anagramma
“iam fuerit,nec post
unquam revocare licebit”
(Lucrezio)
gli ultimi spari dei bracconieri dalla Macchia
di Forre e tu con un panno morbido lucidi il tuo
amuleto.
il lievito rancido dei ricordi - era grandioso e
loquace l’eroe un tempo da noi
emulato.
si va verso l’esito certo,lo squarcio nella
rete fatta a mano che ti proteggeva dal
male: tuo
è il passo lungo e incerto tra la folla
fitta e afona; pure il riso breve e tenue è
tuo ma le
gardenie bianche appartengono a chi ha
sfidato il tempo. anche la roncola spuntata è
tua: me lo
ricorderò. ad ogni equinozio d’autunno.
cotidie
osservando la fusione della ghisa
puoi cogliere un istante, un lembo della realtà.
tracimano schegge che si impiantano
nel fondo di te stessa.
sei ora dove una volta sorgeva il tiro a segno:
la credenza popolare domina ogni tua azione.
è una danza sfuocata,
è la nenia alla tibia che accompagna
il dialogo costante con la tua omonima.
la continuità di un’impressione
è figlia di cose rimosse, di ceneri e occasioni.
il tuo cordoglio nasceva
sotto un antichissimo lampadario a gocce:
ogni giorno rinasce accanto al trespolo
vacillante, madido di acqua piovana.
al rombo del trattore che fende il cappellaccio
si fa più palese la menzogna.
si inombrano i ciliegi, si dimezzano le voci,
si infuocano gli spuntoni di ferro.
sulla Valle Degli Spiriti Beati il tempo dilaga
e conquista l’altopiano remoto-
che tu desideravi valicare, invano.
tu, che afferri la scure affilata, non
abbatterai il ginepraio nero che
spaventa i tuoi bambini;
io, che vivo da asceta, obbligato a seguire
il solco storto che conduce dal passato
al trapassato.
eri la mia Terenzia. sei la mia Nasten’ka
che attende dietro la porta chiusa con tre mandate.
un banchetto di nozze
(fine novembre 2017)
fu scritto nell’estate precoce
l’acrostico che rivela l’Eterna Legge.
tra le drupe rosse dell’agrifoglio il basilisco
attende immobile e brama un’altra vittima;
dentro legnaie in larice si nascondono
febbricitanti i detenuti evasi:
avranno presto la loro vendetta.
e dietro la collina dei voti
dove l’eucalipto cresce in abbondanza
appare l’eclissi anulare
all’ora del tuo banchetto di nozze:
il braccio è cinto attorno alla vita,
il giullare sussurra al tuo orecchio la verità.
di colpo le fiamme nel braciere si
estinguono, gli astanti si
voltano con un moto di timore:
corri fuori alla veranda di abete
dove l’erica prospera,
di fronte a te i saltimbanchi e i
ciarlatani dagli occhi affaticati
e i volti appassiti; accetta i loro doni e
sappi dire a te stessa: “io sono un enigma”.
per me è semicecità, eppure vedo
la vera te intrappolata su un ritratto in seppia.
solamente la lupa bianca allontanata dal branco
mi è solidale, ma non vengo meno al mio
compito: eliminare il tempo dal mondo.
seguimi: resta un’ultima partita
al gioco del silenzio.
scaglie di selenite nel palmo della tua mano.
[ Premio Letterario Il Giardino di Babuk - Proust en Italie, V edizione 2019, Opera prima classificata nella sezione A (Poesia inedita) ]