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al testo di Francesco Battaglia
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Ogni notte di pasta e spezia solita italiana da non poter dire donde evitare inconveniente nel niente dove sai dove non si sa mai meglio non farsi beccare dalle guardie mea culpa mea culpa mea profondissima culpa di quando coll'orecchio appizzato attento pronto a cogliere i tuoi passi che poi sarebbero finiti in quel vaso insozzato di terra poi poterlo innaffiare poi stancarsi tornarsene alle recidive scarse stelle in cielo e il faraone si sarebbe inorridito per quella piramide lasciata là nel grande niente mica dune che sono che so un poco come le zinne di dio
dio ha le zinne
Artaud, capisci cosa voglio
ho smesso di dire, Antonin,
Eppure i suoi passi l'ho sentiti e l'occhiali dritt'in testa e il sorriso preoccupato come per un mio venire incontrollabile
Posso controllare almeno l'ora
Se mi si dicesse di no ecco sarei costretto
Mica mio.
Dio diviso tagliato sul tagliere timido come
per poi chiamarlo - "onnipotente" -
ma di dio ce n'è sempre interessato poco, hai ripiegate le lenzuola nell'armadio?
Qua mi si chiede di roba
C'ho dei sogni in panchina per creparmi ieri?
Solo un scherzo,
"Ma hai pulito la lapide?" |
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