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Noogenia

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A te che
Nella neraluce della notte
Non dormi,
ma osservi lento dissolversi il falso essere esteriore
mentre inizia a brillare numinosa perpetua
l’essenza di ciò che sei.
Substantia.
A te che nel silenzio che scende
Una musica odi,
né altro la sente;
a che pro domandare?
Lei ti dorme accanto.
Non potrebbe altrimenti dormire.
A te che a passi lenti e misurati
Accarezzi coi piedi
Il parquet della casa
Un respiro per metro quadro,
e non saranno mai molti,
perché il letto è un covile di pruni pensieri
e i sogni non voglion venire.
La senti questa musica?
No, nessuno può, da quando eri bambino.
Celtica.
E giran nella mente eccitata
Versi di strofe come vento tra foglie
E immagini che sembran indicare più in là,
sempre più in là;
lascian appena intuire ciò che invero
con forza intendon celare.
E ti struggi in quel dolce tormento
Di chi si mette per mare
Senz’altra rotta che non sia il navigare
Irrequieto.
Ritto in mezza alla stanza, solo,
senti frinire il fogliame notturno.
Ha un suono il vento che passa tra le foglie di ulivo,
un altro quello che accarezza i peschi
o i rosei ciliegi,
un altro ancora quello dell'erba
o dei muretti secchi in mattone.
E senti l’odore della terra
che la notte esalta sopra ogni cosa
e si mesce con quello del sale
portato nell'aria dalla brezza del mare.
La luna raggiunge il suo spleen.
A occhi ben chiusi
Vibra con le dita intensi colpi di colore,
tratteggia linee e forme,
danza.
Sii musica.
Ed ecco fiorire cimbali e viole
Liuti e cicale
Nella notte fredda che hai scelto di abitare,
l’universo in concerto per un solo spettatore.
Nessuno è invitato,
nessuno escluso.
Un antico canto
Viene intonato da qualche parte del bosco
Nel vecchio uliveto.
Non si paleserà la Ninfa
Voce di fata che intona una nenia
E t’incanta.
Noogenia.
Strugge i men forti
Il desiderio del tutto,
che nome gli han dato
melancolia.
Ma dolce, dolce, dolce
è abbandonarvisi
e lasciarsi andare.
Nessuno saprà
se non te,
ciò che vuol dire.

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