Scapolo a quarant’anni ci sarà un motivo,
l’imperativo biologico
è un usuraio, i rami affamati si inturgidiscono,
insetti e pianeti obbediscono a uno stesso fuoco;
le passanti si fanno di giorno in giorno più giovani
per ogni mattina che esco
ad annodare il nastro di ferro alla sua bobina,
ma il vento dell’Artico segue la loro scia
complicando alle navi le manovre di attracco;
si direbbe una giornata storta per pescare,
le crocerossine sono state trasferite,
avessi più tempo per osservarle lucidare telefoni
con lo zelo dei martiri ai tempi di Diocleziano,
ma nessuno oltre ai tossici occupa
gli ultimi posti delle corriere notturne,
nessuno condivide i miei attaccapanni
in estate paurosamente vuoti,
non penso ad altro
che a una pelle di antilope solo per me
calda, fragrante, piombo fuso sull’inguine.
[ da La strage degli aquiloni, Guglielmo Aprile, Robin Edizioni ]