LaRecherche.it
Scrivi un commento
al testo di alessandro venuto
|
|||
Volevo solo nascondermi e non esser più; io, figlio del Genio e di una folle Musa che ha per verbo immagini e tesse di parole strofe; io, poeta, vagabondo, schivo che di eremi boschivi ho fatto dimora; a me matto diceva la gente ma io vedevo, sola mia colpa. Io vedevo. Non ho più paura adesso. Di carnale passione mi riempie la tela vuota da quando di me ho memoria, perché io conosco il linguaggio del sole al tramonto e quello che dice la luna alle stelle, oh!, quanto dolore fa la sera che arriva! E la bellezza del bosco Che con le foglie sussurra al mio orecchio Demente, demente dicono loro! Quanto è bello piangere di pienezza Come vaso ricolmo tracima! Ma io vedo e già vedo Lei oltre, già traccio con colore forme che la mia mente veloce disegna con dita sottili e faccio appena in tempo a dare ai pensieri forma, alle immagini sostanza che già non son più ma eccole lì, arte per sempre fissate ai miei occhi. Per questo vivo e soffro e lotto da quando di me ho memoria. Solo io so quanto fa male essere Un genio e saperlo. Volevo solo nascondermi ma grazie a Follia celando me stesso me stesso al mondo ho mostrato. Solo per Lei. Chino sul rivo argentino di un fiume attendo poi che scenda la sera, un vecchio scialle sul capo come nuvola leggera a salutar il giorno che va. (Ad Antonio Ligabue)
|
|