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Forza Donne

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Quante pene abbiamo nel cuore?
Quante le aurore piene di pianto?
E quante notti passiamo insonni
Lacrime di stelle... .
 
Quante volte abbiamo sorriso
dietro una maschera senza volto,
quante volte i nostri passi sono stanchi,
ma noi continuiamo a camminare,
quante volte ci sentiamo in catene
osanniamo libertà, ormai sconosciuta,
quante volte guardiamo quella valigia vuota, perdiamo le speranze,
ma lottiamo per i nostri figli,
I nostri amati.
 
Quante volte non veniamo capite,
veniamo violentate non solo nel fisico, soprattutto nella mente...
quante volte veniamo stuprate 
da quell' uomo che non comprende,
che non ci dona una carezza
quando ne avremo più bisogno.
 
Quante volte ci vestiamo di forza,
ma non ne abbiamo,
ci sentiamo deboli troppe volte
e quante volte crolliamo,
e continuiamo a correre su questa strada,
con una fretta sconosciuta,
però se qualcuna di noi cade,
siamo sempre pronte a tendere la mano,
nonostante ci arrabbiamo,
Ci insultiamo, nonostante tutto 
ci aiutiamo.
 
Vorrei ricordarvi oggi nel giorno di questa commemorazione di quanto siamo grandi noi donne.
Di quanta forza è dentro di noi
NON ARRENDETEVI MAI!!!!

 Salvatore Armando Santoro - 08/08/2019 08:14:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Eppure una volta nella vita c’è chi ci ama davvero, ma siamo talmente assenti che non ce ne accorgiamo mai e restiamo soli anche se intorno a noi c’è sempre pronto qualcuno che ci illude e ci prende in giro (anche se per rubarci soltanto un orgasmo), ma nella nostra cecità non ce ne accorgiamo mai.
Ed il tempo inesorabilmente passa e fra due giorni ce ne staremo su una sdraio a guardare ancora una volta le stelle cadere.

Da: "Canto notturno di un pastore errante nell’Asia" di Giacomo Leopardi:
...............................
...............................
Nasce l’uomo a fatica,
ed è rischio di morte il nascimento.
Prova pena e tormento
per prima cosa; e in sul principio stesso
la madre e il genitore
il prende a consolar dell’esser nato.
Poi che crescendo viene,
l’uno e l’altro il sostiene, e via pur sempre
con atti e con parole
studiasi fargli core,
e consolarlo dell’umano stato:
altro ufficio piú grato
non si fa da parenti alla lor prole.
Ma perché dare al sole,
perché reggere in vita
chi poi di quella consolar convenga?
Se la vita è sventura,
perché da noi si dura?
Intatta luna, tale
è lo stato mortale.
Ma tu mortal non sei,
e forse del mio dir poco ti cale.
me, s’io giaccio in riposo, il tedio assale?
...................................
...................................

Forse s’avess’io l’ale
da volar su le nubi,
e noverar le stelle ad una ad una,
o come il tuono errar di giogo in giogo,
piú felice sarei, dolce mia greggia,
piú felice sarei, candida luna.
O forse erra dal vero,
mirando all’altrui sorte, il mio pensiero:
forse in qual forma, in quale
stato che sia, dentro covile o cuna,
è funesto a chi nasce il dí natale.


....e si sempre "è funesto a chi nasce il dì natale"!

(8 Agosto 2019)

 Salvatore Armando Santoro - 10/04/2019 22:36:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Armando Santoro » ]

Ma nessuna donna ha commentato. La solidarietà è solo nel nostro cuore e spesso ci illudiamo che sia anche in quello degli altri.

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