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Vajra

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Della mia vita non conosco

che ciò che sento;

delle ore più buie 

ho fatto preziose

lezioni quando,

solo nella notte,

evado il mio tempo.

In ascolto.

E mentre guardo il ramo

frondoso tendersi sulla strada

penso allo scorrere leggero

di un respiro

sulla tua pelle,

che reagisce

al tocco;

rivedo i tuoi occhi farsi

grandi, 

le labbra aprirsi sui denti bianchi,

tumide. Un sospiro ci lega

al di là del tempo,

al di qua del fiume.

Potranno anche dividerci,

ma da quando siamo due

sarò sempre uno.

Della mia vita non conosco

che ciò che 

immagino; mi sono accecato

affinchè tu mi mostrassi il cammino,

sordo al mondo ho

iniziato a sentirti. Ho chiuso le porte

all'uomo, per aprirle alla dea.

Oh, figlio degli dei,

bentornato in famiglia.

Il fulmine suggella la nostra

unione, vincolati

nel vajra indistruttibile dei nostri

intenti. Leviamo in alto il calice,

è pieno del mio sangue; 

sulle mie ossa danza il sacro ritmo

del tuono. 

 

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