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La-trofizzazione della dimensione narcisistica dellartista

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EDITORIALE

L’urgenza d’una a-trofizzazione della dimensione narcisistica dell’artista

(Ivan Pozzoni)

 

 

     Radicandosi sin dalla modernità ottocentesca sull’identificazione romantica tra arte ed io artistico (lirismo artistico) e nutrita, in maniera bulimica, con l’oltre-moderno, dall’incontro con la società dei consumi, la dimensione del narcisismo è venuta ad assumere, nell’odierno momento storico, ruolo centrale nell’attività di ogni artista.

 

La nozione stessa dell’essere auctor, autore o, similmente, artista, liberandosi da ogni senso etimologico di «accrescimento» socio-culturale, al di fuori di ogni rilettura comunitaria, con modernità e oltre-modernità si rinnova nei contenuti, venendosi a caratterizzare come réclamizzazione dell’io (modernità lirica) o «accrescimento» reclamistico dell’io ad effetto reiterato / immediato (oltre-modernità consumistica), fino ad esaurimento controllato (con correlato celere riciclaggio su nuovi orizzonti di consumazione); l’incidenza delle dinamiche del mercato e dello show-business su tale nozione è massima fonte di nutrimento del narcisismo dell’artista, incanalando ciascuna forma d’arte verso réclame (mercato) e culto dell’immagine (show-business), rafforzando deleteri meccanismi di massa idonei a riconvertire, nelle menti e nei desideri di tutti, i nostri modesti scrittoi in esclusive cattedre di baroni universitari, in amboni di vescovi, in scrivanie di amministratori aziendali, e trasformando ogni nostra iniziativa artistica in ribalta teatrale di consumati attori, consumatori di readingshappenings, sponsorizzazioni, eventi mediatici, concorsi letterari o poetry slams. Diviene urgente: a] neutralizzare ogni nefasta incidenza di réclame (mercato) e culto dell’immagine (show-business) sull’attività dell’artista e b] riattivare automatismi di a-trofizzazione della dimensione narcisistica dell’artista sia discutendo, insieme, nuovi modi di organizzazione dell’identità artistica, contro il dominio del mercato, sia incoraggiando l’avviamento di forme innovative di esaltazione dell’a-nonimato artistico, contro il dilagare dello show-business. Per introdurre nuove modalità di organizzazione dell’identità artistica, come reazione al dominio del mercato, occorre coltivare una visione non-liberista dell’iniziativa artistica, rifugiandosi, ad esempio, nel rifiuto dell’ideologia antagonistica dei concorsi letterari («concorrenza» senza collaborazione), nella ricusazione della valenza agonistica dell’arte (slams), nell’astensione mirata da ogni sponsorizzazione auto-referenziale; ai fini di diffondere forme di esaltazione dell’a-nonimato artistico, in veste di ribellione nei confronti della c.d. «spettacolarizzazione» dell’arte, serve iniziare a sostenere, ad esempio, una realizzazione sistematica di antologie a-nonime, intese come graffiti sui muri dei bordelli di Pompei, una decisa rinunzia all’egosurfing artistico (culto mediatico dell’ego), e un netto rifiuto dell’etica consumistica dell’evento / happening.

 

La strada dell’a-trofizzazione della dimensione narcisistica dell’artista inizia dallo snodo del riconoscimento dell’urgenza di coordinare iniziative artistiche collettive, solidali, ed a-nonime, connesse al correttivo dell’epigraficità propria dell’arte aedica, o trobadorica, slegata a qualsiasi riferimento al nome dell’autore, ai fini della realizzazione di una concreta ed innovativa comunità d’arte.

 

Ivan Pozzoni

[L'arrivista, n.2/2011]

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