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Amore ai tempi del corona

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Si svuota Milano
Mentre Pan di grida infuria per via
E risuona l’urlo panico
Tra gli scaffali vuoti dei negozi
D’assalto presi da torme di gente
Spaurita.
La civiltà getta la sua maschera
Di educata convenienza
Sull’altare della lotta per la sopravvivenza.
Poco importa
Che l’allarme esista o meno,
l’ha detto la tv
e persino facebook.
Deve essere vero.
I porti il cuore ha chiuso
Già ai tempi del dragone,
anafilattica crisi arde or la mente
mentre corona il virus depone
sul capo di chi tra noi seleziona.
Né diventiam più umani,
né men bestie.
Ciascun per sé
A sé pensa.
Adesso gli altri siamo noi.
Ma non c’è cura per chi
Untore dannata ignoranza diffonde
Perché se ancora vaccino non esiste alcuno
Al male
Ciascun di noi a sé prescriva
Amore ai tempi del corona.
Spaventa più la paura
Che la sua causa,
l’unico vaccino è la conoscenza.
Tanto basta.
Restiamo umani.

 Arcangelo Galante - 04/04/2020 14:39:00 [ leggi altri commenti di Arcangelo Galante » ]

Una lirica che ben descrive la situazione attuale e contenente molte considerazioni e riflessioni, altamente condivisibili.
Che fine ha fatto la civiltà, quando la stessa si è lasciata cogliere impreparata, nell’affrontare un’Idra coronata?
L’allarmismo è una brutta bestia, sa come generare panico e confusione e si insinua nelle menti più fragili, innescando meccanismi di risposta non sempre positivi.
“Spaventa più la paura”, afferma l’autore, ed è sempre quella dell’ignoto, la più subdola, quella che può essere sconfitta solo dalla conoscenza.
Ecco perché quell’invito a restare umani, contenuto in una chiusa che lascia uno spiraglio affinché l’Amore possa essere la medicina più potente, atta a sconfiggere anche il più terribile dei mali.

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