LaRecherche.it

« indietro :: torna al testo senza commentare

Scrivi un commento al testo di Gian Piero Stefanoni
Lisola riemersa

- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento; il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente, potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso, all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ]. Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]

 

Racconto di un'anima che via via riemerge dai promontori e dalle secche di "un dialogo con l'ombra" vissuto e portato con la franchezza dolente e senza sconti di un'età matura che di sé sa infingimenti e sconfitte, abbandoni e impossibili ricuciture, quest'ultimo lavoro di Umberto Crocetti, medico calabrese (ma residente in Puglia) alla sua quarta pubblicazione. Confronto che inevitabilmente, allora, per consapevolezze e parabole delle istanze, non può non cadere nell'assunzione di "toni cupi", come lo stesso autore registra; ma che pure, a dire il vero, proprio nel disinganno, nella sua più che diaristica scrittura sembra in qualche modo trovare l'arma di tenuta della frattura ("Ho un ago nella testa/per ricucire idee/e un filo di paura tra le dita" nella spuntata confessione de "Il matto). Ed è questo che ce la rende cara, perché profondamente onesta e umana la poesia che da queste pagine si interroga e ci interroga togliendo progressivamente ogni velo alle piccole e grandi oscurità che finché non dette, finché non restituite al filtro giusto della coscienza, ci insabbiano nell'inutilità di promesse e tempi non mantenuti. Quel che resta è un peso e un coraggio insieme di difficili ma necessarie ripartenze nella rete di ricordi, figure e movimenti, di quasi impossibili raccordi in cui per larghi tratti solo la corrispondenza della natura, pur distante a volte, pur dominante, pare dilatare in un eco di serene risonanze. Crocetti è poeta colto, infatti, e dimostra di saper sciogliere bene nella spoglia risolutezza di una conoscenza che è anche malinconica riscrittura di sé e del mondo, più concreta e prossima a uomini e persone, quel disordine così tanto ardemente vezzeggiato e di cui forse (come tra i più, o come il tragico protagonista in "Giovanni dalle bande nere") ha saputo o creduto di restare vittima. Così, al proposito, correttamente ci guida Vittoria Butera nella prefazione quando ne sottolinea la capacità di guardare alla realtà facendo affiorare (smaterializzati i luoghi dalla definizione geografica nell'interiorizzazione dell'io) gli aspetti umili delle cose e del mondo; nell'ulteriore aggiunta però secondo noi, anche di una parola che è soprattutto gesto, grido che stagliandosi dapprima oltre la fragilità di se stesso (o da lì partendo sempre in riferimento ad una vigilanza della coscienza spesso ossessiva) sa fondersi e risolversi, tra sensi e forme, nel silenzio della composizione netta del paesaggio dove il pensiero nel desiderio si sospende come tra lentezze e immobilità di destini che si sfiorano (tema anche questo, non a caso, altro punto fermo del libro). Nel centro dell'attesa, dunque, nel dialogo allargato tra parola e foglio (in "quest'ansia costruita sul bisogno/ quando silenzio e suono/ hanno stessa valenza"), come dall'omonima poesia, la linea di partenza - più che d'arrivo- dunque e " limite alla dismisura" ( nel " segreto del frutto che anticipa la semina" ) di una vita e di una scrittura insieme sotto il presagio panico, o il desiderio sì, di un qualcosa che inevitabilmente cadendo andrà a svelarsi (vedi la bellissima evocazione ne "Il silenzio crudele dell'estate":"Quanto manca tra l'alba e questo/ ponte? Quanto potrà durare/ la decadenza vigile dell'ombra?"). In questo pertanto la scrittura ha per Crocetti, nel disumano continuo senso di non appartenenza, in un "tempo che non ha tempo", per fermezza e determinazione del gesto con cui si affida sciogliendosi alla rivelazione comunque sempre benigna delle immagini, valore perfino di disagio necessario "nella logica del passaggio"; nell'impossibilità, infatti, di distinguere voci nel naufragio senza fine delle parole, l'azione poetica, accompagnando quel senso di pietà che sovente trasale dalla terra per le nostre debolezze ed incertezze, come l'amore tutto appare reggere ancora tra distanze e differenze apparentemente incolmabili, avvicinamento che dell'amore stesso ha la sua più capace metafora in "Distanze" dove gli amanti "li tiene uniti solamente una stella/ e il richiamo assoluto della terra" (come il marinaio e l'astronauta qui richiamati nella differente percezione di mare e cielo). Nella consapevolezza in lui sempre presente dell'infruttuosità della conoscenza, sa pure bene quindi che se prendere atto del fallimento è il dolore più grande, più grande ancora è non comprenderlo soprattutto se si è stati molto vicini al volto vero delle cose. Ed è questo pertanto il gesto che può ridare sangue al cuore che ne è privo, nella piena realtà di un dolore che se assunto, come detto, in tutte le sue accezioni alla luce vitale della coscienza è capace di scrostare la realtà dai suoi falsi domini riportandola al suo centro. Altrimenti il rischio, come nei sogni dove nelle proiezioni figure d'altri prendono il nostro posto, è il non aver "scampo da noi stessi" in un rovesciamento dove perfino lo spazio esterno pare stanarci a ricordare la colpa "di non aver voluto superare/ nello scatto il destino", di esservi arresi. Lo scatto, in conclusione, è suggerito nel testo da cui prende titolo il libro in cui se l'isola riemersa è anche quella di un io sconfitto, le insenature allora sono i nodi di un'esistenza che deve spogliarsi dei pesi e dei fantasmi che la trattengono. Nella lotta al demone, "con parole orfane di voce/ inizia il rito della decostruzione" sottolinea finalmente una volta su tutte, per non cadere più, come ne "L'innocente" (la poesia dedicata a Camus) "ad occhi chiusi/ nelle pagine della storia,/come in una cella prigionieri di una promessa". Testo dunque ricco cui andrebbe forse dedicato maggior spazio qui avendo seguito solo alcune delle tracce più evidenti. Solo eccesso, ci sembra, il numero dei testi presentati che alla lunga rischiano la dispersione del dettato.

 

 Franca Alaimo - 02/07/2015 22:45:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

Stefanoni scrive una recensione magistrale a questa silloge, evidenziandone i molti colori e toni abbracciati con un solo colpo d’occhio dal poeta sulla soglia del suo ultimo divenire.
Mi sembra che "L’isola riemersa" parli a quanti su quella soglia stanno, incoronati da tutto ciò che per parecchio tempo era rimasto nel fondo.
E, allora, viene voglia di leggerlo questo libro e di mettere piede su questa isola riemersa.

Leggi l'informativa riguardo al trattamento dei dati personali
(D. Lgs. 30 giugno 2003 n. 196 e succ. mod.) »
Acconsento Non acconsento
Se ti autentichi il nominativo e la posta elettronica vengono inseriti in automatico.
Nominativo (obbligatorio):
Posta elettronica (obbligatoria):
Inserendo la tua posta elettronica verrà data la possibilità all'autore del testo commentato di risponderti.

Ogni commento ritenuto offensivo e, in ogni caso, lesivo della dignità dell'autore del testo commentato, a insindacabile giudizio de LaRecherche.it, sarà tolto dalla pubblicazione, senza l'obbligo di questa di darne comunicazione al commentatore. Gli autori possono richiedere che un commento venga rimosso, ma tale richiesta non implica la rimozione del commento, il quale potrà essere anche negativo ma non dovrà entrare nella sfera privata della vita dell'autore, commenti che usano parolacce in modo offensivo saranno tolti dalla pubblicazione. Il Moderatore de LaRecehrche.it controlla i commenti, ma essendo molti qualcuno può sfuggire, si richiede pertanto la collaborazione di tutti per una eventuale segnalazione (moderatore@larecherche.it).
Il tuo indirizzo Ip sarà memorizzato, in caso di utilizzo indebito di questo servizio potrà essere messo a disposizione dell'autorità giudiziaria.