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al testo di alessandro venuto
γνῶθι σαυτόν
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Scorron fluenti del sole i raggi tra le invitte colonne del tempio caro al dio che primo il drago trafisse con arco d’argento; scorrono argentine Le acque ridenti della Castalia ai piedi delle vette Brillanti. Ancor se gli occhi chiudo mi pare di veder silenti le schiere Di Peani salire il monte a offrir preci ad Apollo glorioso; e risuona qui, nel mio ritiro, mentre morbo imperversa tra grida furiose di Pan, silenzio e γνῶθι σαυτόν, divin consiglio. Di sole s’accende l’anima mia.
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Arcangelo Galante
- 28/03/2020 16:10:00
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Avendo fatto studi classici all’istituto magistrale, se ricordo ancora quel poco di greco e latino, l’autore ha proprio adoperato una famosa massima religiosa greco-antica, iscritta nel tempio di Apollo a Delfi: “γνῶθι σαυτόν” (conosci te stesso), mentre la locuzione latina corrispondente è: “nosce te ipsum”! Tale esortazione fu pronunciata già da Pizia, sacerdotessa del sacro tempio, prima che dall’oracolo delfico, quindi attribuita ad Apollo stesso, in risposta a un quesito di Chilone. Tale monito, sotto forma di incisione su pietra, fu riportato sulla facciata del tempio di Apollo a Delfi, quando questo venne ricostruito, dopo essere stato distrutto. Con tale espressione, ossia con questa sentenza, il dio Apollo intimava agli uomini di riconoscere la propria limitatezza e finitezza. Un atto di presa di coscienza della fragilità umana e, di conseguenza, persino della propria mortalità. Il testo pubblicato conclude con una chiusa di speranza raggiante, poiché, salito il tempio, l’anima dell’orante s’accenderà “di sole”, perché Apollo ha donato saggio consiglio all’uomo sul come vincere il morbo che imperversa la terra tutta. Una mitologica trasposizione, davvero assai suggestiva!
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