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al testo di Lorena Turri
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...era una mattina fredda e piovosa di fine autunno, stavo aspettando sul sagrato, rincantucciata sotto il mio ombrello, il Parroco che si era attardato in sagrestia dopo la fine della S. Messa. Ero una catechista, allora, e quel giorno avevo bisogno di parlare con lui riguardo ad alcuni ragazzetti che avevo scoperto rintanati in una vecchia auto abbandonata sotto il muro della Chiesa a sfogliare giornalini pornografici. Promisi ai ragazzi di non dirlo ai genitori per risparmiar loro le botte, ma mi sentii in dovere di dirlo al prete che, una volta acciuffati, li avrebbe condotti per le orecchie dritti dritti nel confessionale e poi, con qualche avepatergloria di penitenza, li avrebbe assolti e perdonati. Finalmente lo vidi uscire. Teneva la cassetta delle elemosine per i poveri sotto il braccio; non la lasciava mai incustodita per timore che qualche mascalzoncello rubasse i soldi. Lo chiamai e lui venne verso di me camminando sui tacchi con tutta la pianta del piede sollevata. Portava delle scarpe di vernice nera con una fibbia di metallo argentato. Erano anni che lo vedevo, sia in estate che in inverno, con quelle scarpe. “Perché cammina a quel modo?”, gli chiesi. “Perché piove e le suole delle mie scarpe sono bucate” “Perché non si compra un bel paio di scarponi robusti che non lasciano passare l’acqua e tengono caldo, tantopiù che è quasi inverno?” “Perché costano e io non ho i soldi per comperarli” Mi venne spontaneo e immediato, annuendo alla cassetta delle elemosine, dirgli: “Prenda i soldi da lì, è per una necessità!” Ma lui, ritraendo a sé la cassetta quasi a volerla difendere, esclamò: “Nooo!!! Questi soldi servono ai poveri!” |
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