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La crepa

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Io provo vergogna per la morte civile,

piango per l’uomo tramontato a se stesso,

per le sue spoglie sparse come rifiuti.

Io provo vergogna e piango

per l’uomo e per la donna,

per il degrado e lo sterile caos,

per la libertà monca,

per ogni materia accumulata

e poi gettata.

Io provo dolore e m’indigno

per la fine dell’uomo sociale,

per l’uomo inappartenente.

 

Nulla salvo se non la bellezza

nella crepa.

 Giovanni Castorp - 16/02/2018 21:52:00 [ leggi altri commenti di Giovanni Castorp » ]

un filo di speranza scaturisce come un germoglio alla fine di questa poesia di civile disappunto. ma dov’è l’Homo Novus? Un caro saluto Loredana!

 Alberto Becca - 13/02/2018 20:17:00 [ leggi altri commenti di Alberto Becca » ]

Mi associo alla vergogna (e anche al pianto): il difficile è capire se il degrado, la mala-gestio, l’ abbandono, il disinteresse sia o meno irreversibile: non importa quanto tempo sia necessario. La cosa grave è che certi processi (sia positivi che negativi) diventano per mille motivi inarrestabili (ragionando "umanamente"). Rimane la speranza (per chi crede) nella Divina provvidenza che, come anche la storia dimostra, puo’ sovvertire previsioni, catastrofi e derive palesemente sbagliate

 Laura Turra - 13/02/2018 11:54:00 [ leggi altri commenti di Laura Turra » ]

Si prova un senso di impotenza grande nel vedere le cose andare a catafascio (per il degrado materiale, ma soprattutto per quello umano), tuttavia bisogna saper porre il nuovo, il bello e il giusto, dentro i nostri piccoli ambiti, nei nostri rapporti, nelle scelte che facciamo. E bisogna credere fortemente che ciò possa cambiare volto persino a una città intera.
Il testo è molto ben scritto, Loredana, e la chiusa mi piace molto.
Un abbraccio

 Loredana Savelli - 13/02/2018 11:27:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

errata corrige: ma/che

 Loredana Savelli - 13/02/2018 11:26:00 [ leggi altri commenti di Loredana Savelli » ]

Grazie a tutti i lettori. Non perdo occasione per piangere su Roma, la nostra capitale, immagine di un degrado senza fine. Resisto sperando di poter vedere i segni di un nuovo Rinascimento. E’ molto duro osservare il dispregio continuo della civile convivenza, della bellezza, delle radici, persino delle cose brutte, ma tuttavia vanno recuperate e difese.
Buona giornata!

 Klara Rubino - 13/02/2018 11:21:00 [ leggi altri commenti di Klara Rubino » ]

Meravigliosa Loredana!
Mi ha trasmesso una personale sofferenza!
Hanno avuto su di me particolare effetto queste espressioni:
" libertà monca"; "la fine dell’uomo sociale";
" intrasformabile"; "inappartenente";
"la bellezza chiusa della crepa" .

 Fausto Torre - 13/02/2018 10:30:00 [ leggi altri commenti di Fausto Torre » ]

Sì, forse dovremmo cantare tutti un po’ così.
Quel inappartenente, chiuso e terminale è uno dei vertici comunicanti di una clessidra.
Molto efficace anche l’io provo.

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