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Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso. (da "Il tempo ritrovato" - Marcel Proust)

Poesia della settimana

Questa poesia è proposta dal 05/12/2011 12:00:00
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Tre inediti (anticipazione)

di Fabio Franzin (Biografia/notizie)

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da “CANTI DELL’OFFESA”

di prossima pubblicazione
 

 

(Dunque dov’è l’offesa? Ma non è / offesa, è  strazio) [1]

 

 

(La sorte dell’uomo, è mutata. Ci sono dei mostri. Un limite è posto a voi uomini. L’acqua, il vento, la rupe e la nuvola non son più cosa vostra, non potete più stringerli a voi generando e vivendo. Altre mani ormai tengono il mondo) [2]

 

 

 *


Cosa mai ne capivamo noi di borsa

economia materia pensavamo fosse

solo per altri magnati o premi nobel

 

cifre e diagrammi che non sapevamo

interpretare che sembravano le Alpi

sulla carta quotazioni come altitudine

 

di passo di pianoro. Che al massimo

per noi era fare la cresta sulla spesa

qualche euro che restava nelle tasche

 

il segno più. Ma col mutuo abbiamo

provato quelle vette capovolte negli

abissi le punte farsi aculei nella carne

 

(così fa la faina quando penetra

furtiva nei pollai e uccide fa razzia

per cibarsi poi soltanto delle creste)



*

Oggi il kosovaro che lavora con me

mi ha chiesto se potevo imprestargli

cinquanta euro si guardava nei piedi

 

mentre formulava quella sua richiesta

chissà quanto a lungo meditata – lo sa

che ho due figli il mutuo per la casa

 

e tutto il resto – e sono sicuro sapesse

anche la mia risposta perché non se l’è

presa sì sì certo comprendo continuava

 

a dire scrollando la testa intanto che ci

avviavamo verso i reparti stretti i guanti

nella mano. Però io non lo riconoscevo

 

quello che ha dovuto dire mi dispiace

proprio quando suonava la sirena e non

c’era più tempo neanche per la vergogna.



*

È che non è neanche più questione

di come o di cosa uno si accontenti

la miseria è sempre iena e la dignità

 

il moncone che nessuno può esporre

al mondo ormai senza vergogna. La

matassa il reticolato irto e grigio là

 

calcato sopra le ansie e le preghiere

di mia madre: Testanera è una bella

pubblicità che promette di ricoprire

 

a lungo la ricrescita. “Sì, mi balla

la dentiera, altro che parrucchiera”

dice “mi fanno male le gengive”

 

è solo il male a far rima con sociale

oggi per chi si ostini a continuare

a vivere oltre l’età contributiva.





[1] Vittorio Sereni “Gli strumenti umani” Einaudi 1965

[2] Cesare Pavese “Dialoghi con Leucò” Einaudi 1947




Leggi anche l'intervista a Fabio Franzin, a cura di Paolo Polvani



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