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al testo di Livia
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Astrazioni
Stando qua sui tetti sento gli occhi aprirsi su un pianto di stelle, Orione puntando a destra là nel cielo è sfumato oltre la linea bassa strizzando l’occhio a Sirio, mi dice che l’inverno è andato. Da quassù vedo meglio il mondo da quassù sogno solo se scrivo se affido alle parole un altrove, un deserto, una costellazione, un nome, perché tutto ha un posto dove stare, viviamo come scimmie in una jungla d’intenzioni in città ostili che ci somigliano senza trovare un nord e un sud d’aggancio a qualcosa di reale bellezza, i ruggiti da qui, diventano agonie lontane. Affondo in quest’attimo notturno dove l’inchiostro può scambiarsi atomi con l’energia remota di una stella, scrivo ma non dimentico di vivere
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