da “CANTI DELL’OFFESA”
di prossima pubblicazione
(Dunque dov’è l’offesa? Ma non è / offesa, è strazio)
(La sorte dell’uomo, è mutata. Ci sono dei mostri. Un limite è posto a voi uomini. L’acqua, il vento, la rupe e la nuvola non son più cosa vostra, non potete più stringerli a voi generando e vivendo. Altre mani ormai tengono il mondo)
*
Cosa mai ne capivamo noi di borsa
economia materia pensavamo fosse
solo per altri magnati o premi nobel
cifre e diagrammi che non sapevamo
interpretare che sembravano le Alpi
sulla carta quotazioni come altitudine
di passo di pianoro. Che al massimo
per noi era fare la cresta sulla spesa
qualche euro che restava nelle tasche
il segno più. Ma col mutuo abbiamo
provato quelle vette capovolte negli
abissi le punte farsi aculei nella carne
(così fa la faina quando penetra
furtiva nei pollai e uccide fa razzia
per cibarsi poi soltanto delle creste)
*
Oggi il kosovaro che lavora con me
mi ha chiesto se potevo imprestargli
cinquanta euro si guardava nei piedi
mentre formulava quella sua richiesta
chissà quanto a lungo meditata – lo sa
che ho due figli il mutuo per la casa
e tutto il resto – e sono sicuro sapesse
anche la mia risposta perché non se l’è
presa sì sì certo comprendo continuava
a dire scrollando la testa intanto che ci
avviavamo verso i reparti stretti i guanti
nella mano. Però io non lo riconoscevo
quello che ha dovuto dire mi dispiace
proprio quando suonava la sirena e non
c’era più tempo neanche per la vergogna.
*
È che non è neanche più questione
di come o di cosa uno si accontenti
la miseria è sempre iena e la dignità
il moncone che nessuno può esporre
al mondo ormai senza vergogna. La
matassa il reticolato irto e grigio là
calcato sopra le ansie e le preghiere
di mia madre: Testanera è una bella
pubblicità che promette di ricoprire
a lungo la ricrescita. “Sì, mi balla
la dentiera, altro che parrucchiera”
dice “mi fanno male le gengive”
è solo il male a far rima con sociale
oggi per chi si ostini a continuare
a vivere oltre l’età contributiva.
Vittorio Sereni “Gli strumenti umani” Einaudi 1965