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Sul cartone delle scarpe ho scritto
i nomi per essere certo che tutto
non sia una finzione e me li porto
in tasca all'occasione e per magia
rivedo quelli che ho perduto.
Non si estirpa dall'anima il male
facilmente ed è una brace
che rende il corpo piagoso.
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Alla mesta stazione del mio paese
non arriva nessuno non parte nessuno.
Nel freddo mattino d'autunno becca
la tortora smarrita nell'acquerugiola
tra le umide foglie. Siamo soli nel gelo
ad aspettare il tempo crudele dell'addio.
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Sono approdato nella terra di nessuno
nella casa delle sedie vuote dove
il silenzio rimbomba di fantasmi.
Scalzo sulla terra brulla inciampo tra
i solchi né disseta il succo del verdello.
Mi rimane il bianco del mandorlo
di marzo il bruco avido sul sambuco
mentre le anatre frullano su a volo insieme.
[ Tratto da A che servono le rose, Edizioni L'Arca Felice - scritto introduttivo di Vincenzo Di Oronzo e dipinti di Sofia Rondelli - Collana di arte-poesia a cura di Mario Fresa ]