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Ancora tastano stonati (perennemente in prova)

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Ancora tastano stonati ...

 

Ma nessun tasto, vero?

Ancorati se ne stanno ad un dolente scoglio gelido questi che tu evochi ma non si sa in quale cavità continui ad urlare e certamente neanche tu sai chi vuoi evocare o peggio devi evocare. E, per cortesia, non tirare in ballo la solita tiritera sulla costrizione a farlo o peggio ancora predestinazione ché il tuo genio sappiamo bene a quali sozzi giochi si sia dato. 

 

Ancora tastano stonati ...

 

No, non c'è nessun tasto.

Provati ancora nel tuo perpetuo inutile nuotare in quella campana senza fondo che cresce assieme alla tua ombra, cara nera compagna di giochi. Tanto in questo tuo ostinato andare potrai ben vedere come le tue sirene una volta così premurose e vicine adesso si tappino vicendevolmente la bocca ad ogni tuo passaggio, e gli angeli già si turano le nari appena ti vedono incedere. Però, stando a voci di corridoio, pare che la tua ombra possa ancora prender parte alla feste di cui tu puoi solo ascoltare la musica attufata. La tua ombra si veste bene, si leva presto dal letto, si lava bene il culo, sa cantare correre scrivere partorire danzare, e qualche sirena dice anche che sa amare, amare bene sa la tua ombra. Tu sei mai riuscito ad amare?

 

Ancora tastano stonati ...

 

Ecco, e già non m'ascolti più.

Ma mi hai mai ascoltato piuttosto? Vedi? Tu mi odi, mi giudichi e pregiudichi e mai m'odi bene così da farmi sprecare voce e riflesso. Sì, ricordi bene la notte in cui rischiasti la schiena, ma se solo non avessi ceduto al sonno per ascoltarne ancora un poco di quei miei passi.

 

Ancora tastano stonati ...

 

T'intestardisci ancora canaglia, ma nessun tasto, vedrai.

Non m'hai ascoltato per tutto quest'eterno perpetuo secondo dov'apro la bocca solo per le tue orecchie. Sei troppo stupidamente intento ad incanaglirti nel ritrovare un qualche canto già annegato, vero?

 

Ancora tastano ...

 

Ebbene, inutile piangere sul verso versato e piantala finalmente di far lo smemorato per finta. 
Sai bene e m'azzardo a dire forse meglio di me come vadano presto sbiadendosi i tuoi versi nella partita a carte che tu hai voluto intraprendere. 

 

Ancora tasta ...

 

Colpa dell'amore allora vero?

Colpa della morte allora vero?

 

Ancora ...

 

Ho sempre ammirato quel tuo ghigno disperato divertito ammalato ammaliante come lento progredire verso l'inferno dove i tuoi piedi scarnificati avranno finalmente sollievo e congedo, sollevandoti dai tuoi versi ed incubi per vivere finalmente nelle fiamme del fuoco che t'ha sempre ipnotizzato. Continua ancora a ghignare accusando dolori al polso per veleni di versi, diversamente poi riderai finalmente con me ed il tuo diavolo ed il tuo angelo ed il tuo amato ed il tuo maestro ed il tuo parentame ed il tuo amico ed il tuo riflesso, sì, soprattutto riderai felice col tuo riflesso, entrambi vi scolpirete dolcemente il ghigno come due bambini che si tocchino vicendevolmente i nasi.

E le tue sirene torneranno a cantare litanie orribili a squarciagola e gli angeli torneranno a lanciarti piume di cormorani trucidati nel cielo dal

 

tuo dio defunto

che s'alza la veste quando ti vede

gloriandosi dell'enorme erezione -

 

"sono impiccato non vedi?" -

 

ed allora finalmente pianterai lì tavolo e carte

canti versi diavoli angeli fate streghe malattie

tentando allora finalmente l'amore

 

che non risponde

 

torna pure al tavolo

 

tu ed il tuo tu

 

in gioco v'è la vita

 

chi perderà allora

 

tra noi?

 

Ancora ...

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