Scrivi un commento
al testo di Amina Narimi
Una foresta appena nata
- Se sei un utente registrato il tuo commento sarà subito visibile, basta che tu lo scriva dopo esserti autenticato.
- Se sei un utente non registrato riceverai una e-mail all'indirizzo che devi obbligatoriamente indicare
nell'apposito campo sottostante, cliccando su un link apposito, presente all'interno della e-mail, dovrai richiedere/autorizzare la pubblicazione del commento;
il quale sarà letto dalla Redazione e messo in pubblicazione solo se ritenuto pertinente,
potranno passare alcuni giorni. Sarà inviato un avviso di pubblicazione all'e-mail del commentatore.
Il modo più veloce per commentare è quello di registrarsi
e autenticarsi.
Gentili commentatori, è possibile impostare, dal pannello utente, al quale si accede tramite autenticazione, l'opzione di ricezione di una e-mail di avviso,
all'indirizzo registrato, quando qualcuno commenta un testo anche da te commentato, tale servizio funziona solo se firmi i tuoi commenti
con lo stesso nominativo con cui sei registrato: [ imposta ora ].
Questo messaggio appare se non sei autenticato, è possibile che tu abbia già impostato tale servizio: [ autenticati ]
È solo umano, dici, separare i vivi e i morti, solo umano. Questa la trasformazione? Imprimersi la terra dolorosa e divenire quelle api trasparenti che posano al riparo il latte d'oro dalla perdita?- La casa e il fontanile, la baracca per dipingere di babbo, la cassetta per i merli ai ripostigli della neve- L’amigdala dei padri è nostro mantello?
Il vaso umano il frutto e il grappolo, la speranza? Ti ho lasciata andare via proprio ieri sera, e tu sei tornata indietro, in una notte, come quell’amica alla radura portando in mano doni antichi, dal di dentro. Sul tuo fiato trema, la mia mano, più vicina al piccolo seme ridente-
se il caldo del sole
che avverto in preghiera è il mite fruscio di ogni radice il peso dei passi alla fontana, le piccole ombre ricche di voci.
Ubbidiente al bruno splendore della tua forza, al mantello nel vento della tua lamentazione, sprofondo, nell'infinita richiesta di questo silenzio, e respiro, respiro come una foresta appena nata.
Ci sono poesie e ci sono rivelazioni; questo testo nasce da una rivelazione, sicché ogni verso chiede un ascolto profondo, una partecipazione danima e dintelletto, affinché se ne attingano i sensi misteriosi, nellaccezione che appartengono al Mistero, lInesauribile Inspiegato. Dobbiamo gratitudine alla Narimi, la nostra Amina, poiché come un grembo materno vocato, mettendoci del proprio, studio, impegno, fatica e genio poetico, dà alla luce questi "cristalli di preghiera", nonché di bellezza poetica. Inedita mappare più evidente, quindi più prezioso il testo perché sì intimo, la venatura di un dialogo sofferto, quasi di dolore, che trova però il suo riscatto in "quellamica alla radura CGE portava doni antichi".
La foresta imprime nella mente un abbraccio di humus e di radici, di rinascita. Certo il nostro fiuto ancestrale, quellamigdala delle intuizioni basiche e primordiali, ci aiuta a sopravvivere. Ma in quel gesto di separazione, di pietas, dei vivi dai morti cè forse la metamorfosi in qualcosa di diverso da quello che eravamo? Delle api, per esempio, visto che stanno pure in via di estinzione, quei piccoli insetti laboriosi che ci regalano il prezioso miele e che impollinano fiori. Finirà con esse la nostra Terra? La risposta è dentro di noi, nella forza di ritrovare le nostre radici, nel ricordo dei piccoli gesti quotidiani dei nostri padri, nella forza dirompente della natura. Un saluto affettuoso a te, Amina.