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Il treno

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Questa è l’opera prima del Bracci Testasecca, che però prima di scrivere il romanzo ha fatto una svariata serie di lavori in giro per il mondo, ci pare ovvio che abbia voluto mettere in questo variegato curriculum anche la voce ‘romanziere’.
Il fatto che dà il via alla vicenda è un treno che si ferma in aperta campagna, quattro passeggeri scendono dal convoglio e, quando questo riparte, restano a terra. Verranno ben presto soccorsi da un tipo tanto bizzarro quanto prevedibile, e i malcapitati scopriranno che la vita in campagna è meglio che in città, che all’aria aperta si è più sereni e che i telefonini non sono poi così indispensabili come sembrano. Durante un paio di giorni trascorsi in questa sorta di villeggiatura forzata, ma neanche tanto, avranno modo di riflettere sulle loro vite e fare delle scelte che, solo per uno di loro, sarà irrevocabile, altri due torneranno a fare esattamente come prima ed il quarto ci ripenserà dopo un poco.
Nel frattempo una strampalata emittente televisiva locale tenta di creare maldestramente un caso sulla sparizione dei quattro personaggi, ovviamente senza riuscirci.
Dalla movimentata vita che l’autore dovrebbe aver vissuto ci aspettavamo un pochino di più, la vicenda ci sembra abbastanza prevedibile, non vi è un grande approfondimento, i protagonisti vengono descritti nei primi quattro capitoli, costruendo così una specie di grande preambolo che non serve a granché ed appesantisce tutta la narrazione, visto che i loro caratteri si esplicano abbastanza bene durante il corso della vicenda, e molti particolari delle descrizioni, danno giusto un po’ di colore al tutto ma si fermano lì. Ci sembra che un ottimo racconto sia stato allungato e stiracchiato per farne un libro che riprende altre situazioni già lette, mentre una narrazione più breve, rapida ed incisiva avrebbe potuto mettere meglio in risalto la brevità del soggiorno campagnolo dei quattro, sottolineando lo stacco con il quotidiano ed avrebbe evitato alcuni luoghi comuni di situazioni consimili. La scrittura è semplice e gradevole, la narrazione ha tratti molto simpatici ed il fatto che il romanzo abbia a volte l’aria di non prendersi troppo sul serio rende gli aspetti un po’ deboli, che abbiamo messo in risalto più sopra, assolutamente perdonabili. Siamo sicuri che dopo questa prima prova l’autore attingendo ad altre sue peripezie, visto che la sosta in campagna col treno l’ha vissuta – ma quello quasi tutti – , ci farà leggere qualcosa di bello.

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