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al testo di Caterina Alagna
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Ruvido soffia l’inverno sulle sponde della pelle tremanti e dissanguate dalle torture inferte dalla voce e dalle mani delle S.S. che sguainano una putrida lingua di metallo per scagliare parole imbevute di fango che soffocano le anime annegate nel pianto. I giorni non passano mai qui nei campi dell’inferno dove respiriamo la carne dei nostri padri che esala bruciante dalle ciminiere e piangiamo per la pelle martoriata dei bambini, ritenuta materia fertile per esperimenti e secondi fini. Chissà quanta brava gente non sa di indossare sulla pelle la nostra carnale sostanza, ridotta ormai a pezzo di sapone, a mero oggetto di arredamento, in inconcepibile abominio realizzato dall’umanità. Potranno annientare la nostra carne, i nostri corpi marchiati come bestie, ma le nostre anime non uccideranno, soffieremo ancora negli aliti del vento e fioriremo nei meandri della memoria, mentre tutto questo male spregevole e insensato, come un mare di fetida lordura, inquinerà la storia.
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