Si deformano i boschi e pure il mare
se lo specchio incrinato li scorge
con strabico dolore –
copri, tempo, gli specchi:
tutto è chiuso nella memoria –
il passato ed il futuro che si ripeterà
nel bene e nel male quando
pure l’amore resterà senz’ali
prigioniero di strade desolate –
assenti i viandanti – ombre
intruse senza corpo – solo la parola connubio
di spirito e sangue
s’imprime sulla carta eternandosi –
ma quando sullo schermo del computer
si ferma, è come se mi guardasse
dentro le pupille, ammonendomi
come uno specchio segreto – l’alter ego –
magnetica forza della giovinezza
impressa nello spazio, in ogni forma di vita –
in ogni pietra, in ogni punta di roccia
che sul mare si protende
come le mani prigioniere
d’un lontano giardino senza fiori
né conchiglie rubate al mare
e poi nascoste negli strati profondi –
sicuro porto dove neppure l’uragano
che potrà scuotere la quiete
tenace oasi – caparbia volontà
d’eternare la vita, l’amore.