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al testo di Edi Davoli
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Neve, voleva essere sotto i piedi, soffice con lo scricchiolio nel pressarla con le mani. Era un rito, riempirne il bicchiere fino all'orlo con la saba. Il freddo e la dolcezza nella gola insieme, il brivido che avvolge.
Ricordi quegli inverni? Le bucce d'arancia sulla stufa i geloni doloranti e le braci dentro il letto. Ci infilavamo sotto come il pane da infornare.
Ancora gelo e calore, un matrimonio. I contrasti che si spingono nel cuore.
Sono i fossi che creano i confini le siepi, i cancelli e le bandiere Ma il manto della neve li ricopre, Quanto l'ala della chioccia accoglie i suoi pulcini.
Lo sai che ho spazzato via, le foglie Ormai, non so più, da quanto tempo. Ho fatto il bucato anche alla luna perché tutto sia puro e risplendente Perché il biancore illumini i tuoi occhi Perché siano ripulite le tue pene.
Come un passero che lascia nella Neve Le impronte delle zampe e non del becco Perché non trova mai un altro seme.
A mia madre |
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