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L’ulivo

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Forse perché a me caro
È il ricordo delle patrie
Colline di ulivi feconde
E delle cicale il canto
Che saliva a onde
Negli estivi meriggi,
A me caro è oggi mirarti,
Ulivo,
sacra pianta alla cui ombra
Leto i natali divini diede
Al Sole e a Diana vergine gemella.
Sottili le verdi punte di foglia
Raccontano al vento di come
Febo Apollo Pitone uccise
E vendicò della madre l’oltraggio
Con arco d’argento.
E i rami che fieri svettano al cielo
Sembrano dirmi:
‘vivi, uomo, vivi;
chi un albero pianta è giusto
tra i giusti. A te devo il mio posto
e alle mani di bimba che con te
amorosa terra mi diede.’
E mentre il tuo tronco guardo forte nel sole
Che splende,
ripenso a me chiuso nell’ombra
per tema del morbo e luce s’accende
nel mio animo ancora.

 Arcangelo Galante - 03/04/2020 15:49:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Una lirica che, come molte altre dell’autore, è ricca di riferimenti mitologici e vuole essere una sorte di ode all’ulivo, una delle piante più antiche e feconde, dalle quali viene estratto quel nettare che ancora oggi allieta le nostre tavole.
E il pensiero del poeta, vaga nei ricordi delle “patrie colline”, ricche di piante che si crogiolano al sole, incuranti, forse, di quanto sta accadendo nell’intorno, ma con una forza che le renderà sempre più forti e rigogliose.
Un bel testo, davvero piacevole a leggersi.
Amichevolmente, saluto.

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