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al testo di alessandro venuto
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Tuorlo d’uovo rosso sorge il sole su un cielo di panno Di un altro giorno senza l’uomo. Una brezza leggera accarezza le foglie dei platani, frizzante. Condensa ancora il respiro. Qualcosa si muove ai piedi del Duomo tra la bruma, un branco di cervi reali; bramisce alla piazza deserta levando in alto I fieri palchi un maschio, desideroso di lotta; leggere danzano intorno le femmine, fendono l’aria le code veloci. Un grido poi un altro risuona per l’aria, falchi rapaci saettano tra le guglie e il cielo E oltre, dove sguardo si perde. Alto è già il sole e riscalda il Naviglio argentino, cala un nibbio simile a freccia e squarcia il pelo dell’acqua, un tocco appena e risale verso il cielo granito con un pesce tra molti sinuoso nel becco. Osserva saggio un airone, immobile nella corrente e Gracidano pappagalli queruli tra i tetti delle case; salutano il mattino Giocando tra loro Cuccioli di lupo Nel bosco che si è ripreso Il Sempione. Attenta osserva la madre E attende che tornino gli altri Dalla caccia feroce. E la’, Di tra le forre e le rocce Del parco in Porta Venezia Risuona un urlo selvaggio, Pan non è morto, Pan il divino è tornato. Simile a Dio L’uomo se stesso credea Eterno; ma dura lezione È quella di vedere la fine Dell’umano ma non Quella del mondo. |
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