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al testo di Ivan Pozzoni
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Non conosco chi è N. Busà, - c’aggia fa!- non appena l’editore Kàros mi chiederà ancora 300€, così da essere inserito, con tre testi, ne L’involuzione delle forme poetiche, nun me resta che accettà, in modo da essere anche io migliore, migliore di come sono, 300€ migliorano la mia scrittura, è la vittoria dell’economia, sul conflitto tra natura e cultura.
Chi cazzo è N. Busà? Forse un’emula di De Signorinibus, o De Signorinibus un emulo ermetico der medico de li mortacci, non funziona, quando bustrofedo alle due di notte, dopo succo d’uva e Sangria, un Bellini, Porto, divento incoerente, una sorta di Don Chisciotte, meglio dei vari Don Abbondio che bazzicano l’orto dell’irta arte italiana, disponibili a versare, non nel senso di fare versi, 1500€ a Barabba, con lo scopo recondito di farsi pubblicare, facendo sermoni sulla gratuità dell’arte quando vai a chiedere 30€ di quota solidale per sconfiggere i cartelli dell’industria editoriale.
M’inchino a N. Busà - c’aggia fa!- senza aver capito se è una donna, un uomo, un trans, se è un uomo, o un trans, non m’inchino, minchia, mi sento troppo brillo per continuare, e non sono abituato a brillare, mi toccherà tornar da Ambra, a letto, come un’ombra, senza far rumore, lei mette i tappi nelle orecchie per non sentirmi battere, io, quando batte lei, nel senso di battere al Pc, mi metto un tappo in bocca, è meraviglioso spiarla scrivere, di lei sono sicuro che non è un uomo, o un trans, - svelando queste cose rischio di ritrovarmi cadavere-, un emulo imperterrito di Oronzo Canà davanti alla fama imperitura di N. Busà.
[Qui gli austriaci sono più severi dei Borboni, 2015]
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