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al testo di alessandro venuto
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Ricordi ancora le soffuse ore Dei meriggi d’ottobre Quando dalle finestre della classe aperte Secco giungeva aspro di fumo Fragrante l’afrore di legno bruciato Dai contadini solerti sulle colline All’intorno e non più la scuola vedevi Ma i campi coltivati a piane E i muretti di grigie pietre Ove bello era ascoltare una zia La sua nenia vociare Nella lingua di Lighea la sirena. Seguivi allora con lo sguardo curioso Della snella cicala gli sbalzi E dell’ape il ronzio del volo soave Che tra i fiori s’allieta. Sorgea tra il verde dell’erba Un papavero rosso. Ed era bello sentire le spighe Carezzare le gambe e arrossare la pelle Nella corsa sfrenata di bimbo sicuro Che’ sa che Per quanto lontano lui vada Ritorna. Ma adesso volgi lo sguardo Sulla pietra grigia e severa Decorata da stemmi e volti d’eroi; Non la scuola ma la vita Ha guidato i tuoi passi Tra le colonne che ornano Dei Mercanti la Piazza. |
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