suo respiro giunge nel mio orecchio

come il ronzio ostinato di un insetto.

Lui dorme con la testa rivolta ad Occidente

e nascono dall’osso della sua fronte

le ombre del tramonto che come teli viola

coprono a lutto anche le fondamenta.

Io scruto con occhi insonni il Settentrione

e la sua stella colma di tempesta.

Talvolta, al principio del mattino,

s’incrociano i nostri passi sulla soglia,

ma più si fanno i nostri corpi vicini

più le lingue s’inceppano sopra i sassolini

gettati di traverso dall’Orgoglio.

 

 

 

Trasloco

 

Il gesto era sempre identico:

piegare la tovaglia alzando gli orli

e lasciare cadere le briciole

sulle piastrelle del terrazzo.

Arrivavano i passeri a becchettarle,

timidi, tra rapidissimi frulli,

ed i colombi ritti sulle zampine

color delle rose di maggio,

gli occhi d’oro sempre attoniti.

Per i residui più minuti

faticavano due file di formiche.

A primavera i calabroni sembravano

proiettili impazziti, finché, pietosa,

aprivo per loro le finestre

e si tuffavano nello specchio dell’aria

con voluttà rapinosa.

Le lucertole con i loro alfabeti neri

sulla pelle smeraldo

correvano paurose a nascondersi

dietro i vasi di gerani rosa.

Stava la mia gatta a spiarle

con le sue lunelle d’oro,

immobile come una dea di pietra,

per ore.

L’estate scorsa non capivo

da dove provenisse un ronzio

come di una vecchia radio  accesa.

E solo oggi, durante il trasloco,

mi accorgo delle case d’argilla

lasciate dalle vespe tra le pagine dei libri.

Penso - e mi commuovo -

che li hanno scambiati

per serre traboccanti di parole odorose.

La mia casa era un minuscolo zoo

dove vivevano tante creature:

c’erano le zanzare, le libellule

e le mosche noiose,

e piccole farfalle così chiare

che appena si distinguevano dal muro.

E io e lui eravamo gli animali più infelici.

 

 

Da sola

 

Indugiando tra le cose

un’ombra visita la stanza

e taglia l’aria alle mie spalle.

Mi stacca il corpo dalla parete

dove si appoggiava con la vita,

ed io impallidisco all’improvviso,

guardo per un istante la finestra

e la gioia vermiglia del geranio.

Mi chiedo dove comincia il luogo,

lo zero della morte; mi sembra

di gridare senza suono di voce,

ma uno stridio di gomme sul selciato

mette in moto l’ardore del giorno,

mi ridona al tormento del corpo

ed alle trafitture addominali.

 

 

[ Da Traslochi, di Franca Alaimo, LietoColle ]

 

 


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