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al testo di alessandro venuto
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Della mia vita non conosco che ciò che sento; delle ore più buie ho fatto preziose lezioni quando, solo nella notte, evado il mio tempo. In ascolto. E mentre guardo il ramo frondoso tendersi sulla strada penso allo scorrere leggero di un respiro sulla tua pelle, che reagisce al tocco; rivedo i tuoi occhi farsi grandi, le labbra aprirsi sui denti bianchi, tumide. Un sospiro ci lega al di là del tempo, al di qua del fiume. Potranno anche dividerci, ma da quando siamo due sarò sempre uno. Della mia vita non conosco che ciò che immagino; mi sono accecato affinchè tu mi mostrassi il cammino, sordo al mondo ho iniziato a sentirti. Ho chiuso le porte all'uomo, per aprirle alla dea. Oh, figlio degli dei, bentornato in famiglia. Il fulmine suggella la nostra unione, vincolati nel vajra indistruttibile dei nostri intenti. Leviamo in alto il calice, è pieno del mio sangue; sulle mie ossa danza il sacro ritmo del tuono.
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