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al testo di Silvia Rosa
Imperfetto modo indicativo... (inedito)
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IMPERFETTO MODO INDICATIVO D(ELL)’ESSERE [PAROLA] era il nostro segreto linguaggio -non era niente- era quella parola che mi hai insegnato e non pronunciavo -disubbidiente- poi una volta, che non ti ricordi, certo, ho detto, tenendola in bocca come una caramella un boccone che scotta, in fretta (ma sembrava l e n t a m e n t e)
era quella parola che ti ho insegnato non ti ricordi ora, ma un tempo la ripetevi sempre -un codice- (di voglie) era la tua parola (come) -un ordine- il filo di lettere intorno a un baco che moriva (un istante) indossando ali di virgole, cambiando rauco il verso dell'orizzonte e ancora e stanco
era il nostro segreto linguaggio che hai (ab)usato in una piazza nel vuoto di voci -altre- dove chiunque che parla, parla il nostro linguaggio che non era segreto, era qualunque una lingua che reciti quando ti serve, quando non sapevi che fartene del silenzio perfetto della mia pelle
era la tua parola una puttana di quelle così tristi e vecchie e sfatte che t'innamorano di compassione era la mia parola un'occasione di trasformarla in madre in casa in un Amore che non snudi di racconto, non era che d'inchiostro lieve un apostrofo -per te- la pausa -per me- che accoglieva il mio vo(l)to
era il tuo nome teso increspato in un soffio che ricadeva a metà, al vertice di quel nostro discorso (se mi arrendevo al sapore più dolce della tua grammatica) era il mio nome per intero che non dicevi che qualche volta e pareva la prima che fosse detto, come l'avessi inventato tu per il gusto di possederlo -uno fra tanti, troppi-
era il nostro segreto linguaggio, era quella parola, era il tuo nome era il mio, era la nostra storia una trama qualsiasi, che non era neppure qualsiasi una bugia -non era niente- era la tua solitudine al culmine in un grumo d'assenze era il mio pianto sottile di primavera una pioggia vergine che si espone alla faccia del sole e attraversa muta l'eclisse di ogni abbandono
è l'alfabeto con cui dirmi daccapo -sola-, (ma) l i b e r a finalmente [e se anche ti penso e ti voglio e ti cerco e non ti penso e non ti voglio e non -è NO-]
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Silvia Rosa
- 11/04/2011 23:38:00
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Grazie, Franca, per questa accurata e sensibile lettura che indaga il testo fino allorigine di senso e ne (ac)coglie uno dei significati più autentici: è sempre una sorpresa osservare le proprie parole restituite dallo sguardo di un Altro, io mi stupisco di come vivano e si rinnovino nelle varie possibili interpretazioni, restando identiche a se stesse... Un caro saluto
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Franca Alaimo
- 09/04/2011 18:27:00
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E una poesia bella con tutte le sue parentesi,( che secondo me hanno un senso, che tra poco dirò) che parla damore senza mai pronunziarne la parola, per il fatto stesso che certe parole cambiano di sapore da bocca a bocca, costruiscono un mondo di sottintesi (appunto le parentesi) noto solo a chi le pronuncia, e, quando chi le pronuncia non cè più, esse si sviliscono e diventano merce comune di scambio. E di questo mondo sottinteso che la poesia parla, di questo segreto spezzato, della parola che de-lude nel momento che lamore de-lude anche le sue parole, il suo essere nominato, e il gioco del comuncare con con un codice "sereto" vieen tradito. La poesia ha, inoltre, unandatura musicale, uno stile curato.
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Silvia Rosa
- 05/04/2011 08:48:00
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Cari Giuseppe e Loredana, grazie di aver letto il mio testo e delle vostre parole di commento. La contraddizione, ecco sì... è quel gioco estenuante che di verso in verso rimbalza la volontà contro il muro invisibile del desiderio, e le parentesi sono altri percorsi possibili nella lucida conta delle pieghe di consapevolezza che increspano il discorso, prima che questo frani in un *no* che nega la negazione stessa, e afferma ancora e sempre che non si chiude mai davvero con certe parole (per esempio Amore) paradossalmente, contro ogni logica, anche quando non si crede più loro...
Concordo comunque con losservazione di Giuseppe: una personale perversione, questa dell(ab)uso di parentesi, che mi rendo conto di dover tenere sotto controllo.
Colgo loccasione per ringraziare di cuore tutta la Redazione, per aver accolto questo mio esperimento di qualche tempo fa tra le pagine de LaRecherche. E un piacere essere qui!
Un caro saluto :-))
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Giuseppe Terracciano
- 04/04/2011 08:44:00
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A me sembra che ti contraddici un pò. Lo scritto potrebbe essere interessante. Troppe parentesi.
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Loredana Savelli
- 04/04/2011 08:32:00
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Molto interessante! Il no finale: una conquista dopo lestenuante gioco al massacro del negarsi. Complimenti!
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