La notte di Goro
L’attendono come i parenti
del moribondo aspettano la
fine al capezzale
– quasi fosse la sola certezza –
la notte ha in grembo
inquieti arcani:
lune gelide sempre traversano
le trame scheletriche della campagna
tagliando ombre aguzze
e tremanti nel silenzio,
la scrutano in attesa come
i quieti personaggi dei romanzi
(Appennino Tosco-Emiliano, fine ottobre 1985)
Futa
Supponevo l’abusato vizio dei versi
un limite, nero sulle immagini
fumo sopra i tuoi verdi contorni
o acustiche interferenze al mio ascoltarti
rieducato dal silenzioso inverno,
traggo invece soltanto gli scientifici indizi
da un esatto ripetersi di cicli,
naturale routine del dicembre
che visito nuovamente e ancora esausto
di fronte al lanoso verde rabesco degli abeti:
Il sole sorge alle 7,55 e tramonta
alle 16,40. La Luna è nuova
(P.sso della Futa, giorno di S. Lucia 1986)
Terre
E quindi tutto il tuo intrecciare
solidi, liquidi e gas
vecchi di cinque miliardi di anni
si risolverebbe ora
in questo muro di nebbie?
E il tuo feto millenario
a trenta chilometri sotto
come ferrigna sfera
– lucido occhio vagante
nelle tenebre calde –
noi qui, in cima alla tempesta
di un opaco velo
a cercare il nulla pur biancheggiante.
Intorno melma, fango,
gialli acquitrini, paludi,
ovunque il tuo scioglierti
per la rabbia, la pioggia
di questi ultimi giorni
[ Poesie tratte dall'inedito La luna è nuova (1980 - 1986) ]