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al testo di Loredana Merlin
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Un punto di luce
lì centrale nel nero assoluto d'un palcoscenico, orfano di quinte e fondali. I miei piedi nudi sentono il legno incrinarsi scricchiolio dell'ignoto. Buio e oscurità. Solo quella spia luminosa senza origine alcuna e questa notte intorno, scenografia senza stelle. Eppure io vedo il luogo dove il mio corpo può abbandonarsi e lentamente divenire germoglio senza nome senza voce. Non ho battute sono attrice vuota. Graffio questo legno ogni giorno. Poi lo accarezzo e schegge attraversano le mie mani scorrono col sangue fino al cuore, spine velenose d'un maleficio eterno che nemmeno la morte può risolvere. Perchè rinascerò attrice della mia vita, senza un volto ingenuo già corrotto da passate interpretazioni. Dunque io son... la fortunata che mai più scenderà da questo luogo di finzione? Urlerò la tragedia, il dramma, attraverserò la scena della commedia dei nostri giorni. Non saprò quanto ignara o conscia. Nelle tenebre anonime saprò cambiare, trasformarmi e come un camaleonte confondermi. Io, attrice di ruoli cangianti per incontrare le umane molteplicità. Se sto recitando, allora almeno datemi costumi variopinti e truccatemi bene, che se dovessi specchiarmi non abbia da riconoscermi. |
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