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Imperfetto modo indicativo... (inedito)

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IMPERFETTO MODO INDICATIVO D(ELL)’ESSERE [PAROLA]

 

 

era il nostro segreto
linguaggio -non era niente-
era quella parola che mi hai insegnato
e non pronunciavo -disubbidiente-
poi una volta, che non ti ricordi, certo,
ho detto, tenendola in bocca
come una caramella un boccone che scotta,
in fretta (ma sembrava l e n t a m e n t e)

era quella parola che ti ho insegnato
non ti ricordi ora, ma un tempo
la ripetevi sempre -un codice- (di voglie)
era la tua parola (come) -un ordine-
il filo di lettere intorno a un baco
che moriva (un istante) indossando
ali di virgole, cambiando rauco il verso
dell'orizzonte e ancora e stanco

era il nostro segreto
linguaggio che hai (ab)usato
in una piazza nel vuoto di voci -altre-
dove chiunque che parla, parla il nostro linguaggio
che non era segreto, era qualunque
una lingua che reciti quando ti serve,
quando non sapevi che fartene
del silenzio perfetto della mia pelle

era la tua parola una puttana
di quelle così tristi e vecchie e sfatte
che t'innamorano di compassione
era la mia parola un'occasione
di trasformarla in madre in casa
in un Amore che non snudi di racconto,
non era che d'inchiostro lieve un apostrofo -per te-
la pausa -per me- che accoglieva il mio vo(l)to

era il tuo nome teso increspato in un soffio
che ricadeva a metà, al vertice
di quel nostro discorso (se mi arrendevo
al sapore più dolce della tua grammatica)
era il mio nome per intero che non dicevi
che qualche volta e pareva la prima
che fosse detto, come l'avessi inventato tu
per il gusto di possederlo -uno fra tanti, troppi-

era il nostro segreto linguaggio, era quella parola,
era il tuo nome era il mio, era la nostra storia
una trama qualsiasi, che non era neppure
qualsiasi una bugia -non era niente-
era la tua solitudine al culmine in un grumo d'assenze
era il mio pianto sottile di primavera una pioggia
vergine che si espone alla faccia del sole e
attraversa muta l'eclisse di ogni abbandono

è l'alfabeto con cui dirmi daccapo -sola-, (ma) l i b e r a finalmente
[e se anche ti penso e ti voglio e ti cerco e non ti penso e non ti voglio e non -è NO-]


 Silvia Rosa - 11/04/2011 23:38:00 [ leggi altri commenti di Silvia Rosa » ]

Grazie, Franca, per questa accurata e sensibile lettura che indaga il testo fino all’origine di senso e ne (ac)coglie uno dei significati più autentici: è sempre una sorpresa osservare le proprie parole restituite dallo sguardo di un Altro, io mi stupisco di come vivano e si rinnovino nelle varie possibili interpretazioni, restando identiche a se stesse...

Un caro saluto

 Franca Alaimo - 09/04/2011 18:27:00 [ leggi altri commenti di Franca Alaimo » ]

E’ una poesia bella con tutte le sue parentesi,( che secondo me hanno un senso, che tra poco dirò) che parla d’amore senza mai pronunziarne la parola, per il fatto stesso che certe parole cambiano di sapore da bocca a bocca, costruiscono un mondo di sottintesi (appunto le parentesi) noto solo a chi le pronuncia, e, quando chi le pronuncia non c’è più, esse si sviliscono e diventano merce comune di scambio. E’ di questo mondo sottinteso che la poesia parla, di questo segreto spezzato, della parola che de-lude nel momento che l’amore de-lude anche le sue parole, il suo essere nominato, e il gioco del comuncare con con un codice "sereto" vieen tradito. La poesia ha, inoltre, un’andatura musicale, uno stile curato.

 Silvia Rosa - 05/04/2011 08:48:00 [ leggi altri commenti di Silvia Rosa » ]

Cari Giuseppe e Loredana, grazie di aver letto il mio testo e delle vostre parole di commento.
La contraddizione, ecco sì... è quel ’gioco estenuante’ che di verso in verso rimbalza la volontà contro il muro invisibile del desiderio, e le parentesi sono altri percorsi possibili nella lucida conta delle pieghe di consapevolezza che increspano il discorso, prima che questo frani in un *no* che nega la negazione stessa, e afferma ancora e sempre che non si chiude mai davvero con certe parole (per esempio Amore) paradossalmente, contro ogni logica, anche quando non si crede più loro...

Concordo comunque con l’osservazione di Giuseppe: una personale perversione, questa dell’(ab)uso di parentesi, che mi rendo conto di dover tenere sotto controllo.


Colgo l’occasione per ringraziare di cuore tutta la Redazione, per aver accolto questo mio ’esperimento’ di qualche tempo fa tra le pagine de LaRecherche. E’ un piacere essere qui!

Un caro saluto :-))

 Giuseppe Terracciano - 04/04/2011 08:44:00 [ leggi altri commenti di Giuseppe Terracciano » ]

A me sembra che ti contraddici un pò.
Lo scritto potrebbe essere interessante.
Troppe parentesi.

 Loredana Savelli - 04/04/2011 08:32:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Molto interessante!
Il no finale: una conquista dopo l’estenuante gioco al massacro del negarsi.
Complimenti!

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