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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 25/05/2015 12:00:00
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di Marcello Marciani (Biografia/notizie)

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LO SCRIVANO

Come pattinatrici nere sul ghiaccio
della pagina svolazzano parole
asciutte ma sinuose, vallette attente
a offrire corpo al suono, lessico al senso.

Come sorcio che buzzica in scartafacci
e glossari io le trascrivo aprendo gole
di lettere raschiate che cautamente
allappo, decanto da fecce, raddenso.

Come scena approntata da un canovaccio
il testo farfuglia inciancando fra suole
crocchianti di frasi e un ruolo inconsistente:
sflanella battute per fare l'immenso.

Come accattone arrotolato all'addiaccio
crivellato da un branco di sassaiole
la poesia è un freddo martirio indecente:
se è schietta s'attana, non tenta consenso.

Come controfigura allo sbando, spaccio
di specchi replicanti filmati e prole
di copisti la scrittura è questa lente
deformante rotolata in un descenso

di vocaboli che cascano sul ghiaccio
perché la vita va oltre le parole
le mie angustie stanno in bianche notti attente
a captare fra fiato e pagina un senso.


DONNA ALLO SPECCHIO

Pare un graffio lieve, un segno del lenzuolo.
Se la luce è a lato, allo specchio è un disegno.
Mi sgarba appena qua, fra la bocca e il naso.
È un invaso d'anni, una spina di pesce.

Forse male non sta se innaffio un mio ruolo
in quella serra di vedove che ingegnano
memorie esumate in espianto di vasi:
mi macero ma il baccello mio non esce.

Ha un contratto la pelle col punteruolo
del tempo, con le imprese del suo congegno.
Struscio il correttore sul solco, lo intaso
a pastelle di un lievito che non cresce.

Meglio è sviare lo sguardo sul bocciuolo
delle labbra, pittarle in rosso da insegna
così la fessa ruga svanirà caso
mai all'appello di una sensuale esca.

Soccorso chiedo ai siti, prenoto a volo
la magia di un botufiller in contrassegno:
m'abbotterò tutta quanta in un travaso
di linfa, in che sferzolare di ventresca.

Seicentotre amici in rete fanno assolo
stratosferico di intrippati convegni:
pigio e godo ai “mi piace”, cucio nel raso
dell'inconsistenza una vita che incresce.


DONNA ALLO SCHERMO

Nel grembo avverto tuttora quello strano
tormento che mi scoprì madre: la via
delle acque e del sangue scossa in maremoto
di gioia, in fagottello caldo che unisce.

Penso a quel figlio che ruota sul volano
del mondo, lo marco a messaggi gli invio
un post grondante domande gli piloto
la piazza più ariosa in un vico di viscere.

In laghi di luna allevo il mio marziano
scivolando oltre ogni regola o follia...
la mia assenza affina il tuo egoismo: annoto
la sua insolenza da un file che m'inquisisce.

Scateno a clicchi lo schermo: sforo il vano
ineffabile di una macelleria:
arti scheggiati teste mozze nel vuoto
remoto di un secolo che regredisce.

Mi chiedo perché l'orrore ci s'impana
nel gnagnà untuoso di una rosticceria
di immagini, frasi a scrizzi, tubes ex voto
da uno specchio di lampi che m'imbambisce.

Perché ripeto e fra le dita mi spiano
l'increspatura di un tarlo all'erta, spio
fra naso e bocca chi più cede, percuoto
con le nocche la pelle che rattrappisce.

 

 

Poesie settime classificate nella prima edizione (2015) del Premio Letterario Nazionale indetto da LaRecherche.it: Il Giardino di Babuk - Proust en Italie

 

Leggi l'eBook del Premio

 


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