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al testo di alessandro venuto
L’ulivo
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Forse perché a me caro È il ricordo delle patrie Colline di ulivi feconde E delle cicale il canto Che saliva a onde Negli estivi meriggi, A me caro è oggi mirarti, Ulivo, sacra pianta alla cui ombra Leto i natali divini diede Al Sole e a Diana vergine gemella. Sottili le verdi punte di foglia Raccontano al vento di come Febo Apollo Pitone uccise E vendicò della madre l’oltraggio Con arco d’argento. E i rami che fieri svettano al cielo Sembrano dirmi: ‘vivi, uomo, vivi; chi un albero pianta è giusto tra i giusti. A te devo il mio posto e alle mani di bimba che con te amorosa terra mi diede.’ E mentre il tuo tronco guardo forte nel sole Che splende, ripenso a me chiuso nell’ombra per tema del morbo e luce s’accende nel mio animo ancora.
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Arcangelo Galante
- 03/04/2020 15:49:00
[ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]
Una lirica che, come molte altre dell’autore, è ricca di riferimenti mitologici e vuole essere una sorte di ode all’ulivo, una delle piante più antiche e feconde, dalle quali viene estratto quel nettare che ancora oggi allieta le nostre tavole. E il pensiero del poeta, vaga nei ricordi delle “patrie colline”, ricche di piante che si crogiolano al sole, incuranti, forse, di quanto sta accadendo nell’intorno, ma con una forza che le renderà sempre più forti e rigogliose. Un bel testo, davvero piacevole a leggersi. Amichevolmente, saluto.
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