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al testo di alessandro venuto
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Ho fatto un sogno.
Splendeano del sole forti I raggi tra le foglie indorate Di cattedrali di alberi E ogive di rami, correvo veloce tra le fronde; in petto il cuore di gioia Vita batteva forte e pulsava sangue vivo e rosso, adrenalina Dava ali alla corsa e a niente pensavo Se non alla sete di correre Che non si spegnea chè più forte Avrei provato il desio di riaccenderla. S’eccitava l’animo col profumo di selva E l’agre fragranza dei pini, la vista s’inebriava Sui tronchi eleganti di larici e faggi E sui giochi di ombre e di luci. Qualcosa s’è mosso, ora non più. Lo stupore sorpreso necessita di occhi socchiusi. Là, nel fogliame fitto, un daino brunito resta immobile. Ha il sospetto negli occhi di ambra. Un attimo ancora, e non è più. Inizia la caccia. Corre l’uomo e bestia risveglia Rincorrendo la preda Ardente d’istinto, a un tratto sembra Che ceda ma è solo un istante E di nuovo riprende la folle sua corsa E così io, di me inconsapevole. Oh dei, quanto è costato il nostro Essere uomini! Ma ormai il daino è sfuggito e stanco a un cipresso mi appoggio e ansimante ricado, cercando aria da bere; brilla di luce il riflesso di un lago, risate di ragazze allietano l’aria ed eccole lì, che schizzano acqua tra loro con spruzzi d’argento. Tra loro v’è una che della bellezza dei marmi risplende, lucida pelle che pare scolpita da mano divina e occhi di cerva color d’ossidiana che all’arte e all’amore sublime mi chiamano. Oh, dolce risveglio di vita Nel sogno potessi non svegliarmi Mai! Trattieni quel giorno Che la notte ha portato, Artemide, allontana di Febo Apollo i cavalli dal mondo perchè il nostro sonno sia eterno! Tu mi richiami alla vita! Ma non appena i tuoi occhi incrociano i miei ogni cosa finisce e misero torno nel mio letto di sabbia, con solo del cervo l’amaro ricordo di un tempo dov'ero divino. |
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