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La carne quando sola

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La carne quando è sola è il titolo dell'ultima raccolta di poesie di Vera Lucia de Oliveira, pubblicata dalla Società Editrice Fiorentina, e vincitrice del premio internazionale di poesia Pietro Alinari.
Di questo libro ha scritto Davide Rondoni sul Sole 24 ore: - Un calvario tra mormorio e grido, pudore e durezza, un'inchiesta sul morire di una persona cara. Qui, scrive il bravo studioso e poeta Alessandro Polcri, si sente “il grado zero della speranza”.
Paolo Valesio scrive nella premessa al libro: - La de Oliveira osa scrivere un canzoniere d'amore, anche se di tipo particolare, un amore coniugato con la malattia e la sofferenza, connesso ai due poli della nascita e della vecchiaia, e che si esprime a volte attraverso una soggettività maschile -.
Nel presentare i versi, Alessio Brandolini scrive: - E' una storia in versi, un flusso intensissimo di grumi narrativi che tracciano un mondo particolare, con i suoi luoghi e personaggi, convinzioni e speranze. A parlare sono i tanti protagonisti di queste vicende, con le loro paure e manie, uomini e donne, anziani e malati. Non si sa di che parte del pianeta, in che tempo storico. -

L'intera raccolta muove da una domanda: cosa si sa del dolore ?
E ogni singola voce ne individua una personale declinazione, ne illumina una sfaccettatura, la pone dalla sua ristretta angolazione.
Ne deriva una coralità drammatica, una moltitudine di piccole voci ognuna impigliata dentro una privata sofferenza.
La poesia sottolinea l'umanità di queste voci, la comune appartenenza, l'identico mondo all'interno del quale ci muoviamo, quella che spinge a dire:

quanto era bello il mare azzurro d'estate il vento
fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole
poi ho visto le cose sformarsi e mettersi a soffrire
come se si fossero pentite della loro felicità

Si rinnova l'accorata delusione che sorge dalla constatazione del dolore, la necessità di affrontare il mondo armati di corazza, la paura scoperta da bambini che non ci abbandona crescendo:

ma l'anima aveva paura di tutto e tutto era
pronto a ferirla.

Sorgente di dolore si scopre anche l'amore: - perché Dio me l'avrà messo nel cuore ? -
Il dolore dei vecchi: il dolore di non poter
più essere amati...
e quello dell'attesa: aveva atteso per ore
il telefono non aveva suonato...

Come scrive Vincenzo Guarracino a proposito di una precedente raccolta: - Ci troviamo di fronte a una concezione molto personale del valore catartico e salvifico del linguaggio, di un linguaggio proteso sull'abisso e tutto fatto di parole minuscole, di dimessa quotidianità e devozione al male luminoso della vita, al deposito buio capace di tramutarsi in flusso di canto. -


il poeta Sandro Penna
girava per le strade alla ricerca di Dio
annusava ogni cosa guardava
era capace di vedere quello
che gli altri non vedevano
che colpa ha avuto alla fine
se Dio aveva deciso di nascondersi
nei corpi di quei poveretti infelici
quell'Ernesto ebreo mandato
a morire ad Auschwitz ?

 Roberto Maggiani - 03/07/2011 12:32:00 [ leggi altri commenti di Roberto Maggiani » ]

Questa poetessa, con i suoi versi, non poteva non attirare la mia attenzione - e ringrazio Paolo per averla proposta alla nostra attenzione -, principalmente per un duplice motivo. Il primo è che i suoi versi sono tipicamente liberi dalla risonanza poetica dell’occidente europeo, in particolar modo dell’Italia, dove la poesia spesso versa in condizioni di chiusura atroce su schemi prestabiliti da una sorta di moda che aggrava gli stili e deteriora i contenuti, e si alimenta invece delle vastità, sia quelle spaziali territoriali, tipiche del Brasile sia quelle oceaniche sulle quali il Brasile si affaccia fino ad agganciare il Portogallo, altra terra solare e aperta sulla via di fuga oceanica, e trovando lì una importante sponda di poeti di grandissima levatura quali Sophia de Mello, Herberto Helder, ecc.; inoltre la poetica di Vera sembra risentire del fevore della diversità culturale che caratterizza il Brasile e lo rende terra di gioia e dolore, che lo riveste di contraddizioni assurde ma lo rende anche una terra in cui la mente poetica può frizzare di vera passione per la vita alimentata da una sensibilità tutta particolare sulla "carne" e la solitudine della dei corpi.
Sono bellissimi i versi proposti da Paolo:

quanto era bello il mare azzurro d’estate il vento
fra i corridoi il bianco nelle case illuminate dal sole
poi ho visto le cose sformarsi e mettersi a soffrire
come se si fossero pentite della loro felicità

Infatti è qui che risiede il secondo motivo per cui sono attratto da questa poetessa, in semplici quattro versi è riuscita a sintetizzare una esperienza attualissimaper me, che è poi l’esperienza di ogni uomo che vive nel dolore e nella sofferenza, quando le cose stesse, prima illuminate da un sole interiore che le rendeva gioiose, si sformano, sotto la pressione dell’animo umano che vive la sua crisi esistenziale, quasi pentendosi, le cose, della loro felicità.
Tale particolare illuminato rapporto tra il corpo e il dolore, ho potuto leggerlo in alcuni poemi dell’amico poeta brasiliano Heleno Alfonso de Oliveira, ma un dolore centrato sull’incontro di diversità culturali e sulla nostalgia per le proprie origini, ma quella è un’altra storia.

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